24 settembre: porte aperte

Porteaperte

Il 24 settembre apriamo le porte. Fallo insieme a noi.

L’assalto al Bataclan, i sogni di ragazze e ragazzi spezzati. Paura e terrore. I parigini potevano chiudersi in casa, salvare se stessi e non pensare a chi stava fuori, nelle piazze, nelle strade, nei café, nei locali. Invece, “porte ouverte”: inventano un hashtag su twitter, trasformano le proprie case in rifugio, fanno in modo che nessuno sia lasciato solo per strada. Al terrore rispondono con la solidarietà, utilizzando le reti sociali digitali per moltiplicare speranza e tradurla in vita analogica.

Perché l’unico modo per non cedere alla paura è aprirsi e guardare fuori, prendersi per mano e fare della solidarietà il punto focale di qualsiasi battaglia. Contro il terrore e il fondamentalismo, certo. Ma anche contro la precarietà, la disperazione, la disoccupazione, la mancanza di reddito e futuro. La solidarietà che scatta quando un terremoto spezza in due l’Italia, le case che crollano, la paura che divampa. Perché aiutare gli altri è aiutare se stessi, è essere protagonisti di una (ri)costruzione di un Paese in cui nessuno più si sente protagonista della propria vita, spesso oggetto di ricatto e alienazione.

Così immaginiamo la sinistra oggi. Perché la risposta sta nella capacità di rompere lo schema del proprio isolamento, di guardare fuori da sé, di essere curiosa del mondo, di andare oltre le proprie certezze consolidate. Sapendo che quel mondo è grande, terribile, complesso, un insieme di solitudini sconnesse tra loro, ma che proprio per questo può essere cambiato.

Vogliamo una sinistra che si ritrovi nella relazione tra le persone, nella reazione che parte dal basso, nella costruzione di umanità e di opportunità, che connetta le esistenze e generi diritti e trame sociali come lo straordinario esempio di solidarietà e di rete che è stato #porteouverte. Una sinistra che, perfino nei momenti di crisi più disperanti, sappia aprire le porte quando la paura e l’egoismo le vorrebbero chiuse. Una sinistra capace di guardare il mondo che cambia, di leggerlo, di interpretarlo. Di declinare la propria funzione in base ad esso, e non a partire sterilmente da sé e dalle proprie presunzioni. Una sinistra a porte aperte perché capace di affacciarsi sulla strada, pronta a contaminarsi con chi vuole entrare e partecipare. Porte aperte su una piazza, sulle discussioni nei bar e nelle strade, perfino nei social network, quelle che parlano del mondo e dei desideri. Porte aperte sul futuro, sull’innovazione, sul nuovo welfare. Porte aperte sull’ambiente da tutelare, sul lavoro di qualità e sull’economia circolare. Porte aperte ad una storia nuova, da costruire insieme.

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