Milano, settimana corta a scuola per risparmiare: “Sabato a casa, riscaldare costa”
Per mantenere calde le aule delle scuole superiori Città metropolitana spende 17,5 milioni all’anno: “Risparmieremmo 2 milioni all’anno da investire in manutenzione”
di TIZIANA DE GIORGIO
A due anni dal primo appello della Provincia (non andato a buon fine), in tutte le scuole superiori arriverà a breve una nuova lettera firmata questa volta dal Provveditorato e da Città metropolitana: chiederà a presidi, genitori e insegnanti di ripensarci. Le istituzioni scolastiche milanesi ci riprovano e tentano la svolta sulla settimana corta: “Reinvestiremo i soldi risparmiati sul riscaldamento per la manutenzione e la sicurezza nelle scuole”.
Nella sede dell’Ufficio scolastico provinciale è stata convocata una riunione tra il provveditore Marco Bussetti e Patrizia Quartieri, consigliera della Città metropolitana con delega all’edilizia scolastica. Obiettivo: trovare insieme una strategia per sensibilizzare gli istituti e riuscire ad arrivare a settembre 2016, ovvero al prossimo avvio delle lezioni, con le superiori del territorio chiuse il sabato. Su 105 secondarie di secondo grado di Milano e provincia, sono 62 quelle dove studenti e insegnanti fanno lezione per sei giorni alla settimana.
Quelle che invece hanno optato per un orario condensato dal lunedì al venerdì sono invece 43, di queste 25 si trovano all’interno dei confini della città. Per riscaldare le aule e gli edifici dove studiano i ragazzi dai quattordici ai diciotto anni Città metropolitana spende annualmente 17,5 milioni di euro. “Abbiamo calcolato che se tutti optassero per la settimana corta potremmo risparmiare 2 milioni all’anno”, spiega la Quartieri. Ma non sarebbe un vero taglio, spiega: quei fondi verrebbero dirottati sulla voce edilizia scolastica, che va dalla manutenzione degli impianti alla sostituzione degli arredi come banchi e sedie.
L’operazione, però, è tutt’altro che facile. In questi anni la proposta della settimana corta causa austerity era già stata bocciata da decine di istituti, che hanno piena autonomia in materia. In prima fila contro la settimana corta si sono schierati in maniera inaspettata soprattutto gli studenti. Specialmente quelli che frequentano indirizzi dove lo studio richiesto a casa è maggiore, come il classico. Così come i pendolari in arrivo dall’hinterland, spaventati all’idea di tornare a casa troppo tardi e di non riuscire a fare i compiti e a studiare senza dover sacrificare sport o altri interessi.
Una delle eccezioni è invece il liceo classico Parini, che per la prima volta quest’anno ha dato alle famiglie dei nuovi iscritti al ginnasio la possibilità di scegliere e ha fatto partire una classe che va a scuola fino al venerdì. Un tassello di un disegno più ampio architettato dalla scuola che segue l’esempio delle high school straniere e che ripensa l’orario delle lezioni e il modo di stare a scuola. Il liceo ha infatti avviato un servizio mensa interno per permettere ai ragazzi di rimanere nell’istituto più a lungo. “Capisco che ci possano essere delle difficoltà nel passaggio alla settimana corta – commenta il provveditore Bussetti – ma è una strada che dobbiamo percorrere: bisogna ripensare al modo di fare didattica, certo, tutto il tempo va ripensato. Ma si può fare e al netto di tutto i vantaggi sarebbero enormi”.
fonte: la Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/10/03/news/m_ilano_scuole_settimana_corta-124211948/