Olocausto: una mostra per non dimenticare

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L’Olocausto LGBT, una mostra per non dimenticare

Di Andrea Madalena – Ispirato alla storia di Albrecht Becher. Innamoratosi a diciotto anni di un uomo più grande di lui, fu denunciato in seguito, nel 1935, per condotta omosessuale. Trascorse tre anni nel carcere di Norimberga. Rilasciato, venne inviato sul fronte russo al seguito dell’esercito tedesco. In quegli anni sviluppò la passione per la fotografia e i tatuaggi, diventando uno dei pionieri della body art e delle pratiche BDSM in Germania. Sopravvissuto

Attori e cantanti d’opera, facchini, scout, infermieri. Donne e uomini che avevano in comune una orrenda macchia per il regime nazista: essere omosessuali. Quando il loro “crimine” veniva scoperto, scattava immediato l’arresto e la deportazione nei campi di concentramento. Vessazioni, sevizie, umiliazioni: come gli ebrei, i rom e i detenuti politici, anche molti gay e lesbiche hanno perso la vita per stenti o nelle camere a gas. Ma alcuni sono sopravvissuti e hanno raccontato la loro storia. Heinz Heger riuscì a salvarsi instaurando relazioni con diversi kapò e con un membro delle SS. Henny Schermann, bollata come “lesbica compulsiva”, è morta nella camera a gas di un ospedale psichiatrico. Prima che si ricorresse al celebre “triangolo rosa”, era in uso segnare questi speciali prigionieri con una “A”, dal termine tedesco Arschficker (“fotte-in-culo”). Questi fatti oggi si possono ripercorrere grazie alla mostra di disegni dal titolo “Rosa cenere” che il Cassero di Bologna ha organizzato per la Giornata della memoria delle vittime dell’Olocausto (definito anche “Omocausto” dalla comunità lgbti). Dal 27 al 31 Gennaio, presso il Cassero di Bologna, a ingresso libero

fonte: l’Espresso
http://espresso.repubblica.it/foto/2014/01/24/galleria/l-olocausto-lgbt-una-mostra-per-non-dimenticare-1.149748#1