La morte solitaria di Maria Carmela

mio commento: ecco un altro sintomo di abbandono che identifica lo squallore che ci invade la vita. Viene a mancare il minimo rispetto nel prossimo. Bastava una telefonata e invece. I valori di solidarietà che danno l’opportunità di essere altruisti e vivere bene in comunità sono stati abbandonati per lasciare posto all’egoismo medievale che ormai è di pubblico dominio. Tutto ciò mi sconvolge. Mario Piromallo

La morte solitaria di Maria Carmela, la professoressa che diventò invisibile

In quel condominio della periferia romana nessuno ha voluto accorgersi per due anni che non dava più segni di vita. Così un’insegnante arrivata dal Sud è scomparsa dalla vista del mondo

di FRANCESCO MERLO

La morte da sola non puzza così tanto. Ma due anni di indifferenza complice hanno trasformato il forte e normale cattivo odore di un povero cadavere nell’intollerabile tanfo di putrefazione di un’intera comunità: carne guasta e anime marce. Al punto che persino un vecchio cronista di stomaco forte in quel pianerottolo-obitorio si è sentito rivoltare le budella. Eppure a Roma non ti aspetti “il condominio” alla Ballard che convive con la morta per due anni e la sigilla, non per nasconderla ma per non “sentirla” più, per proteggere con il nastro adesivo da imballaggio la propria indifferenza. Insomma, alle finestre sempre aperte di Roma, ai tetti dipinti dal Mafai, tra gerani, basilico e stornelli, non si addice la morte di Maria Carmela Privitera, chiusa e oltraggiata dai vicini, con il fornello che è rimasto acceso per quasi due anni, accanto a due poveri sofficini che non hanno avuto bisogno dell’acqua bollente per scongelarsi e imputridire anch’essi.

La professoressa Privitera se n’è andata così, nel novembre 2013 suggerisce il calendario che teneva in casa, per un qualche malore, con l’acqua sul fuoco appunto, gli occhialoni da miope sul naso, le stampelle sul divano, con addosso il pigiama di casa e il pannolone per l’incontinenza, la chiave girata nella toppa.

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