IL MONDO ALLA ROVESCIA
di Ugo Giannangeli
Mentre scrivo cecchini israeliani stanno sparando contro i manifestanti a Gaza, uccidendo e ferendo anche donne, vecchi e bambini, dopo avere attentamente inquadrato il bersaglio nel mirino. Il bilancio di ieri è di oltre 55 uccisi e 2700 feriti ( di cui 150 gravi e 203 bambini). A questi sono da aggiungere i 54 uccisi e i 6000 feriti in precedenza. Aspettiamo il bilancio di oggi 15 maggio.
La novità assoluta è data dal fatto che di solito i civili uccisi da eserciti vengono considerati “danni collaterali” cioè vittime non volute, di cui si cerca di contenere il numero ( almeno così dicono i militari). A Gaza assistiamo per la prima volta a esecuzioni a freddo di gente inerme. I cecchini si compiacciono tra loro per la precisione dei tiri più “difficili”. Si attengono a precise regole di ingaggio ( sovvengono alla memoria i nazisti che a Norimberga si difesero sostenendo di avere eseguito ordini superiori). Il comandante in capo Bibi Netanyahu, tra un brindisi e l’altro nella nuova ambasciata a Gerusalemme, si congratula con i suoi ragazzi in divisa definendoli “coraggiosi difensori dei confini” ( testuale dal suo discorso).
Neppure il terrorista che si fa esplodere tra la gente manifesta una simile fredda determinazione.
Eppure nessuna seria reazione affiora dalla cosiddetta comunità internazionale. L’UE ha denunciato un uso sproporzionato della forza e ha invitato Israele alla moderazione; tutta la stampa parla di “scontri”, quando le immagini che giungono dalla Striscia mostrano migliaia di persone disarmate e qualche giovane che tira qualche sasso contro una recinzione distante centinaia di metri. Gli aquiloni contro i droni e i caccia.
Quale assurda pretesa muove questa gente disposta a subire la decimazione? Il rispetto del diritto internazionale, il riconoscimento di quel diritto al ritorno sancito già dall’ONU nel 1948. Il 70 % della popolazione di Gaza è costituito da profughi, gente cacciata dalle proprie case e dalle proprie terre. Per rivendicare questo diritto sono disposti ad essere abbattuti, mutilati, gasati.
Oggi è l’anniversario della Nakba, con i suoi 15.000 uccisi, i suoi 800.000 espulsi e i suoi 531 villaggi distrutti.
Ieri il Corriere della sera ha avuto la sfrontatezza di pubblicare un articolo di Bernard Henri Levy infarcito di menzogne , inneggiante ad Israele, a suo dire Stato addirittura “da amare”. E mentre i giornalisti nostrani svolgono il loro sporco lavoro ( con rare eccezioni), a Gaza i giornalisti palestinesi e quelli non embedded sono bersaglio privilegiato ( solo ieri 8 uccisi), insieme a medici e paramedici mentre prestano soccorso.
Questo l’orrido quadro. E allora ci chiediamo.
Come è possibile che Netanyahu invece di essere in una aula di giustizia internazionale per rispondere di crimini di guerra e contro l’umanità viene ricevuto con tutti gli onori nei consessi nazionali e internazionali?
Come è possibile che la comunità internazionale creda, o finga di credere, che Israele sia uno Stato democratico (anzi, l’unico Stato democratico del Medio Oriente) quando è uno Stato etnico-confessionale e come tale razzista?
Come è possibile che sia accreditato come “l’esercito più etico del mondo” l’esercito israeliano che dalla Nakba in poi, sino ad oggi, si è accanito contro donne, vecchi e bambini con rara efferatezza e crudeltà, da Deir Yassin a Gaza?
Come è possibile che mentre in Italia si criticano i limiti introdotti nella legge sulla tortura , in Israele la tortura è regolarmente praticata, come denunciato e provato dalla Associazione israeliana B’Tselem anche di recente?
Come è possibile che giudici israeliani pongano a base delle proprie condanne confessioni nella consapevolezza che sono state estorte con la tortura?
Come è possibile che in Israele ragazzini e ragazzine palestinesi minorenni vengano giudicati da Tribunali militari, unico paese al mondo in cui questo avviene?
Come è possibile prevedere una pena di 20 anni per il lancio di una pietra, considerare reato commemorare la Nakba o partecipare al movimento BDS?
Come è possibile che Israele abbia sempre disatteso impunemente tutte le risoluzioni ONU e le Convenzioni internazionali , contribuendo così in modo decisivo alla perdita di credibilità del diritto internazionale?
Come è possibile che questo Stato che pratica dal suo sorgere un colonialismo di insediamento, l’apartheid, la pulizia etnica, una politica genocidiaria e specula in maniera indegna sulla Shoah, goda ancora oggi del sostegno della comunità internazionale?
Come è possibile che si finga di credere che Israele non possiede armi nucleari (e per questo motivo non ha firmato il Trattato di non proliferazione), quando il povero Vanunu ha scontato 18 anni di carcere per avere rivelato la verità e tuttora è confinato nel suo Stato col divieto di parlare con giornalisti?
Come è possibile che non ci si renda conto del fatto che il riconoscimento di Gerusalemme capitale demolisce un principio cardine del diritto internazionale, quello che vieta l’acquisizione di territorio con la forza?
Eppure succede, quindi è possibile.
Il prezzo da pagare sarà alto: il ribaltamento totale dei principi, dei ruoli e delle regole. L’ONU è stata definita da Trump un consesso di gente che beve e si diverte; il Consiglio dei diritti umani è stato definito da Yair Lapid una congrega di antisemiti; i coloni rivendicano avanti ai tribunali il “diritto umano di colonizzare”; i palestinesi sono gli occupanti.
Si invertono oppresso e oppressore; vittima e carnefice. Chi resiste un tempo era un bandito (achtung banditen), ora è un terrorista.
Un mondo alla rovescia ci si prospetta.
Anzi, è già qui.
Ugo Giannangeli, 15 maggio 2018