La politica ai tempi dell’Italicum

NOSTRO SERVIZIO. Dopo circa mezzo secolo di sistema elettorale proporzionale ed un ventennio di Mattarellum e Porcellum (uninominale corretto e maggioritario di coalizione) l’Italia volta pagina con un inedito sistema maggioritario di partito con generoso premio di maggioranza, soglia di sbarramento al 3% ed eventuale ballottaggio.

Saranno le prossime elezioni ad indicare quali degli attuali partiti sopraviveranno a questa profonda metamorfosi elettorale.

Con il vecchio sistema proporzionale il numero dei partiti presenti in parlamento di norma non superò mai la decina stante la necessità di aggiudicarsi il quorum in almeno un collegio elettorale .

Il passaggio al sistema maggioritario (Mattarellum e Porcellum) provocò la proliferazione delle piccole formazioni politiche che coalizzandosi con un grande partito si garantivano la rappresentanza parlamentare.

Ora è diverso ed ogni forza politica dovrà affrontare le prossime elezioni con un proprio obiettivo.

Il PD farà leva sulla governabilità per tentare di acciuffare il 40%, evitare le insidie del secondo turno ed incoronarsi “partito della nazione”. I sondaggi lo inchiodano al 37/38% ma il fatto di poter scegliere se e quando ricorrere alle urne lo rende favorito.

Grillo, accreditato dai sondaggi al 20/22%, può legittimamente sperare in un ballottaggio dai possibili risultati clamorosi.

Salvini e Berlusconi sono messi malissimo. Da separati possono solo disputarsi un inutile terzo posto. Per unirsi in un “listone” devono superare due scogli di non poco conto: la scelta del leader e la somma dei voti (stimati rispettivamente al 15% e 11%). Impresa difficile: in politica 1+1 non fa mai 2.

A sinistra SEL è accreditata di un buon 4,1% ma il percorso pare in salita in quanto è sempre forte la tentazione del voto utile. Giungeranno rinforzi dalla bistrattata minoranza PD? L’uscita di Civati avrà un effetto valanga o sarà la classica rondine che non fa primavera? Vendola, ottimista, auspica l’avvio di una nuova aggregazione politica. 

A destra le cose vanno peggio: Alfano è in discesa libera dal 4,5% delle europee all’attuale 3%, e la Meloni , dopo il flop delle europee, persevera nel disperato tentativo di sottrarre a Salvini l’elettorato post fascista.

Sondaggi a parte è evidente che solo una politica che sappia affrontare di petto il tema della crisi economica e della sempre più pesante situazione sociale potrebbe richiamare al voto quel 50% circa di elettori che intende disertare le urne.

Ma questa legge elettorale che premia comunque e generosamente il primo dei partiti, fosse anche il “meno peggio”, non aiuta e rischiamo di avere un parlamento espressione di una minoranza di aventi diritto al voto e formato da 4 o 5 partiti di cui uno nelle vesti di asso pigliatutto, a prescindere dal reale consenso elettorale.

Strano modo per festeggiare i primi settanta anni della nostra democrazia!

Angelo Gerosa