di Angelo Gerosa.
I lettori più anziani forse ricordano l’episodio dei baristi dell’autogrill dell’Emilia Romagna che negli anni ’70 del secolo scorso si rifiutarono di servire il caffè al segretario del MSI Giorgio Almirante (vedi https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/07/quando-a-cantagallo-non-servironocaffe-ad-almirante/648768). L’episodio si è ripetuto nei giorni scorsi a Milano così come racconta Nadia al Corriere della Sera: «Lavoravo in prova in una gelateria di piazzale Siena, stavo servendo i clienti al banco. Ho visto entrare Matteo Salvini. Io non volevo servirlo…Dopo pochi minuti è arrivata la titolare della gelateria, mi ha chiesto di raggiungerla nel retrobottega, e mi ha subito urlato di aver ricevuto una “bruttissima telefonata” da Salvini, che io non dovevo avere questo atteggiamento, ma servire tutti, bianchi, neri, e Salvini. Ho provato a spiegarle che non volevo farlo perché a me Salvini non piace, è una persona razzista e io non apprezzo i razzisti.. Non c’è stato modo di farmi ascoltare. Le ho detto che una dipendente non si tratta così, ma lei ha insistito sulla flguraccia che le avevo fatto fare con Salvini. A quel punto ho capito che era mutile e sono andata via, quando mancava mezz’ora alla fine del mio turno. Chiaramente il tono della discussione avrebbe portato a un licenziamento». A differenza di quarant’anni fa, a difesa di Nadia, non si è schierata una buona fetta di opinione pubblica, ma gli amici face-book della propria madre che, in quanto ex assessora di Forza Italia a Corsico, insieme proprio con la Lega, ha accusato “l’amico” Salvini di aver fatto perdere il posto di lavoro alla figlia. Una difesa d’ufficio che non imbarazza Nadia che, sempre al Corriere, dichiara «Ognuno ha le sue idee politiche, non è un problema. Io odio il razzismo».