Questo 25 aprile, come ogni 25 aprile, noi ricordiamo la Resistenza antifascista, la riconquista della libertà e l’attraversamento di quello spartiacque etico- sociale che avrebbe traghettato le nostre società dalla barbarie dell’odio, della guerra e del razzismo alla civiltà della pace e della democrazia. La solenne promessa che l’umanità, uscita dall’immane catastrofe, fece a se stessa impegnandosi con il futuro, fu: «Mai più!». Le Carte costituzionali e le Carte universali sorte dalla lotta antifascista sancirono un patto sacrale che istituì i fondamenti per una nuova umanità redenta da discriminazioni, violenze, sopraffazioni dell’uomo contro i suoi simili, da classismo e sfruttamento. Ma più di ogni altro principio il patto sacrale e la solenne promessa affermarono la messa al bando di ogni forma di fascismo dal nuovo orizzonte aperto con il tributo di sofferenze e del sangue di milioni e milioni di donne e uomini. Cosa è rimasto di quel giuramento fatto di fronte alle macerie ancora fumanti dell’Europa martoriata? Poco. E quel poco è immerso in un profluvio di falsa coscienza e di retorica, intossicato da un revisionismo anti-partigiano sconcio e strumentale.
I grandi valori dell’antifascismo sono stati progressivamente svuotati. Le ragioni della cosiddetta real politik hanno permesso agli ex fascisti di rientrare a pieno titolo negli organi più strategici degli apparati di molti Stati fra cui, in modo vergognoso, l’Italia. Nei Paesi centro-orientali della Ue, la fine del socialismo reale, spesso, è stato interpretata come segnale per la riabilitazione delle forze di ispirazione collaborazionista e neonazista. Gravissimo il caso dell’Ungheria. La crisi ucraina per molti aspetti narra la stessa fabula. Avvitata sul delirio economicista e finanziario la dirigenza europea incassa con nonchalance il trionfo del Front National, il cui nazionalismo fascistoide è appena camuffato da un abile maquillage di Marine Le Pen. Proprio in Francia, il Paese simbolicamente più importante per la cultura dei diritti e dell’uguaglianza. Per uscire da questo declino, oggi, in prossimità delle elezioni europee, si apre una preziosa opportunità. L’Ue deve diventare un’unione politica e dotarsi di una Costituzione votata dai cittadini. Detta Costituzione deve dichiarare nei primi articoli il proprio carattere risolutamente antifascista e deve essere premessa di una legislazione che non consenta alle forze di ispirazione nazifascista di essere rappresentate in Parlamento, in quanto incompatibili con le culture democratiche. Se qualcuno avesse qualche perplessità su una simile proposta, faccia uno sforzo di immaginazione per domandare a se stesso in quale Europa vivremmo se avessero vinto «loro».
Autore: Moni Ovadia
fonte: l’Unità
http://leparole-ipensieri.com.unita.it/mondo/2014/04/26/sul-nazifascismo-mai-abbassare-la-guardia/