Austria. Decine di corpi senza vita ritrovati sul mezzo abbandonato in mezzo alla strada a 50 chilometri da Vienna. L’ultima tragedia dell’immigrazione sconvolge l’Austria
Morti asfissiati, nel cuore dell’Europa, in un tir abbandonato in territorio austriaco, a 50 km da Vienna. Almeno venti, forse più del doppio: il loro numero non è ancora chiaro, lo si saprà oggi. Migranti di nazionalità ancora sconosciuta. Li hanno trovati, nella tarda mattinata di ieri, gli operatori della società autostrade austriaca (Asfinag), insospettiti dal liquido che gocciolava al di fuori del veicolo fermo nella corsia di emergenza.
La macabra scoperta è avvenuta in un tratto di strada nei pressi di Pandorf, nella parte settentrionale del Burgenland, al confine con l’Ungheria. Secondo le prime ricostruzioni, il tir era fermo dal giorno precedente. Gli inquirenti austriaci sono alla ricerca del conducente e di possibili complici, in collaborazione con le autorità magiare: il mezzo proveniva, con ogni probabilità, da Budapest, stazione di partenza di un viaggio cominciato mercoledì e interrottosi dopo poche ore.
La notizia ha scosso l’Austria, meno «abituata» dei Paesi mediterranei a simili eventi sul proprio suolo. «La tragedia dei profughi ritrovati in autostrada ci mostra come sia necessario salvare le vite umane e combattere i trafficanti di uomini.
È nostra responsabilità offrire asilo a tutti coloro che fuggono da guerra e violenza», ha dichiarato il cancelliere socialdemocratico Werner Faymann, padrone di casa della «Conferenza internazionale sui Balcani occidentali» tenutasi ieri proprio a Vienna, in cui il tema dei migranti è stato al centro dell’attenzione. Parole di condanna per l’accaduto anche dal vicecancelliere conservatore Reinhold Mitterlehner, che chiede all’Unione europea di mettere in cima alla propria agenda la lotta contro «la mafia degli ingressi clandestini».
Mano dura contro i cosiddetti «passatori», cioè gli scafisti via terra, è invocata anche dalla destra xenofoba della Fpö, il partito che fu di Jörg Haider, che alle ultime elezioni ha ottenuto il 20,5%: «Devono aumentare i controlli alla frontiera» ha tuonato il leader Heinz-Christian Strache, in corsa per diventare sindaco di Vienna alle comunali del prossimo 11 ottobre. La Fpö, che in Europa sta con Marine Le Pen e Matteo Salvini, da settimane soffia sul fuoco dell’«emergenza invasione», proponendo regole durissime anti-profughi: chi raggiunge «illegalmente» il Paese perderebbe automaticamente il diritto di chiedere asilo.
E gli unici rifugiati ammessi dovrebbero essere quelli di religione cristiana, «per impedire l’infiltrazione di fondamentalisti islamici». Nei primi sei mesi del 2015 hanno chiesto asilo in Austria (che ha 8,5 milioni di abitanti) in circa 28mila, di cui un quarto siriani e quasi 6mila afghani: troppi, ovviamente, per il partito di Strache.
Parole sacrosante, invece, dalla leader dei Verdi, Eva Glawischnig: «Non si tratta di difendere i confini, ma di proteggere le persone». Che non si mettono volontariamente nelle mani dei trafficanti: «Agiscono così solo perché non vedono la possibilità di arrivare in sicurezza», attacca l’esponente ecologista. Le fa eco l’eurodeputato dei Grünen tedeschi Sven Giegold: «È una vergogna che anche all’interno dell’Ue i profughi debbano ricorrere ai criminali per potersi muovere».
Sulla stessa linea è la Caritas austriaca: «Chi vuole combattere davvero i “passatori” deve impegnarsi affinché si facilitino le procedure per ottenere l’asilo, anche attraverso la distribuzione di visti umanitari per l’accesso all’Europa», ha dichiarato il presidente Michael Landau. Richieste simili anche dalla ong umanitaria tedesca «Cap Anamur», fondata negli anni Settanta dal premio Nobel per la letteratura Heinrich Böll, e da Amnesty International.
La notizia dell’ennesima strage di migranti che cercano rifugio e speranza nel Vecchio continente ha colto molti capi di stato e governo proprio a Vienna, riuniti per la «Conferenza sui Balcani occidentali». Oltre ad esprimere il proprio cordoglio per le vittime, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha affermato che «l’Ue deve aiutare le persone la cui vita è minacciata e che vivono in situazioni disperate, come i siriani». Discorso diverso, però, per i migranti originari dei Balcani: per la leader democristiana loro «hanno poche chance di ottenere asilo in Germania», perché provengono da Paesi considerati «sicuri».
Anche ieri, il tema-profughi ha monopolizzato l’attenzione pubblica a Berlino: il ministro degli interni ha promesso più personale per l’emergenza, e quello della giustizia ha chiesto a facebook di cancellare i post e commenti xenofobi che incitano all’odio contro i richiedenti asilo.