Milano, città di crumiri ?
Un diffusissimo (basta parlare un po’ in giro) leitmotiv lamenta: “Vengono offerti stipendi da fame perchè, a fronte di un rifiuto, c’è subito un immigrato che accetta”.
Per cui, la ricetta di leghisti, fascisti, nazisti, cattivi populisti e qualunquisti: via gli immigrati (che ci rubano il lavoro).
Premesso che è vero che c’è questa offerta (ormai anche la domanda) di basso prezzo della forza-lavoro (che dovrebbe perlomeno essere, a norma della vigente Costituzione, sufficiente a fare vivere dignitosamente il lavoratore e magari anche la sua famiglia), anche scacciassimo tutti gli immigrati, poi, la “competizione salariale”, coinvolgerebbe i meridionali, i vecchi, le donne (nelle guerre tra poveri purtroppo non sono mai i soldati che mancano).
E allora: che fare?
Quando i padroni chiamavano i crumiri per sostituire i lavoratori in sciopero, il sindacato, giustamente, si poneva intellettualmente in contrapposizione non ai crumiri, bensì ai padroni.
Adesso credo debba essere lo stesso, ma la lotta non dovrebbe essere indirizzata solo verso i padroni, ma anche contro questo mal congegnato Stato il quale, omettendo i controlli, consente anche l’alimentarsi di un conflitto sociale che ci sta profilando persino il disgregarsi della democrazia.