Nuovo Centrodestra: “partito degli onesti”

albertone

mio commento: mi limito a postare l’articolo dell’Espresso, non credo ci sia bisogno di altri commenti. Inserisco un po’ di satira anche se non c’è nulla da ridere. Mario Piromallo –

Nuovo Centrodestra, guai con la giustizia
Nelle Regioni uno su tre è indagato

Spese pazze, voto di scambio, assunzioni di parenti e figli, tangenti. Su circa 90 eletti nelle istituzioni locali, trenta esponenti dell’Ncd sono già indagati. Fortuna che si era presentato come il “partito degli onesti”

Sono le seconde e terze file. Un battaglione di eletti con il Pdl e passati armi e bagagli con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano . Oltre alla pattuglia di parlamentari ed eurodeputati, nei parlamentini regionali il neonato movimento vanta un governatore, ottantotto consiglieri regionali e sedici assessori.

Gruppi nati all’indomani della scissione, sposando le poche ma chiare idee del fondatore, tutto teso a smarcarsi dal passato recente di delfino di Berlusconi: «Sarà un partito radicato nei territori perché saranno gli iscritti a scegliere i vertici con congressi veri e primarie, un soggetto completamente differente da Forza Italia».
Per ora però resiste la vecchia nomenclatura e i signori delle tessere. E come alla Camera e al Senato il “partito degli onesti” inciampa nei problemi giudiziari: ben trenta sono indagati, un terzo del totale, tre sono stati condannati e venti sono coinvolti anche nel pantano dello scandalo Rimborsopoli. Dal Piemonte alla Sicilia, soldi pubblici usati per farsi rimborsare cravatte, profumi e notti in albergo. Una spina nel fianco del vicepremier, che sull’immagine del “nuovo che avanza” si gioca il futuro.

LA GENERAZIONE DI FALCONE E BORSELLINO
«Non saranno circoli per mafiosi. Noi siamo la generazione di Falcone e Borsellino. Noi i mafiosi e ‘ndranghetisti non li vogliamo, li combattiamo». Parola di Alfano. Qualcuno dovrebbe però spiegare al ministro dell’Interno che qualche suo compagno di partito, invece di combatterla, con la criminalità organizzata si è incontrato. Come Alessandro Colucci, ex assessore di Formigoni, finito a più riprese nelle informative dell’antimafia benché mai indagato. Nel 2006 nelle indagini sulle infiltrazioni mafiose nella politica lombarda venne filmato a cena con il boss Salvatore Morabito. L’anno successivo il narcotrafficante Francesco Zappalà proclamava entusiasta: «Abbiamo un amico in Regione». Le sue relazioni pericolose proseguono nel 2010: ricompare in un’informativa della Squadra Mobile di Reggio Calabria, inserita nel fascicolo sugli affari del clan Lampada a Milano.

Contatti con lo stesso clan della metropoli lombarda li ha avuti anche Alberto Sarra, sottosegretario della giunta calabrese di Scopelliti. Nel 2009 il politico è stato indagato dalla Procura di Reggio Calabria per concorso esterno in associazione mafiosa ma poi è stato archiviato per assenza di profili di rilevanza penale. Per l’ex comandante del Ros Valerio Giardina, a capo delle indagini, un membro della famiglia Lampada avrebbe lavorato a fianco di Serra in Regione come “supporto tecnico”. La scorsa estate è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta: avrebbe occultato un milione e mezzo di euro nel fallimento di una farmacia. Il suo nome, insieme a quello del compagno alfaniano di giunta Luigi Fedele, spunta anche nell’ordinanza dell’operazione “Infinito” sulla penetrazione delle ‘ndrine in Lombardia. Fedele in occasione delle regionali del 2010 sarebbe stato il collettore dei voti della cosca Valle-Lampada. Non indagato, il politico ha precisato di non aver «mai avuto nessun tipo di rapporto, e tanto meno di amicizia, con la famiglia Lampada-Valle».

