Pippo Baudo revisionista?

untitledRAI3, 8 luglio, prima serata. Va in onda l’ultima puntata della trasmissione di Pippo Baudo, “Il viaggio”. Destinazione Roma, con tappa al luogo della strage nazifascista delle Ardeatine avvenuta il 24 marzo del 1944.
Pippo Baudo si esibisce in un duetto col maggiore Francesco Sardone, attuale direttore del Mausoleo ardeatino. Non è chiaro chi dei due sia maggiormente spalla all’altro. Poche battute azzoppate e azzoppanti. Quanto basta per diffamare i partigiani, giustificare i nazifascisti, rassicurare la zona grigia dell’ignavia italica. Quell’ignavia sordida e grigia che domina la psiche di chi si schiera sempre dalla parte dell’ordine costituito, lo giustifica e vi si adegua, cercando di stare sempre dalla parte di chi comanda. Quell’ignavia che subisce spesso la fascinazione mortifera degli unti del signore, che hanno macchiato e macchiano l’Italia – di ventennio in ventennio.
La Resistenza è stata lo spartiacque: o per la libertà o per la tirannia. Chi ha imbracciato le armi per il riscatto, chi ha aiutato e sostenuto i partigiani, chi è stato a guardare nella speranza che costoro la libertà la conquistassero anche per loro. Ma c’era anche chi è stato dalla parte dell’oppressore: per piccoli vantaggi personali, per interessi di casta. Sono i reazionari di ieri e di oggi, per i quali la Resistenza è la loro cattiva coscienza. E per questo si tuffano nello stagno della falsificazione storica. E cercano di trovare paradossali giustificazioni anche per le stragi nazifasciste. Ripetono sempre lo stesso becero ritornello: “senza i partigiani non ci sarebbero state le stragi”.
Questa favola è stata rimessa in scena da Pippo Baudo nel suo “viaggio”: «c’era la legge di guerra – ha detto – si sapeva già che la rappresaglia ci sarebbe stata… la reazione era prevista». Insomma i nazisti erano in regola.
Colpevoli dunque i partigiani che contro loro avevano preso le armi… riuscendo magari, come accadde in Via Rasella il 23 marzo del 1944, a far saltare in aria quasi un intero battaglione tedesco. Autori dell’azione militare partigiana, 16 componenti dei GAP. Quei Gruppi Armati Patriottici, che il maggiore Sardone chiama “gruppi armati proletari”. Lo ripete due volte. Svista o malafede?
Ma chi conduce le danze è Baudo, l’inossidabile esponente della fiera dei luoghi comuni.
E questa volta il corifeo del qualunquismo nazional-popolare supera ogni misura. E offende davvero quel suo essere in sintonia col repertorio fascista che abbiamo sentito anche in bocca al capitano Priebke. «La strage delle Ardeatine è colpa dei partigiani che hanno fatto l’attentato di Via Rasella».

Vengono i brividi, solo a pensare per un attimo: ma se la guerra l’avessero vinta i nazisti?
Ma nessun brivido muove il Pippo nostrano, che neanche di fronte alle rimostranze dell’Associazione Nazionale Partigiani – l’ANPI minaccia anche denunce se la Rai non rettifica – ha fatto marcia indietro.
Eppure se si fosse presa la briga di andarsi a leggere la sentenza n. 631/1953, con cui il Tribunale militare di Roma condannò all’ergastolo per “omicidio continuato e premeditato” Herbert Kappler – responsabile diretto della strage delle Ardeatine – forse Baudo avrebbe scoperto che anche l’esercito più feroce e inumano deve rispettare le convenzioni internazionali. E proprio sulla base della Convenzione dell’Aia (1907) e di Ginevra (1929) quel tribunale militare che ha condannato Kappler, stabilì che non si poteva parlare di rappresaglia, ma di “omicidio”.
Avrebbe scoperto, Baudo, che il rapporto 10 ad 1 (dieci italiani per ogni tedesco ucciso) non era affatto “legge di guerra” come egli continua a credere, perché come recita la stessa sentenza: «L’ordinanza relativa alla uccisione di dieci italiani per ogni militare tedesco morto a seguito di attentati, la quale sembra sia stata pubblicata dal comando tedesco, non può assumersi come una norma del genere, in quanto in essa si prescinde da un qualsiasi criterio di solidarietà e si pone a principio di responsabilità solo lo status di cittadinanza. Ciò non è rispondente alla norma di diritto internazionale».
Altro che legge di guerra. La strage è un’aberrazione e basta. E tale fu quella delle Ardeatine, dove furono massacrati ben 335 italiani: intellettuali, come Pilo Albertelli e Gioacchino Gesmundo; militari come Cordero di Montezemolo, Simone Simoni, Maurizio Giglio. Tutti resistenti, già torturati a Via Tasso – la tana di Kappler e Priebke – o nella pensione in Via Principe Amedeo –tana della famigerata banda fascista di Pietro Kock.
Ma nelle cave Ardeatine altri patrioti videro la morte: gente comune… ragazzi che si trovavano in carcere perché magari all’osteria avevano dato da mangiare ad un ebreo….
Già gli ebrei, ben 75 furono massacrati alle Ardeatine. Il più giovane di loro, Michele di Veroli, aveva 15 anni. 75 ebrei, uccisi in una cava a parte. Separati dagli “ariani”: estrema raffinatezza razzista!
Ma torniamo alla sentenza di condanna di Kappler. Se Baudo l’avesse letta, forse avrebbe anche scoperto che i tedeschi non si preoccuparono assolutamente di ricercare i responsabili: «Nessun tentativo è stato effettuato onde scoprire gli autori dell’attentato».
Dalla lettura della stessa sentenza, il signor Baudo, avrebbe anche scoperto che quello stesso tribunale, riconosceva carattere militare all’azione di Via Rasella compiuta dai partigiani: «essi facevano parte di un’organizzazione militare inquadrata nella Giunta Militare. Questa, alla stessa stregua del Comitato di Liberazione Nazionale, per il riconoscimento attraverso numerose manifestazioni, dal governo legittimo e per i fini propri di questo ultimo (lotta contro i tedeschi) che essa attuava in territorio occupato, si poneva come organo legittimo di fatto».
E la legittimità dell’azione partigiana di Via Rasella è stata riconfermata anche in successive sentenze, a seguito di denunce strumentali di neofascisti. Resta pertanto il suo valore per il riscatto della patria dal truce occupante. Per la Storia. Per la legge.
16 luglio 2013 Maria Mantello – MicroMega