Il passo storico. Merito dell’accordo Spd-Verdi-Linke e della libertà di coscienza concessa da Merkel. Martin Schulz festeggia, ma i falchi della Cdu minacciano ricorso al tribunale di Karlsruhe
La Germania approva il «matrimonio per tutti». Con 393 voti a favore, 226 contrari e 4 astenuti ieri il Bundestag ha varato la legge che garantisce pari diritti a omo ed eterosessuali.
DECISIONE EPOCALE dopo 40 minuti di dibattito: merito della proposta di Spd, Linke e Verdi ma anche frutto della libertà di coscienza concessa dalla cancelliera Angela Merkel ai deputati Cdu. Tuttavia, nonostante la «propaganda», Mutti si è espressa con un «nein» inequivocabile: «Credo nel matrimonio come unione tra uomo e donna».
Con lei tutta l’Union cristiano-democratica a eccezione di 75 parlamentari che hanno votato a favore del provvedimento, tra cui la ministra della difesa, il capo della cancelleria, e l’ex responsabile del dicastero della famiglia.
«Una giornata storica» scandisce Dietmar Bartsch, capogruppo della Linke al Bundestag tra i cofirmatari della norma insieme a Katrin Göring-Eckardt dei Grünen che ricorda «l’impegno costante dell’ex deputato gay Volker Beck» mentre l’Spd celebra la prima «vittoria» del leader Martin Schulz, candidato-cancelliere alle elezioni federali del 24 settembre.
Alla fine, la tattica dell’ex presidente dell’Europarlamento si è trasformata in una strategia vincente: ha spaccato i democristiani minacciando ben più della crisi di governo («Non farò mai alleanze con chi è contro il matrimonio per tutti» aveva giurato domenica dal palco del congresso straordinario Spd a Dortmund) e mettendo alle strette Merkel, obbligata a una più o meno convinta conversione.
SENZA LA NON-OSTILITÀ della cancelliera, comunque, la nuova legge non avrebbe superato il vaglio del Parlamento: la somma dei voti di socialdemocratici, sinistra ed ecologisti coincide con i 320 seggi occupati al Bundestag. Da qui la fondamentale «disobbedienza» di circa un quarto dei 309 deputati dell’Union cristiano-democratica che hanno seguito la propria coscienza ma non solo…
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fonte: Il Manifesto