Milano ANPI, 26/01: posa della “pietra d’inciampo” per Santo Bencich

Pubblichiamo in anteprima, per gentile concessione di Nadia e Sonia Cremascoli Bencich, una parte del lavoro di ricerca delle nipoti del compianto Santo Bencich, morto nel campo di sterminio nazista di Gusen nel 1944. Il 26 gennaio alle 12:45 via Grivola 18 a Milano, sarà posata una pietra di inciampo in ricordo di Santo Bencich. Mario Piromallo / Federico Di Lucchio – Redazione

Nel frattempo, siete invitati ad ascoltare la saga dei Bencich dalla voce di Nadia Cremascoli Bencich la nipote di Santo. Per partecipare al racconto in streaming (con ZOOM) che ci farà giovedì 13 gennaio alle 21, scrivere alla mail anpiniguarda@gmail.com : riceverete il link per la connessione fino a un massimo di 150 persone.

Pietra d’inciampo per Santo Bencich

Il 26 Gennaio 2022 alle 12,55 in Via Grivola 18, a Milano, ci sarà la posa della “pietra d’inciampo” per Santo Bencich nonno di Nadia e Sonia Cremascoli.

Nate dall’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, le “pietre d’inciampo” sono “sanpietrini” in ottone che segnano le abitazioni o i luoghi di lavoro di persone che sono state vittime della persecuzione nazifascita: ebrei, oppositori politici, militari, rom e sinti, omosessuali deportati nei campi di sterminio o giustiziati. Ciascuna di queste pietre, più di 1.300 solo in Italia, rappresenta e tramanda ai posteri una storia di discriminazione e crudeltà, di vite distrutte e di famiglie separate.

Chiediamo a Nadia e Sonia  di poterci raccontare  la vita del loro caro nonno: chi era, cosa faceva e perché si è trovato coinvolto in una pagina triste della Storia del nostro Paese.

“Nostro nonno materno Santo Leonardo Giuseppe Bencich nasce a Parenzo d’Istria. Noi abbiamo sempre sentito parlare di una data approssimativa compresa dal 4 al 19 Aprile del 1900, ma una data esatta non c’è: L’anagrafe locale prese fuoco e quando si trasferì a Milano venne registrato come nato il 20 Aprile questa è la data che solitamente citiamo ed è quella che risulta nei documenti italiani.

Infatti Parenzo (Porec), presente nella regione dell’Istria, ha fatto prima parte dell’impero Austro-ungarico fino alla fine della prima guerra mondiale,  poi annessa all’Italia  e dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale , col Trattato di Parigi venne assegnata alla Jugoslavia. Nel 1991 con la secessione dalla Jugoslavia della Croazia, Parenzo passò sotto la sovranità di quest’ultima.

Le vicende relative alla famiglia di Santo, in particolare come condussero la propria vita nel post guerra saranno oggetto di un approfondimento che Nadia e Sonia, le sue nipoti.

Santo, una volta giunto a Milano, trovò lavoro alla Breda e per un periodo alloggiò alla Torretta di Sesto San Giovanni, una cascina poco distante allora destinata come soggiorno temporaneo per chi arrivava in città in cerca di lavoro, diventata oggi un hotel a cinque stelle. Iniziò ad inserirsi nell’ambiente politico niguardese, nel neonato partito comunista e proprio in quel contesto conobbe nostra nonna, Virginia Bassi, comunista della prima ora e reduce dal congresso di Livorno del 1921, attivista UDI e della sezione Rigoldi di Niguarda. Si innamoreranno in quel luogo mitico, dove ora ha sede il Teatro della Cooperativa. Insieme partecipano al primo congresso clandestino del partito nelle campagne tra Niguarda e Prato Centenario.

Si sposarono con Virginia Bassi conosciuta al congresso del PCI di Prato Centenario.

Si trasferirono poi nella Curt dei Paulott in via Grivola, al quinto piano di una tipica casa di ringhiera.

Santo era benvoluto da tutti in corte: era sempre disponibile a riparare scarpe, pentole, mobili, portare su per le scale le borse della spesa delle signore. Andava nelle campagne vicine, in bicicletta, e raccoglieva patate, procurava uova, lardo, rischiava molto, ma quando tornava era festa in corte, perché  lui divideva sempre tutto, almeno con gli amici fedeli.

Nelle foto scattate in Breda, durante gli scioperi, lui in prima fila è distinguibile  per le sue caratteristiche fisiche  con un aspetto sano e dignitoso.

Purtroppo scoppia la Seconda Guerra Mondiale e la produzione in Breda si faceva sempre più intensa e di pari passo le ore lavorate da nostro nonno, viene  inserita la tessera del fascio rendendo  difficile soddisfare tutti. Cominciavano i pesantissimi bombardamenti da parte degli angloamericani e anche tra i civili i morti aumentavano sempre di più e le case distrutte erano tantissime. Ci fu un grande momento di felicità per la caduta di Mussolini  ma poi la doccia fredda con l’armistizio di Badoglio ed il conflitto proseguì come i bombardamenti.

Nostra madre ricorda che lo vedeva tornare in fretta dal lavoro quando suonava l’allarme, in bicicletta, tutto nero per la fuliggine degli altiforni, sempre con il basco e i suoi amati zoccoli. Lei però godeva poco della presenza del padre, spesso costretta ad andare a letto presto.

Si avvicinava il Marzo del 1944 e iniziavano a preparare i primi scioperi. In fabbrica incrociavano le braccia, impedendo così ai tedeschi di smantellare la catena di produzione di armi per trasferirla altrove, dato che gli anglo-americani erano ormai sempre più vicini, anche se dalla Breda e dalla Borletti armi funzionanti ne uscivano già ben poche, grazie all’efficace boicottaggio da parte degli stessi operai.

In quei giorni nostro nonno decide insieme ad altri di unirsi ai Partigiani in montagna…

Ma la notte tra l’11 e il 12 Marzo 1944  ci fu una delle prime retate e nostro nostro nonno venne arrestato e portato in carcere…le poche notizie che giungeranno tramite pochi bigliettini scritti durante il viaggio di deportazione di nonno Santo di cui perderemo ogni traccia salvo ricostruire nel corso dei seguenti anni la sua storia.

Il 20 Ottobre del  1944, proprio il giorno del bombardamento di Gorla, arrivò il telegramma standard che i tedeschi inviavano per avvisare le famiglie che la persona cara era deceduta a causa di un attacco areo anglo-americano, (come se nostro nonno si fosse recato lì di sua spontanea volontà e poi quando mai gli angloamericani bombardavano i campi ……….) scritto in tedesco. Nel caso di nostro nonno risultava morto il 24 Agosto, giunse quindi a destinazione quasi due mesi dopo. Su di lui cadde completamente il silenzio, non si ebbero più notizie e si arriva ai giorni della liberazione, nell’Aprile del 1945.

Questa è una breve sintesi di quello che accadde.

Per approfondire quella che fu una vera Epopea per la famiglia Bencich invitiamo lettori e Lettrici a partecipare alla diretta Zoom che si terrà giovedì 13 alle ore 21,00, scrivendo alla mail anpiniguarda@gmail.com – riceverete il link per la connessione.

Mario Piromallo / Federico Di Lucchio – Redazione