Anche l’assessore calabrese al Lavoro Nazzareno Salerno negli anni Novanta fu indagato per associazione per delinquere di tipo mafioso e voto di scambio, quando era sindaco di Serra San Bruno (Vibo Valentia). Le accuse sono poi cadute, ma nei mesi scorsi il municipio, dove Salerno è tuttora consigliere di maggioranza, è stato a un passo dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose. Alla fine, però, proprio il ministro dell’Interno Alfano ha “salvato” la giunta.

Una brutta storiaccia di “voto di scambio” travolge anche il consigliere ligure Alessio Saso: indagato nell’inchiesta di Genova che nel 2011 portò all’arresto di 12 persone, accusate di essere ai vertici della ‘ndrangheta. Prima dell’elezione Saso incontrò per due volte Giuseppe Marcianò, cugino del boss condannato per l’omicidio di Francesco Fortugno e capo della locale di Ventimiglia. È lo stesso Saso che ne parla con Domenico Cangemi, referente genovese delle ‘ndrine, al quale avrebbe chiesto aiuto per le elezioni. «Sono stato imbecille, ma sono innocente» ha assicurato lui.

GOVERNATORE CON DANNO
L’unico governatore sotto l’insegna del Ncd è anche quello che vanta il maggior numero di procedimenti giudiziari pendenti e condanne: Giuseppe Scopelliti. Un anno fa la Corte d’Appello ha confermato la sua condanna a sei mesi di reclusione per la mancata messa in sicurezza e bonifica di una discarica quando era sindaco di Reggio Calabria. Nel 2009 era già stato condannato per danno erariale, per l’acquisto a prezzi fuori mercato di una ex fabbrica da trasformare in centro di produzione Rai. Ora è imputato per abuso d’ufficio nel processo sulla nomina di una dirigente regionale e anche per falso ideologico nel processo sul buco di bilancio del comune dello Stretto.

Nel 2013 ha subito una condanna erariale anche Francesco Cascio, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana: 730 mila euro per il potenziamento (ritenuto arbitrario) del servizio di ambulanze che fu deciso dalla giunta Cuffaro, di cui il politico faceva parte. Attualmente Cascio è indagato nell’inchiesta sui rimborsi e per presunto finanziamento illecito ai partiti in un’inchiesta sul Ciapi, uno dei maggiori enti di formazione siciliani: secondo la Guardia di finanza l’ente spartiva i fondi europei tra i politici dell’isola per benefit e prebende varie.

VOTI IN CAMBIO DELL’INVALIDITÀ
Una piccola storia di falsi certificati accomuna il calabrese Rosario Mirabelli e il campano Giovanni Baldi, entrambi medici. In autunno Baldi è stato per un mese agli arresti domiciliari per una truffa di cui sarebbe stato l’ideatore: per assicurarsi consenso elettorale, avrebbe fatto ottenere l’assegno di invalidità (a volte anche l’accompagnamento) e l’iscrizione al collocamento agevolato a persone da lui segnalate. Il camice bianco con la passione politica è indagato anche a Napoli per peculato nell’inchiesta sui rimborsi (gli vengono contestati 15 mila euro di spese) e a Salerno per un’assunzione anomala alla Provincia.

Simile il caso del consigliere Mirabelli: nel 2010 è stato accusato di falso ideologico in atto pubblico perché a Rende nel Cosentino, da membro della commissione locale avrebbe dato l’ok per la finta invalidità di decine di persone. Ma non solo. In una intercettazione ambientale spiegava come costruire titoli di studio taroccati grazie ad uno scanner, sostituendo semplicemente i nomi: «Io non ce l’ho, se no te lo facevo io. Non è che ci vuole assai».

