Polizia assassina, epidemia americana

10storie-missouri-protesta-2
di Luca Celada (fonte: il Manifesto) LOS ANGELES, 10.10.2014
Stati uniti. Tensione alle stelle in Missouri. Dopo Michael Brown a Ferguson, un poliziotto bianco uccide a St. Louis un altro giovanissimo afroamericano. Città sull’orlo della rivolta. I casi di omicidi da parte della polizia sono sicuramente migliaia ma nessuno, nemmeno l’occhiuto Fbi, tiene statistiche ufficiali. E la giustizia in tribunale tarda ad arrivare. Obama prova a intervenire, boccia la «militarizzazione» degli agenti ma in concreto, come sulle armi, non cambia nulla.
l Mis­souri, nel cuore dell’America, san­guina ancora per un omi­ci­dio di poli­zia avve­nuto mer­co­ledì sera a St. Louis, a pochi chi­lo­me­tri da dove ad ago­sto venne fal­ciato il diciot­tenne disar­mato Michel Brown. Anche sta­volta un gio­vane nero è rima­sto ucciso quando un agente bianco ha fatto fuoco per 17 volte su di lui dopo averlo inse­guito per le strade di South St. Louis, nel distretto di Shaw, un quar­tiere nero poco distante da Fer­gu­son, dove venne ammaz­zato Michael Brown. Come già avve­nuto due mesi fa a Fer­gu­son l’episodio ha sca­te­nato la rab­bia degli abi­tanti che si sono spon­ta­nea­mente river­sati in strada obbli­gando la poli­zia a una pre­ci­pi­tosa riti­rata con una gra­gnola di insulti, calci e pugni alle volanti.
Nella ver­sione della poli­zia un agente bianco di 32 anni stava pat­tu­gliando la zona per conto di un’azienda di sicu­rezza pri­vata – il rego­la­mento del locale dipar­ti­mento di poli­zia con­sente agli agenti di arro­ton­dare nel tempo libero uti­liz­zando armi e uni­formi di ser­vi­zio. Il poli­ziotto vigilante/part-time dalla sua auto avrebbe osser­vato un capan­nello di ragazzi dal «fare sospetto» che, aven­dolo scorto, si sareb­bero dati alla fuga. Lan­cia­tosi all’inseguimento l’agente avrebbe osser­vato uno dei tre, Von­der­rit Myers, 18 anni, estrarre una pistola e fare fuoco verso di lui, rispon­dendo poi coi 17 colpi costati la vita a Myers. La fami­glia del ragazzo, resi­dente a pochi passi dal luogo della spa­ra­to­ria, sostiene invece che Myers fosse disarmato.
I fatti effet­ti­va­mente acca­duti a que­sto punto pas­sano quasi in secondo piano tanto è liso il copione della pre­sunta ine­vi­ta­bile auto­di­fesa dell’agente a causa dell’imminente peri­colo di vita, una ver­sione che viene ripe­tuta tale e quale ogni qual­volta un «sospet­tato», quasi sem­pre di colore, esce morto da un diver­bio con le forze dell’ordine.
È un fatto che si ripete cen­ti­naia di volte all’anno in doz­zine di città ame­ri­cane. Anche se esat­ta­mente quante nes­suno è in grado di dirlo con pre­ci­sione dato che uffi­cial­mente «non ci sono statistiche».
Ogni sin­golo dipar­ti­mento di poli­zia, infatti, avrebbe l’obbligo teo­rico di ren­derli noti a chi ne facesse richie­sta ma di fatto numeri affi­da­bili sono pra­ti­ca­mente irre­pe­ri­bili, nem­meno ad esem­pio nei data­base altri­menti meti­co­lo­sis­simi dell’Fbi. Basti dire che anche stando a dati par­ziali spesso rac­colti da atti­vi­sti volon­tari, si tratta sicu­ra­mente di diverse cen­ti­naia di casi all’anno.
