Patto degli Apostoli: stavolta si va fino in fondo

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di Daniela Preziosi, ROMA, 4.10.2014
Il debutto. A Roma Landini, Civati, Vendola (e altri), la «coalizione dei diritti e del lavoro». Calcio d’avvio alla battaglia sull’art. 18 e contro le politiche del governo. Il presidente della Puglia e il dissidente Pd: una rete organizzata e un tour nel paese
Un patto, quello «degli Apo­stoli» (il copy­right è di Pippo Civati) con­tro quello del Naza­reno, e pazienza se nei van­geli la sto­ria andava in un altro verso; un tour in giro per il paese a rac­con­tare che gli ita­liani non sono solo i fol­lo­wer di Renzi; un pro­gramma (per Civati è quello del cen­tro­si­ni­stra abban­do­nato dal Pd per allearsi con le destre, ma su que­sto ci sono opi­nioni diverse). E innan­zi­tutto un impe­gno: quello di «andare fino in fondo». Almeno sta­volta: lo chiede chiaro alla poli­tica, ma anche alla ’sua’ Cgil, Mau­ri­zio Lan­dini dal palco di piazza Santi Apo­stoli a Roma. Dove ieri pome­rig­gio Nichi Ven­dola lan­cia la pro­po­sta di una «coa­li­zione dei diritti e del lavoro». «È il momento della coe­renza, di quando si fa quello che si dice», dice il lea­der Fiom e a qual­cuno della sini­stra Pd fischiano le orec­chie, «mi sono stan­cato di chi che ci dà la soli­da­rietà poi allarga le brac­cia», «noi fac­ciamo sul serio. E dopo il 25 otto­bre non ci fermiamo».
Lan­dini parla dell’art.18 e della mani­fe­sta­zione della Cgil del 25 otto­bre, per­ché «il dot­tor Renzi sta impe­dendo di essere cit­ta­dini liberi nel luogo del lavoro». Ma non solo di que­sto: chiede al pre­mier di non rispet­tare il vin­colo euro­peo del 3 per cento, «se si fanno i com­pli­menti alla Fran­cia poi biso­gna essere con­se­guenti». Il lea­der sin­da­cale — applau­di­tis­simo, per­so­nag­gio cult osti­na­ta­mente cor­teg­giato da que­sta sini­stra — ce l’ha con la poli­tica, ma anche con il suo sin­da­cato, per­ché «con­ti­nuare a dire che le cose non vanno bene e poi accom­pa­gnare que­sti prov­ve­di­menti è come quando Cgil, Cisl e Uil dis­sero che la riforma For­nero sulle pen­sioni non andava bene e poi abbiamo fatto tre ore di scio­pero. Una cavo­lata». Prima del 25 però c’è il 10 otto­bre, la mobi­li­ta­zione degli stu­denti, avver­tono Danilo Lam­pis dell’Uds e Mapi Piz­zo­lante di Tilt, rete di asso­cia­zioni gio­va­nili, che si sca­tena con­tro la «pre­ca­rietà, una scelta poli­tica: que­sto governo vuole ren­dere tutti ricattabili».
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La piazza romana, che fu già quella dell’Ulivo di Prodi e del cen­tro­si­ni­stra, non è tutta piena: per con­vin­cere lo sbal­lot­tato e sfi­du­ciato popolo delle sini­stre che è la volta buona, in senso non ren­ziano, ce ne vorrà. Per strap­par­gli un sor­riso, dal palco, c’è la satira di Fran­ce­sca For­na­rio. Civati si prende un impe­gno: «Vi pro­pongo un patto degli Apo­stoli, laico tra­spa­rente e demo­cra­tico che ci fac­cia ripren­dere valori e prin­cipi. Un patto che si con­so­lidi subito nelle bat­ta­glie par­la­men­tari». E nel paese: «Ci vuole una mobi­li­ta­zione sociale: giriamo insieme l’Italia, spie­ghiamo le nostre posi­zioni, e fac­cia­molo insieme». Anche lui batte il tasto della coe­renza: «Per­ché qui siamo i soli che rispet­tano il patto con gli elet­tori che, nel 2013, ci hanno por­tato in par­la­mento». Ancora a pro­po­sito di coe­renza, Ven­dola attac­cherà il pre­mier e le sue «parole ad Assisi. Ma come si fa a citare San Fran­ce­sco», ieri era il santo del giorno, « e con­tem­po­ra­nea­mente a non met­tere al bando gli F35, un pes­simo con­tri­buto a tutte le guerre?».
