Morti sul lavoro, silenzio di Stato
Tre vittime e due feriti gravi in poche ore. Perché chi governa (da sempre) si gira dall’altra parte?
APPROFONDIMENTI
Resana, Treviso: un uomo di 46 anni, Umberto Simioni, è precipitato dal tetto di un capannone su cui stava lavorando. Un tremendo volo di sette metri che non gli ha lasciato scampo. Il tragico incidente sul lavoro è avvenuto stamattina presso le officine meccaniche “Europe meat” di via Roma.
E poi Novoli, Lecce: Stefano Vetrugno, operaio 32enne di Carmiano, è morto ieri sul lavoro precipitando nel vuoto per oltre tre metri mentre svolgeva lavori edili in una sala ricevimenti. Nonostante l’intervento tempestivo di medici e infermieri, per l’operaio edile non c’è stato più nulla da fare.
E poi Rovigo: un addetto di un’impresa che stava lavorando lungo l’autostrada A13 Bologna-Padova è morto ieri sera investito da un camion. Autostrade per l’Italia ha riferito che l’addetto stava raggiungendo un cantiere di lavoro al chilometro 30 dell’autostrada, tra Occhiobello e Villamarzana, più a nord, e per ragioni ancora da chiarire si è fermato in corsia di emergenza ed è sceso dal veicolo dell’impresa su cui viaggiava venendo investito dal mezzo pesante che sopraggiungeva.
E poi Padova: nelle fonderie Anselmi, ieri mattina, un operaio di 44 anni è stato schiacciato dal carrello di un carroponte. Prelevato dall’elisoccorso, è stato ricoverato in ospedale in gravi condizioni.
E infine, ancora, Treviso: un 22enne di Paese, lunedì mattina, è stato schiacciato dal muletto su cui stava lavorando. E’ successo a Olmi di San Biagio di Callalta all’interno del magazzino del negozio Leroy Merlin. Il giovane è stato trasportato da un’ambulanza del Suem 118 all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso; non è fortunatamente in pericolo di vita.
Shhh, silenzio: in tv e sui giornali si parla di altro
Le cronache delle ultime 24 ore raccontano che, da Nord a Sud, si continua a morire sul lavoro. L’emergenza è reale, angosciante. “Questa è appena la giornata ‘lavorativa’ di ieri, 18 giugno 2018, e questi sono solo gli incidenti denunciati. Avete sentito qualche parola dagli esponenti del governo? Nulla. In piena continuità con il silenzio di tutti questi anni”, dice Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana. Al bilancio di Fratoianni va aggiunta la vittima di stamattina, citata all’inizio di questo articolo. Eppure, nell’agenda politica di chi governa, quello delle vittime e degli infortuni sul lavoro non è un tema prioritario, dibattuto, affrontato. Lo Stato spesso si gira dall’altra parte. Queste morti – evidentemente – non interessano a nessuno, se non a coloro a cui mancherà un papà, una madre, un figlio, una sorella o un marito. Shhh, silenzio. In tv e sui giornali si parla di altro.
Incidenti sul lavoro, un’altra giornata da dimenticare
Il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro è fermo da 10 anni
Nel mondo reale, mentre ogni giorno i media sono costretti ad aggiornare il conteggio delle morti bianche, sono trascorsi dieci anni dall’approvazione del “Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro” che attende ancora la firma su circa venti decreti attuativi. Tra tutti, ad esempio, il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi è rimasto lettera morta per tutti quei settori ad alto tasso infortunistico, ovvero caratterizzati da forti complessità organizzative e da gravi fenomeni di concorrenza sleale. Questo complesso di norme inattuate produce una serie di effetti negativi: assenza di tutela per i lavoratori, profonde incertezze nella gestione della prevenzione da parte dei datori di lavoro.
Più di 300 morti nel 2018: la relazione di Di Maio alla Camera
I numeri sono impietosi. Dall’inizio dell’anno, secondo i dati riferiti in Parlamento dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio lo scorso 14 giugno, la conta dei morti sul lavoro è arrivata a 300, una media di due al giorno. Secondo il ministro e vicepresidente del Consiglio, “purtroppo il dato reale potrebbe essere ancora più alto considerando i lavoratori non tutelati dall’Inail e le denunce di infortunio mortale non riconosciute come tali dall’Inail”. Secondo la relazione letta alla Camera da Di Maio, il trend dei primi 5 mesi “registra un aumento degli infortuni ascrivibili principalmente a cadute dall’alto, investimenti a opera di mezzi o macchine, a intossicazioni in ambienti confinati, al ribaltamento di mezzi meccanici specialmente in agricoltura”. Di Maio ha ricordato inoltre che “tra gennaio e dicembre 2017 le denunce di infortunio pervenute all’Inail sono state 635.433, in linea con quelle rilevate nell’analogo periodo del 2016. La diminuzione di 1.379, -0,2%, è dovuta esclusivamente al calo degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro mentre quelli in itinere, nel tragitto casa-lavoro e viceversa, hanno avuto un incremento del 2,8%”.
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