I musei continuano a essere considerati il luogo per eccellenza dove custodire e ammirare opere d’arte. Ma sono diventati anche spazi sempre più dinamici, luoghi dove incontrarsi, discutere o imparare giocando (il British museum di Londra, per esempio, organizza delle feste-pernottamento per i bambini).
Nel mondo i musei sono circa 55mila, più del doppio rispetto a vent’anni fa. Solo negli Stati Uniti nel 2012 hanno accolto oltre 850 milioni di visitatori. In Italia i visitatori di gallerie e musei hanno superato i 33 milioni in un anno. Nel 2012 nel Regno Unito oltre la metà della popolazione adulta ha visitato almeno un museo o una galleria, la percentuale più alta dal 2005, mentre in Svezia hanno fatto la stessa cosa tre adulti su quattro.
I numeri aumentano anche nei paesi non occidentali, scrive l’Economist. I quattromila centri espositivi della Cina sono stati visitati da 500 milioni di persone, contro i 400 milioni del 2009. In Qatar e negli Emirati Arabi Uniti nuovi musei appena ultimati o ancora in costruzione puntano a trasformare l’area del Golfo in un nuovo polo di attrazione culturale per turisti provenienti da Europa, Russia e Asia meridionale.
Chi li finanzia. Alcuni musei sono stati aperti e vivono grazie a contributi privati, mentre altri sono completamente pubblici. In generale, negli ultimi anni, con la progressiva riduzione dei contributi pubblici, la maggior parte dei centri in Europa, America e Australia cerca di vivere sia con il supporto economico dello stato sia con le donazioni di gruppi privati o singoli cittadini. Il ricavato dalla vendita dei biglietti invece incide relativamente poco, e per questo sempre più musei promuovono programmi di abbonamento (come il Dma friends del Dallas museum of art, negli Stati Uniti).
Un’istituzione come il British museum, che costa ogni anno circa 120 milioni di euro, punta molto sulle donazioni e sugli sponsor ma anche sulla competenza dei suoi dipendenti, da offrire a nuovi musei all’estero. Un contratto con il Zayed national museum di Abu Dhabi, un centro espositivo che aprirà nel 2016, dovrebbe garantire all’istituzione britannica un’entrata annuale di quasi 12 milioni di euro.
Ma non va bene per tutti. In Spagna, per esempio, la crisi economica ha messo in gravi difficoltà i musei aperti negli ultimi vent’anni. Detroit, città con un debito di 18 miliardi di dollari, sta considerando di vendere le sue collezioni con opere di Pieter Bruegel il Vecchio, Vincent Van Gogh e Henri Matisse (valutate un miliardo di dollari dieci anni fa) per sollevare le sue finanze.
Fonte: http://www.internazionale.it/news/cultura/2013/12/24/musei-di-tutto-il-mondo/