Al pros­simo giro «mi voglio pre­sen­tare con Ven­dola, non con Ver­dini», chiosa alla fine Pippo Civati. L’interpretazione auten­tica della frase sarà il gos­sip poli­tico dei pros­simi giorni. Del resto è un fatto che Civati è l’unico del Pd a sca­lare il palco degli Apo­stoli (in piazza ci sono anche Cor­ra­dino Mineo e Vin­cenzo Vita). Ste­fano Fas­sina era stato invi­tato: ma ha pre­fe­rito essere a Bolo­gna all’appuntamento della cor­rente di Gianni Cuperlo (dove in mat­ti­nata è andato anche Lan­dini), «per evi­tare stru­men­ta­liz­za­zioni». Quella sini­stra Pd — si con­si­glia di pren­derne atto — la bat­ta­glia sulla legge delega la farà rigo­ro­sa­mente den­tro il par­tito. Quanto invece ai mili­tanti dem, è cro­naca di que­sti giorni la fuga dai cir­coli e il crollo delle tes­sere. Il premier-segretario non se ne pre­oc­cupa, riven­di­cando il suo sma­gliante 40,8 delle europee.
Dun­que sulla carta la «svolta a destra di Renzi», così la defi­ni­sce Ven­dola, («una sini­stra che dima­gri­sce i diritti si chiama destra» e con­tro l’accusa di essere vec­chi arnesi rossi risponde che «la moder­nità è ini­ziata quando la povera gente ha capito che poteva pro­nun­ciare la parola libertà»), insomma la «svolta a destra di Renzi» in teo­ria dovrebbe spa­lan­care pra­te­rie a sini­stra. Que­sta è la scom­messa, almeno. E però Ven­dola sem­bra aver fatto tesoro delle tante scon­fitte, e anche delle poche vit­to­rie della sua parte. Dal palco la Lista Tsi­pras, di cui Sel con­ti­nua a essere azio­ni­sta, non viene nomi­nata. Sul mani­fe­sto l’ha defi­nita «una semina». Cur­zio Mal­tese, unico dei tre eletti a Bru­xel­les pre­sente in piazza, alla fine non inter­viene (è arri­vato in ritardo, viene spiegato).
La novità di gior­nata, quindi, è che Sel pro­pone un nuovo «per­corso». In fondo è lo stesso ten­ta­tivo lan­ciato nel 2009 con la nascita del «par­tito che ria­pre la par­tita a sini­stra», dopo i disa­stri dell’arcobaleno e quelli seguenti; e mai andato in porto fin qui. Ven­dola però giura che «non siamo venuti a met­tere un cap­pello, non ci met­tiamo alla testa di nes­sun can­tiere». «Non vogliamo morire di gover­ni­smo ma nean­che di estre­mi­smo». Oggi per esem­pio in Cala­bria Sel par­te­cipa le pri­ma­rie di coa­li­zione con Gianni Spe­ranza. E infatti il pas­sag­gio, all’orecchio alle­nato, spiega che la pro­po­sta è aperta a chi «non vuole guar­dare indie­tro e non vuole gio­care la par­tita che Renzi ha pen­sato per noi», quella della sini­stra incoa­liz­za­bile e d’antan (que­sto lo sot­to­li­nea Simone Oggionni, capo dei gio­vani comu­ni­sti del Prc, pre­senza signi­fi­ca­tiva sul palco: nella sini­stra radi­cale qual­cosa si muove, e infatti nella piazza c’è anche Clau­dio Grassi, capo­fila di una mino­ranza rifon­da­rola). La pro­po­sta di Ven­dola «una rete orga­niz­zata di quelli che non accet­tano le poli­ti­che eco­no­mi­che con­ser­va­trici di Renzi, per rimet­tere in piedi la sini­stra del futuro». E se Renzi non è — come sosten­gono i suoi spin — l’ultima occa­sione per l’Italia, que­sta invece ha tutta l’aria di essere l’ultima chia­mata per que­sta sinistra.