Precari da prima che esistesse il precariato, breve storia del caporalato culturale
CHIARA ZANINI12 APRILE 2020CORONAVIRUSCULTURADIRITTIIN EVIDENZAPOLITICASOCIETÀ
In anteprima i risultati del sondaggio della campagna “Mi riconosci?”, che sarà presentata on line martedì #14aprile alle 18 (oggi per chi legge). Dallo spettacolo ai beni culturali, la pandemia ha colpito i diritti di lavoratori già precari e senza tutele
I professionisti della cultura sono stati i primi a fermarsi e saranno gli ultimi a tornare al lavoro. Molti sono a casa già dal 23 febbraio, quando teatri e cinema sono stati costretti a chiudere per il timore del propagarsi dell’epidemia di Coronavirus. E gli ultimi tra loro sono stati gli archeologi, la cui associazione nazionale (Ana) ha sollevato per settimane il problema dei cantieri non sicuri, attivi anche dopo il decreto del 22 marzo che obbligava a chiudere i servizi non necessari, non essenziali e differibili: nei cantieri, infatti, non è quasi mai possibile osservare le norme sanitarie di sicurezza ora in vigore. Contemporaneamente, del resto, c’era chi brindava lanciando hashtag come #MilanoNonSiFerma e non diceva una parola in risposta a Confindustria. Ma già qualche giorno prima, chi opera nel settore culturale aveva sperato che quello che è poi stato chiamato Decreto Cura Italia, emanato il 17 marzo, restituisse un minimo di dignità alla propria professione.
Così non è stato, perché molti sono stati esclusi da qualsiasi forma di ammortizzatore previsto e fanno oggi parte di coloro che chiedono un reddito di base universale o un reddito di quarantena. Sono ad esempio gli intermittenti dello spettacolo (circa 200mila “a chiamata”) che in altri Paesi hanno ottenuto in questa fase misure adeguate. In Francia possono contare persino su una legge che ne norma lo status giuridico, mentre in Italia non possono nemmeno ammalarsi, perché non verrebbero pagati, nonostante abbiano sempre pagato i contributi. Solo alcune regioni, infatti, hanno stabilito che potranno accedere alla cassa integrazione in deroga. E non sono solo attori e musicisti, di cui almeno un po’ si parla grazie ai volti noti scelti da Fondazione Centro Studi Doc per la campagna “Nessuno escluso” (Manuel Agnelli, Fabio Concato, Cristina Donà, Frankie Hi-Nrg, Mannarino, Fiorella Mannoia, Daniele Silvestri e altri) ma anche tecnici, attrezzisti e coloro che ci permettono di assistere a concerti ed eventi. Chiusi in casa come tutti, si sono incontrati virtualmente attraverso i social o Zoom e Skype…per continuare a leggere cliccare: https://left.it/2020/04/12/precari-da-prima-che-esistesse-il-precariato-breve-storia-del-caporalato-culturale/