Poste: in Lombardia spariscono 61 uffici

mio commento: ai tagli indiscriminati che colpiscono i Lavoratori del Pubblico Impiego e a cascata tutto il comparto Lavoro, si aggiungono i disservizi che come al solito devono patire tutti i cittadini. E’ lampante constatare che nel nostro paese stiamo vivendo un periodo, che tra l’altro dura da alcuni anni e sembra non voler terminare, che riserva esclusivamente arretramenti sociali e culturali in tutte le direzioni. Oltretutto i salari sono fermi al palo da tempo immemore e contemporaneamente il costo della vita aumenta invece di diminuire. Aggiungiamo anche che il disavanzo pubblico è in continuo aumento e la crisi non si attenua e tanto meno termina. La domanda che pongo è: ma con tutti questi tagli, che provocano disservizi, perdita di posti di lavoro e povertà, come fa il disavanzo dello Stato a crescere? Mario Piromallo

Poste, la grande fuga: in Lombardia spariscono 61 uffici. Regione e sindacati dicono no
A Milano città saranno chiusi due uffici (via Cilea e via Cardano), mentre in provincia sono previste altre cinque serrate: a Parabiago, Nerviano, Agrate Brianza e due a Vimercate

di LUCA DE VITO

Per migliaia di persone – soprattutto anziane – sarà una mezza catastrofe. Perché i 61 uffici postali della Lombardia che verranno chiusi (più i 121 che resteranno aperti per la metà dei giorni della settimana) oltre a essere un servizio, sono un presidio sociale. Per questo, decine di Comuni a fianco dei sindacati stanno protestando contro la decisione di Poste Italiane di procedere allo smantellamento di una fetta consistente degli uffici lombardi. Anche perché a essere penalizzati da questa decisione saranno proprio i centri più piccoli, mal collegati e dove la maggior parte degli abitanti sono anziani. A Milano città saranno chiusi due uffici (via Cilea e via Cardano), mentre in provincia ci saranno altre cinque serrate: a Parabiago, Nerviano, Agrate Brianza e due a Vimercate.

In Regione la commissione Bilancio del consiglio regionale ha ascoltato azienda e sindacati sul tema. Cgil, Cisl e Uil regionali hanno chiesto al Pirellone un “intervento forte” sul piano di riorganizzazione deciso dall’azienda. “È una scelta sbagliata dal punto di vista sociale, economico e occupazionale – ha detto il segretario generale di Cisl Poste della Lombardia, Giuseppe Marinaccio – perché punta solo a una non necessaria diminuzione dei costi attraverso la riduzione dei servizi e del presidio del territorio quando lo stesso obiettivo si potrebbe ottenere agendo su altre diseconomie”. Al Pirellone si sono detti contrari alla chiusura sia dalla maggioranza che dall’opposizione. “Non vorrei che la scelta di Poste Italiane di aumentare il profitto sia scaricato solo sulla Lombardia, per questo sarebbe utile sapere cosa succede nelle altre regioni”, ha detto Angelo Ciocca (Lega Nord).

“Siamo fortemente preoccupati per questa vicenda che ha le basi nel decreto Scajola del 2008 – ha commentato Enrico Brambilla, consigliere del Pd in Regione – Le rimodulazioni del servizio postale vanno ad impattare fortemente nelle aree più deboli. In un momento come questo, di difficile tenuta di coesione sociale, le poste rappresentano importanti punti di riferimento e di aggregazione per la collettivitàsoprattutto nelle piccole comunità e come tali vanno salvaguardate”. Poste Italiane ha risposto che “sul territorio lombardo la presenza è assicurata dai 1.957 uffici postali distribuiti nei 1.544 Comuni della regione. Il piano assicura la tenuta dei livelli occupazionali, oltre a efficienza e capillarità del servizio. La riorganizzazione garantisce poi l’accesso della clientela al servizio universale coprendo il 93 per cento dei comuni lombardi”.

fonte: la Repubblica Milano
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/02/13/news/poste_la_grande_fuga_in_lombardia_spariscono_61_uffici_regione_e_sindacati_dicono_no-107208881/