Milano: arrestati 2 dipendenti comunali

Tangenti, il Comune di Milano parte civile. Al setaccio gli appalti gestiti dalla banda

Avviato il procedimento per l’allontanamento dei dipendenti arrestati

di ORIANA LISO e SANDRO DE RICCARDIS

Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, “in nome e per conto dell’amministrazione, si è costituito come parte offesa nel procedimento che ha portato all’arresto di due dipendenti comunali“. Pisapia ha anche disposto un audit interno “per la verifica dei rapporti dell’amministrazione con le aziende coinvolte nell’inchiesta, in particolare in relazione all’attività dei dirigenti e dei dipendenti soggetti all’indagine”.

Per quanto l’attuale amministrazione abbia subito precisato che i fatti d’indagine si riferiscono per larga parte alle amministrazioni precedenti, da martedì gli uffici sono al lavoro per ricostruire tutto quello che gli arrestati e gli indagati – altri quattro dipendenti del Comune, oltre alle aziende coinvolte nella presunta corruzione – hanno toccato. In manette sono finiti l’ex dirigente Mario Grillone, a Palazzo Marino nel 2001 e poi confermato più volte che non lavorava più da alcuni anni, a differenza degli altri due dipendenti arrestai arrestati con lui, e come lui accusati di associazione a delinquere e corruzione, oltre che truffa per assenteismo. In carcere anche l’imprenditore Marco Volpi della ‘Professione edilizia’.

Disposta dunque una radiografia accurata di tutte le gare d’appalto passate, negli anni, attraverso la direzione centrale tecnica, dove si sono ritrovati a lavorare – per un periodo preciso – tutti contemporaneamente. Uno screening che corre parallelo, ovviamente, alle indagini della Guardia di finanza, ma che serve al Comune per capire, anche, come si sono mossi gli indagati, e quindi quali possono essere stati i punti deboli delle procedure di controllo.

Per Giuseppe Amoroso e Angelo Russo, i due dipendenti arrestati con Grillone, la macchina procedurale di Palazzo Marino si è messa in moto: ieri sera gli uffici del Personale attendevano la comunicazione ufficiale dell’autorità giudiziaria sul loro arresto: soltanto con quella carta in mano, infatti, può partire la sospensione cautelativa (obbligatoria, in questi casi). I due già da tempo non lavoravano più negli uffici della direzione tecnica, per normali spostamenti di settore che, periodicamente, vengono decisi dalla direzione del personale. Dipenderà invece dall’evolversi delle indagini l’eventuale azione disciplinare, che potrebbe portare – ma in un futuro – al loro licenziamento. Diversa la situazione degli altri quattro dipendenti indagati: per loro non c’è alcun automatismo, quindi – per il momento – restano in servizio.

L’ordine di scuderia adesso, a Palazzo Marino, è quello di verificare tutto. Lunedì l’assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza riferirà in Consiglio comunale: e, per quanto l’opposizione di centrodestra potrebbe avere qualche imbarazzo (visto che i fatti si riferiscono soprattutto al mandato Moratti) dovrà dare spiegazioni e rassicurazioni anche sulle procedure che si possono mettere in atto per evitare che si ripetano situazioni come quella ipotizzata dalla procura. Le verifiche sulle aziende che vincono le gare d’appalto sono quelle previste dalla legge: ma proprio la legge prevede tempi precisi e l’attesa di sentenze definitive.

Nel frattempo, la Procura – che ha sequestrato 32 lingotti d’oro, più di 500mila euro, gioielli e orologi ai 4 per un valore di due milioni di euro  – non si fermerà. E andrà a fondo anche nelle indagini patrimoniali sui quattro arrestati, considerati epicentro di un gruppo di funzionari pubblici e professionisti che pilotava anche gli appalti che dovevano garantire la sicurezza nelle scuole cittadine, quelli cioè relativi agli “interventi per l’ottenimento dei certificati di idoneità statica”. Un meccanismo che garantiva anche la spartizione delle commesse tra imprenditori, in modo da evitare di farsi la guerra a colpi di ribassi nelle gare comunali.

“Guarda a me interessa.. solo cinque lotti, a me interessa prendere il mio, tu prendi il tuo, lui il suo e gli altri poi vediamo”, dice il 23 febbraio 2012, proprio Volpi a Clemente Rovati, dirigente generale della Coedil.
Entrambi sono indagati anche per turbativa d’asta. Perché, recita uno dei capi d’imputazione dell’indagine, “ponevano in essere accordi strategici al fine di ripartirsi l’assegnazione degli appalti” relativi alle scuole.

Nell’ordinanza di arresto il gip aveva sottolineato “il tenore di vita non adeguato in quanto più alto dei loro redditi ” per quanto riguarda gli uomini di Palazzo Marino finiti in carcere. E aveva messo in fila le spese emerse nel periodo dell’indagine. Russo, per esempio, che “dopo la separazione dalla moglie ha preso in locazione un appartamento da 1.400mila euro mensili”. Amoroso, che “ha acquistato due automobili e una motocicletta e ha cambiato casa”. Accuse pesanti, aggravate dai sequestri di due giorni fa che danno nuovo slancio all’inchiesta.

fonte: La Repubblica

http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/10/01/news/tangenti_comune_milano-124071776/