Olio non extravergine: indagate sette aziende

immagine da altervista.org

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“L’olio non era extravergine”, indagate sette note aziende nazionali

Il pm Guariniello accusa di frode i rappresentanti legali delle società olearie. Sarebbero coinvolti anche marchi entrati nella storia della pubblicità come Carapelli, Bertolli e Sasso. Il ministro Martina: “Fondamentale tutelare un settore strategico, da mesi controlli rafforzati”

di SARAH MARTINENGHI

Non era extravergine l’olio venduto da una serie di grandi case produttrici, ma era di categoria “2”, ovvero semplice “olio vergine”, meno pregiato e soprattutto meno costoso. Lo ha scoperto il procuratore Raffaele Guariniello che, dopo la segnalazione di un periodico specializzato in alimenti, ha mandato i carabinieri dei Nas di Torino a prelevare alcune bottiglie campione nei supermercati torinesi. A sorpresa, però, sono risultati “taroccati” alcuni condimenti tra i più venduti, e sette rappresentanti legali delle aziende olearie coinvolte sono così stati indagati con l’accusa di frode in commercio. “Si tratterebbe dei marchi Carapelli, Santa Sabina, Bertolli, Coricelli, Sasso, Primadonna (confezionato per la Lidl) e Antica Badia (per Eurospin)”, tutti oli prodotti in Toscana, Abruzzo e Liguria.

Il pm ha iniziato a indagare dopo aver ricevuto una segnalazione da una rivista di tutela dei consumatori, “Il test”, e dopo aver ricevuto i risultati dal monopolio delle dogane, ha informato il ministero delle Politiche agricole. Il periodico, lo scorso maggio, aveva pubblicato un servizio da cui risultava che “ben 9 delle 20 bottiglie” fatte analizzare “dal laboratorio chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane sono state declassate dal comitato di assaggio a semplici oli di oliva vergine”. Guariniello ha fatto ripetere l’accertamento, ordinando ai carabinieri del Nas di prelevare altri campioni. Ora le indagini proseguiranno per fare ulteriori accertamenti sulla provenienza delle olive.

Sul caso si registra intanto il commento del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina: “Seguiamo con attenzione l’evoluzione delle indagini della Procura di Torino, perché è fondamentale tutelare un settore strategico come quello dell’olio d’oliva italiano. Da mesi abbiamo rafforzato i controlli, soprattutto in considerazione della scorsa annata olearia che è stata tra le più complicate degli ultimi anni. Nel 2014 il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione”.

Anche il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, si sta interessando della vicenda: dopo aver appreso dell’apertura dell’inchiesta, informa un comunicato della procura, “ha richiesto in visione il relativo procedimento al fine di valutare l’opportunità di co-assegnazione a se stesso, di accertare le modalità di diffusione della informazione sopra citata e di verificare la competenza territoriale in ordine alle ipotesi di reato per cui si procede”.

fonte: La Repubblica

http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/11/10/news/l_olio_non_era_extravergine_indagate_sette_note_aziende_nazionali-127035782/?ref=HREC1-8