BIG E LOCALI
Interessi locali e consenso diventano un tutt’uno quando si tratta di milioni di euro da far piovere sul proprio territorio. È il caso dell’inchiesta per la realizzazione a Teramo di un inceneritore, che vede indagati per corruzione il deputato Paolo Tancredi (anche lui alfaniano) e il capogruppo alla Regione Abruzzo Lanfranco Venturoni, che nel 2010 finì ai domiciliari per questa vicenda. Secondo i magistrati a Venturoni sarebbe anche stata promessa una quota dei profitti in caso di affidamento diretto per la costruzione dell’impianto.

Stesso copione in Puglia per il senatore Antonio Azzollini e il consigliere Antonio Camporeale: la Procura di Trani contesta la truffa e l’associazione a delinquere nell’indagine sull’ampliamento del porto di Molfetta , costato la cifra monstre di 147 milioni. All’epoca rispettivamente sindaco e assessore delegato al porto, sarebbero stati a conoscenza della necessità di bonificare il fondale dalle bombe ma appaltarono comunque i lavori.

Nel Lazio l’ex assessore della giunta Polverini, Pietro Di Paolantonio, intimo di Gianni Alemanno, è insieme all’ex sindaco indagato nel fascicolo sulla presunta mazzetta da 600 mila euro che sarebbe stata versata dalla Menarini per la fornitura di quarantacinque bus alla società Roma Metropolitane, controllata dal Comune capitolino.

LA REGIONE PAGA, IO METTO A RIMBORSO
Se “Rimborsopoli” in tutta Italia vede indagati oltre 500 consiglieri regionali, il record tocca agli alfaniani made in Campania: sotto inchiesta otto su nove politici che sostengono il governatore Caldoro. L’unico “scampato” è arrivato da appena un mese, nominato al posto di un collega arrestato. Il cambio di casacca non ha portato bene a Eduardo Giordano, fino a dicembre 2012 capogruppo Idv: 37 mila euro di spese folli a suo carico. Il primato (60 mila euro) va però a Raffaele Sentiero, imputato per truffa aggravata: non solo avrebbe ricevuto fatture di comodo da imprese compiacenti dietro la promessa di appalti, ma perfino da un pregiudicato per rapina.

Il piemontese Daniele Cantore è invece amante della bella vita: tra il conto da 28 mila euro spuntano le celebri cravatte di Marinella, acquisti di fiori, penne pregiate e una preziosa stampa da 1.400 euro. Insieme al compagno di partito Pietro Francesco Toselli (ristoranti, omaggi natalizi e alberghi) sono entrambi indagati per peculato.

ANCH’IO TENGO FAMIGLIA
Una carriera all’ombra della Mole di tutto rispetto per Angiolino Mastrullo. Da funzionario del Comune di Torino diventa capo ufficio stampa del sindaco, ai vertici di Anci Piemonte e fondatore di Forza Italia locale, fino all’arresto nel 1995 per corruzione: in ballo una tangente da 20 milioni da un imprenditore farmaceutico, per la quale ha patteggiato la pena.

Uomo forte del centrodestra locale, nel 2011 il capolavoro: la figlia è assunta nella finanziaria del Piemonte, mentre il figlio collabora con la squadra del Pdl, di cui il padre è vicepresidente. Nessun imbarazzo ma dimenticata la carta etica sottoscritta anche da lui: «escludere, nella scelta dei collaboratori, parenti o affini fino al quarto grado».

Stesso copione al parlamentino di Genova: Franco Rocca nel 2009 per l’incarico di segretario del suo ufficio di presidenza ha guardato tra i congiunti. Assunti senza battere ciglio entrambi i figli a spese della Regione Liguria. Memorabile la difesa: «Qual è il compito di un padre che vede due figli disoccupati in casa? C’è stata un’occasione e l’ho sfruttata». La grande famiglia del centrodestra italiano non lascia indietro nessuno.

fonte: l’Espresso

http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/01/27/news/nuovo-centrodestra-guai-con-la-giustizia-nelle-regioni-uno-su-tre-e-indagato-1.149943