Portovesme addio Alcoa

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mio commento: un’altra azienda è in previsione di chiudere i battenti! Un piano di industrializzazione nazionale non è stato ancora messo in pratica e intanto si continua a perdere il Lavoro! Però il governo si è affrettato a discutere e fare la riforma del senato! Era più urgente! Mario Piromallo

Portovesme addio

—  Costantino Cossu, CAGLIARI, 25.8.2014

Alcoa. L’impianto costa troppo, dicono gli americani. Chiuderà entro l’anno. Il colosso ha annunciato la sua decisione ieri. Il governatore Pigliaru: nessuna conseguenza sulle trattative per la cessione a un altro gruppo. La Cgil: «L’azienda guarda solo ai propri interessi ed è incurante dei disastri che può provocare la sua scelta».

L’Alcoa con­ferma di voler chiu­dere l’impianto di Por­to­ve­sme entro l’anno. Il colosso ame­ri­cano dell’alluminio ha annun­ciato la sua deci­sione ieri con una nota uffi­ciale dif­fusa attra­verso il sito Internet.

E’ dal 2012 che la mul­ti­na­zio­nale Usa ha smesso di pro­durre in Sar­de­gna. Gli impianti allora furono bloc­cati per­ché la fon­de­ria di Por­to­ve­sme — disse allora l’azienda — aveva «uno dei più alti costi di pro­du­zione nel sistema Alcoa con limi­tate pro­spet­tive per diven­tare com­pe­ti­tivo». «Le ragioni fon­da­men­tali che hanno reso la fon­de­ria di Por­to­ve­sme non com­pe­ti­tiva, pur­troppo, non sono cam­biate da allora», spe­ci­fica Bob Wilt, pre­si­dente di Alcoa Pri­mary Pro­ducts, moti­vando l’addio all’impianto. «Alcoa — aggiunge — con­ti­nuerà a rispet­tare gli impe­gni assunti con i nostri dipen­denti e sta­ke­hol­der, come abbiamo sem­pre fatto». «La chiu­sura di Por­to­ve­sme — spiega ancora il mana­ger Usa — è coe­rente con la stra­te­gia di Alcoa di creare un busi­ness com­pe­ti­tivo a livello glo­bale e con l’obiettivo di miglio­rare il pro­prio posi­zio­na­mento sulla curva del costo mon­diale di pro­du­zione dell’alluminio, rag­giun­gendo il 38° per­cen­tile entro il 2016». Segue una pun­ti­gliosa ren­di­con­ta­zione dei costi di chiu­sura e la data: allo sca­dere dell’ultimo tri­me­stre del 2014.

A Wilt ha rispo­sto il pre­si­dente della Regione Sar­de­gna, Fran­ce­sco Pigliaru: «L’annuncio di Alcoa non avrà alcuna con­se­guenza sulle trat­ta­tive per la ces­sione dello sta­bi­li­mento a un altro gruppo che garan­ti­sca la ripresa della pro­du­zione a Por­to­ve­sme». Già nei giorni scorsi — ha fatto sapere Pigliaru con un comu­ni­cato dif­fuso subito dopo quello della hol­ding ame­ri­cana — la Regione Sar­de­gna aveva rice­vuto for­mal­mente dagli Usa la con­ferma che il pas­sag­gio annun­ciato on line da Wilt non avrà impli­ca­zioni sull’impegno riguar­dante la ven­dita della fab­brica e sugli impe­gni assunti per i lavo­ra­tori dello sta­bi­li­mento del Sul­cis. «L’annuncio Alcoa ha ragioni pura­mente con­ta­bili — spiega Pigliaru — e la Regione con­ti­nua a essere atti­va­mente impe­gnata nella trat­ta­tiva per favo­rire l’acquisto degli impianti di allu­mi­nio da parte di un altro sog­getto. L’iniziativa non è stata allen­tata in ago­sto e si lavora con il mas­simo sforzo per arri­vare quanto prima a un memo­ran­dum d’intesa».

Sulla stessa linea di mini­miz­za­zione delle con­se­guenze dell’annuncio Alcoa, ma anche di denun­cia delle respon­sa­bi­lità dell’azienda, è Michele Car­rus, segre­ta­rio regio­nale della Cgil. «L’Alcoa — com­menta il diri­gente sin­da­cale — è un disco rotto. L’azienda va avanti con dichia­ra­zioni di que­sto tipo da ormai tre anni. Per noi ciò che importa è che i mana­ger di Pitt­sburgh con­fer­mino l’impegno a man­te­nere in effi­cienza gli impianti e a faci­li­tare la ven­dita ad altri ope­ra­tori che pos­sano rile­vare e man­te­nere in fun­zione la strut­tura». «Sap­piamo già da tempo — aggiunge Car­rus — che dal punto vista dell’Alcoa la deci­sione di chiu­dere è irrevocabile.

L’azienda guarda solo ai pro­pri inte­ressi ed è incu­rante dei disa­stri che può pro­vo­care la sua scelta non solo in un ter­ri­to­rio come il Sul­cis ma nell’intero sistema pro­dut­tivo nazio­nale. La fab­brica di Por­to­ve­sme pro­duce allu­mi­nio pri­ma­rio, quindi con la sua chiu­sura l’Italia sarebbe costretta a impor­tare non solo il pro­dotto finale, ma anche quello inter­me­dio, indi­spen­sa­bile per tanta parte delle nostre atti­vità mani­fat­tu­riere». La Cgil chiede quindi a Regione e governo la con­ferma dell’impegno a tro­vare in tempi stretti un com­pra­tore inte­res­sato alla fab­brica. «Vor­remmo — dice Car­rus — che si met­tesse in campo tutta la capa­cità di agire di un grande paese indu­striale per tro­vare chi possa rile­vare pro­fi­cua­mente un’attività fon­da­men­tale per l’economia nazionale».

Che Alcoa non voglia sfi­larsi dalla trat­ta­tiva per tro­vare un altro gruppo che riav­vii la pro­du­zione sem­bre­rebbe con­fer­mato da un pas­sag­gio della nota dif­fusa ieri: «Come da impe­gni presi con governo e sin­da­cati, Alcoa ha posto in essere per i dipen­denti un pro­gramma di soste­gno finan­zia­rio e sociale com­pren­sivo di ser­vizi per l’out­pla­ce­ment e la ricerca di una nuova occu­pa­zione». E poi ci sono le ras­si­cu­ra­zioni for­mali arri­vate nei giorni scorsi al pre­si­dente della giunta regio­nale, citate da Pigliaru nella sua nota.

A Por­to­ve­sme però l’ennesimo annun­cio di Alcoa ha fatto salire la ten­sione. Da set­ti­mane quasi un cen­ti­naio dei 450 ope­rai in cassa inte­gra­zione sono accam­pati con le tende di fronte ai can­celli della fab­brica per sol­le­ci­tare il governo a impri­mere una svolta alle trat­ta­tive per il pas­sag­gio dello sta­bi­li­mento da Alcoa al gruppo sviz­zero Glen­core, che ha mani­fe­stato inte­resse all’acquisto. Le pros­sime set­ti­mane saranno decisive.

fonte: il Manifesto
http://ilmanifesto.info/portovesme-addio/