Il sito fata​len​coun​ters​.org che com­pila dati veri­fi­cati rac­colti dalla stampa e cari­cati dagli utenti, ad esem­pio, tota­lizza 1.612 casi di «morti da poli­zia» dal 2000 ad oggi. La pagina Wiki­pe­dia dedi­cata allo stesso argo­mento conta 106 morti ammaz­zati nel solo ago­sto di quest’anno. Nella stra­grande mag­gio­ranza dei casi la poli­zia si autoas­solve, con­du­cendo prima una inda­gine sim­bo­lica che nella quasi tota­lità dei casi si risolve in una sen­tenza di «omi­ci­dio giu­sti­fi­cato» da parte degli agenti respon­sa­bili, in quanto le azioni «sono basate su valu­ta­zioni che cor­ri­spon­dono all’addestramento» dopo che i poli­ziotti dichia­rano, come rego­lar­mente avviene, di aver scam­biato per armi da fuoco gio­cat­toli, tele­co­mandi, cel­lu­lari o attrezzi da giar­dino e di essere quindi stati costretti a far fuoco per auto­di­fesa. Senza tenere conto che i fat­tori sca­te­nanti degli scon­tri sono rego­lar­mente inne­scati dall’azione aggres­siva della stessa polizia.
Sono così all’ordine del giorno spa­ra­to­rie con­tro chi non si ferma all’alt o altri­menti non ese­gue gli ordini (un pro­blema par­ti­co­lar­mente letale per gli squi­li­brati men­tali resi­denti nelle strade con cui la poli­zia ha quo­ti­dia­na­mente a che fare). La poli­zia è così pre­ve­di­bil­mente letale che esi­ste anche una casi­stica di «sui­cide by police» in cui la vit­tima decisa a farla finita minac­cia inten­zio­nal­mente la poli­zia – ad esem­pio con una finta pistola – con la cer­tezza di venire ucciso.
Le vit­time appar­ten­gono a ogni razza ma con una forte pre­pon­de­ranza di afroa­me­ri­cani, che si stima costi­tui­scano il 40% dei morti (soprat­tutto i gio­vani maschi).
Nelle comu­nità nere la bru­ta­lità degli agenti si rial­lac­cia ad ingiu­sti­zie ata­vi­che ed è sto­ri­ca­mente alla base di nume­rose rivolte e sol­le­va­menti sociali, dal ragazzo il cui arre­sto ingiu­sti­fi­cato pro­vocò i riot di Watts nel 1965 al tas­si­sta nero pic­chiato a Newark prima delle som­mosse del 1967 al ragazzo nero ucciso da un poli­ziotto in moto prima dei disor­dini di Over­town a Miami nell’89 al pestag­gio di Rod­ney King causa delle rivolte di Los Ange­les nel ’92…Quest’ultimo un fatto ico­nico per essere stato cat­tu­rato e dis­se­mi­nato in video, uno dei primi casi di quello che oggi è diven­tato un vero e pro­prio genere di video you­tube.
A Fer­gu­son la palese reti­cenza della poli­zia e le prove pre­pon­de­ranti che indi­ca­vano un’omicidio non giu­sti­fi­cato uniti al pugno di ferro con cui sono state represse le pro­te­ste ha dav­vero esa­cer­bato gli animi. A seguito di diverse notti di inci­denti, Barack Obama ha inviato a St. Louis il suo attor­ney gene­ral (mini­stro della Giu­sti­zia, ndr) Eric Hol­der che ha pro­messo un’indagine fede­rale e cri­ti­cato l’eccessiva mili­ta­riz­za­zione della polizia.
Un passo impor­tante che il nuovo epi­so­dio dimo­stra però non essere stato suf­fi­ciente a modi­fi­care una ben radi­cata cul­tura di poli­zia. Fin quando non verrà abban­do­nata quella «tol­le­ranza zero» che riduce l’idea di ordine pub­blico a un sem­plice rap­porto di forza, uno stru­mento di con­trollo impo­sto selet­ti­va­mente su deter­mi­nati ceti e gruppi sociali, è ine­vi­ta­bile che si ripe­tano epi­sodi come quelli di que­sta set­ti­mana. E che si per­pe­tui una cul­tura di pro­fonda dif­fi­denza che un paio di casi par­ti­co­lar­mente ecla­tanti pos­sono far riaf­fio­rare in un attimo – come a Fer­gu­son e l’altroieri a South St. Louis.
Il capo della poli­zia della città, Sam Dotson, ha assi­cu­rato che verrà con­dotta un’indagine com­pleta. Intanto la ten­sione a St. Louis rimane altis­sima, anche in attesa del ver­detto del gran giurì che dovrà deci­dere se rin­viare a giu­di­zio il poli­ziotto che ha ucciso Michael Brown.
http://ilmanifesto.info/polizia-assassina-epidemia-americana/