Milano città metropolitana: ci scrive l’assessore D’Alfonso.

La Città Metropolitana milanese, per la stragrande maggioranza degli oltre 3 milioni di cittadini che risiedono sul territorio dei 134 Comuni che ne fanno parte, resta, al momento, ancora un UFO, un oggetto non identificato. Le tante aspettative evocate nei dibattiti tra addetti ai lavori durante la sua fase costituente, che hanno preceduto la nomina di secondo grado del Sindaco e del Consiglio Metropolitano, è dubbio che potranno trovare ampia soddisfazione stante i limiti in termine di poteri e di risorse. Da un lato, inoltre, c’è una resistenza oggettiva dei singoli Comuni a cedere parte della propria sovranità, anche  riorganizzandosi, su alcune materie che dovrebbero invece favorire: il protagonismo della nuova Istituzione assieme a risparmi e maggior efficienza dei servizi messi in comune. Resistenza che trova giustificazione proprio nella legge costitutiva delle 10 Città metropolitane, la n. 56 del 7 aprile 2014, che prende il nome dall’allora Sottosegretario della Presidenza del Consiglio e oggi Ministro delle Infrastrutture, Graziano Del Rio. Tutto questo mentre in alcuni importanti Stati UE, come la Francia, e a livello dell’Unione Europea, è in corso il riconoscimento di una più forte autonomia e un maggior ruolo decisionale delle Città Metropolitane. Quella milanese, in particolare, per il ruolo strategico che ha nel Paese rispetto alle altre 9 Città metropolitane italiane, ha bisogno di maggiori autonomie, in primo luogo anche dal soffocante centralismo regionale. Forse è giunto il tempo di ridiscutere la sua legge costitutiva o di pensare ad una legge ad hoc.

Franco D’alfonso (Assessore al Commercio del comune di Milano)