Articolo di Redazione – Mario Piromallo
Anche se tutti i Lavoratori tengono ben evidenziato il valore di questa grande festa, nel nostro paese, è una festa che, nel tempo, è stata bistrattata dal volere dell’alta finanza e dalla crisi capitalistica e politica degli ultimi decenni.
Crisi che si sono abbattute con violenza sul ceto medio e sui ceti meno abbienti i quali si sono impoveriti e continuano nel loro lento incedere verso un punto di non ritorno che, così continuando, porterà a scenari di povertà spaventosi.
Inoltre le riforme del Lavoro degli ultimi 15 anni circa e, più precisamente, tramite la legge del 14 febbraio 2003 n. 30 nota come Legge Biagi, ai tempi dei governi plurimi presieduti da B., sono state una rovinosa spada di Damocle che si è abbattuta sulla testa dei Lavoratori con la perdita di Diritti e con l’aggiunta di Doveri.
Altre tristissima verità, è che non possiamo dimenticare l’Articolo 18 azzerato con lo Statuto dei Lavoratori con decenni di lotte e perdita di vite umane, e qui ci ha pensato un certo R.
Per giungere ai giorni nostri che vedono la recessione galoppare verso l’ignoto, col debito pubblico che aumenta giornalmente e col governo giallo/verde che pensa a tutto fuorché a volgere lo sguardo verso i reali problemi del Paese.
Con l’aggiunta di numerose Morti Bianche…una grandissima piaga che deve essere evitata tramite severi controlli a tappeto dei luoghi di lavoro e il rispetto delle norme di sicurezza spesso bypassate dai datori di lavoro!
Tornando all’attualità, ci sono altri problemi che hanno causato la riduzione dei posti di lavoro; sono importanti da segnalare:
1. la chiusura delle grandi fabbriche del nord che occupavano migliaia di Lavoratori;
2. le fabbriche sul suolo nazionale chiuse con le produzioni spostate in altre nazioni, per sfruttare la mano d’opera a costo orario inferiore, col benevolo benestare dei vari governi.
Negli ultimi decenni le suddette situazioni accompagnate alla mancanza di una politica industriale sono state le principali ragioni che hanno favorito questa recessione.
Un doveroso cenno alla precarietà che ha portato a ridurre la durata dei contratti con assunzioni a tempo determinato (anche 1 solo giorno) e il numero degli occupati che cala e le giovani generazioni che pagano queste gravi mancanze che oltretutto portano alla fuga di cervelli in altri Paesi dove vengono valorizzati; tutto ciò è oltremodo preoccupante e vergognoso.
Troppe famiglie sono in crisi perché la sola loro fonte di reddito ha perso il posto di Lavoro per una qualsiasi delle ragioni suddette.
E’ necessario fare un esame di coscienza da parte di tutti, con le Istituzioni in testa, per ridare al Paese e a tutti i suoi cittadini la dignità che per troppi è già venuta a mancare e per altri potrebbe essere un’indecente probabilità futura.
Redazione