mio commento: E’ tornato di moda lo sfruttamento dei Lavoratori. Moda che si era un po’ fermata con le lotte attuate nel secolo scorso dagli studenti e dagli operai. Lotte che, nel nostro paese, sono culminate, verso la fine degli anni 70, con l’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, legge n. 300 del 20 maggio 1970, (“Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”). Oggigiorno, queste norme dovrebbero essere ancora più o meno valide. Già, dovrebbero! Infatti questa di Modena è la riprova che i Lavoratori, in molti casi, hanno perso tutti i diritti e vengono schiavizzati con orari di lavoro impossibili e salari da fame! Questo è assolutamente uno dei temi che devono essere tenuti in considerazione dalla politica, per tornare a dare a tutte e a tutti la dignità che nel nostro paese è stata anestetizzata ad arte per togliere a poco a poco i diritti di base ai Lavoratori. E’ una vergogna dover assistere a questa regressione Sociale e, di contro, al fiorire di rendite di capitali per pochi eletti. Chi vuole capire capisca! Mario Piromallo
Modena, False cooperative: lavoratori rinchiusi in cella frigo è scena inaccettabile
La vicenda di un gruppo di operai di due cooperative della logistica nel modenese che hanno denunciato di essere costretti a lavorare anche oltre 250 ore al mese nonché in una circostanza di essere stati rinchiusi in dodici all’interno di una cella frigorifera per sfuggire ai controlli siccome senza contratto – non può passare sotto silenzio, con il suo carico di diritti negati fino alla radice, perché pare provenire dal XIX secolo e non da uno dei cuori produttivi d’Italia, ovvero la provincia modenese.
Presenterò un’interrogazione parlamentare sul caso e sul tema delle cooperative spurie nel settore della logistica e del trasporto, che registra ormai centinaia di casi in tutti i territori dell’Emilia Romagna.
In questo settore strategico le false cooperative ormai imperversano e il marcio che regge questo sistema di illegalità diffusa ogni tanto viene alla luce; questa volta grazie a un coraggioso gruppo di operai che hanno avuto la forza di raccontare quel che sono costretti a subire quotidianamente.
C’è bisogno che le istituzioni alzino la voce e che si intervenga concretamente attraverso un sostegno al reddito per chi denuncia in modo da slegare i lavoratori dal ricatto della povertà; severe sanzioni nei confronti di queste false cooperative e per le aziende che a loro hanno affidato l’appalto; una white list delle imprese che rispettano la contrattazione nazionale.
Il territorio che ha dato vita al modello cooperativo non può rimanere indifferente di fronte alla trasformazione di parte del tessuto produttivo in caporalato legalizzato.