Articolo di Redazione – di Angelo Gerosa
Cosa c’è dietro un infortunio sul lavoro.
Mi hanno chiesto in molti di scrivere sul tema degli infortuni sul lavoro, in quanto sono candidato al parlamento ed ho svolto indagini infortuni per conto della ASL fino al giugno scorso – e tutt’ora svolgo docenza in materia.
Il rischio concreto, in questi casi, è di scrivere frasi di circostanza ed è esattamente quello che voglio evitare. Il problema è spinoso e non si può risolvere invocando norme più stringenti: la legge 81 del 2008 è adeguata ed è stata potenziata nel dicembre scorso. Non servirebbe neppure un inasprimento delle pene: la materia è sistematicamente oggetto di indagini giudiziarie e processi penali ed il raddoppio degli ispettori deciso recentemente aumenterà di parecchio il numero dei controlli.
Il problema a mio avviso sta nella scarsa cultura della prevenzione che porta a non considerare adeguatamente il fattore umano. La scelta di far svolgere un’attività da un lavoratore precario, da un operatore assunto tramite cooperativa o agenzia interinale viene assunta guardando prevalentemente l’aspetto economico e trascurando il tema delle capacità, dell’esperienza e dell’addestramento: cioè della sicurezza. Anche nel dirigere lo svolgimento dell’attività lavorativa il tempo – ovvero la spinta ad operare in fretta ed accelerare sempre di più ogni processo lavorativo – troppo spesso prende il sopravvento sulla sicurezza, che invece necessità di giusti tempi e carichi di lavoro.
Purtroppo la situazione è peggiorata nel corso degli ultimi anni ed in particolare dopo la crisi del 2008: assumere lavoratori a tempo indeterminato è diventata una eccezione e l’esigenza economica di ottimizzare la logistica – cioè limitare al minimo le scorte nei magazzini – ha reso l’organizzazione del lavoro sempre più frenetica.
Il sapere operaio ed il contributo dei lavoratori e dei loro rappresentanti per la sicurezza è preso troppo poco in considerazione, in nome della ricerca del profitto e della presunta oggettività dei documenti tecnico-scientifici, come ben evidenziano i troppi documenti di valutazione dei rischi aziendali che ignorano la reale pericolosità dell’insieme delle attività svolte.
Anche le malattie professionali sono in aumento, in particolare quelle di natura muscolo-scheletrica spesso imputabili a peggioramenti delle condizioni e dei carichi di lavoro. Un fenomeno di cui si parla poco perché, purtroppo, una diagnosi fa meno notizia di un incidente.
La politica può e deve fare moltissimo, valorizzando la dignità del lavoro, esigendo il rispetto dei lavoratore e delle lavoratrici e pretendendo professionalità dai responsabili della sicurezza.