Due mesi in più per l’Italicum

 

mio commento: il premier non vuole prendere in esame la probabilità di modificare la legge elettorale anche su pressione di una parte dei “suoi”. Gli preme non perdere l’appoggio di “f.i.” e oltretutto rimanendo così, questa legge elettorale, gli dà la possibilità di nominare almeno 100 deputati. Occasione ghiotta per continuare a far eleggere chi interessa, dare continuità alla precedente legge dichiarata incostituzionale e togliere diritti ai cittadini. D’altronde ai cittadini negli ultimi tempi di diritti ne sono stati tolti veramente tanti. Uno più uno meno….

Mario Piromallo 

Legge elettorale. Nel Programma nazionale delle riforme che compone il Def, il governo prevede l’approvazione definitiva a luglio. Ci sarebbe il tempo per le modifiche che chiede anche la minoranza del Pd. Ma Renzi continua a escluderle

Fal­lita la pre­ce­dente pre­vi­sione, che un anno fa indi­cava set­tem­bre 2014 come ter­mine ultime per l’approvazione della nuova legge elet­to­rale, il governo ci riprova e nelle bozze del Pro­gramma nazio­nale di riforma si tiene largo, indi­cando il pros­simo mese di luglio come sca­denza reale. Per allora sarà pronto l’Italicum, garan­ti­scono a palazzo Chigi. Vale a dire un paio di mesi più avanti rispetto a quanto Mat­teo Renzi ha annun­ciato lunedì scorso, durante la dire­zione del Pd con­vo­cata per spez­zare la resi­stenza della minoranza.

La resi­stenza è stata (senza sforzo) spez­zata, ma negli atti uffi­ciali il pre­si­dente del Con­si­glio non dice più «a mag­gio dob­biamo met­tere fine alla discus­sione sulla legge elet­to­rale», si allunga fino a luglio. Un pru­dente mar­gine di garan­zia, che con­sen­ti­rebbe però un’ultima veloce staf­fetta dell’Italicum: potrebbe ancora essere modi­fi­cato dalla camera, a mag­gio, per finire il suo per­corso con una let­tura con­forme del senato. È quello che chiede la mino­ranza del Pd, che a que­sto punto tor­nerà alla carica, ma non è quello che ha in mente Renzi. Al quale l’Italicum sigil­lato dall’ultimo patto con Ver­dini e Ber­lu­sconi va benis­simo anche e soprat­tutto per la pos­si­bi­lità di indi­care cento depu­tati da «nomi­nare», cioè da eleg­gere senza pre­fe­renze. Se fin qui ha messo avanti ragioni di «urgenza» che il Piano nazio­nale di riforma smen­ti­sce (e che del resto erano già poco soste­ni­bili visto che la legge è appli­ca­bile dal 2016) è stato solo per respin­gere ogni pro­po­sta di modi­fica. La con­ferma arriva da una dichia­ra­zione di Ettore Rosato, vice pre­si­dente dei depu­tati Pd e figura in cre­scita all’interno del cir­colo ren­ziano: «L’iter è stato lungo e com­plesso, frutto di una lunga media­zione. Oggi è il momento di deci­dere e abbiamo deciso di appro­vare l’Italicum». Niente male anche il ragio­na­mento della vice segre­ta­ria Debora Ser­rac­chiani, secondo la quale si può discu­tere ma non modi­fi­care: «Se sull’Italicum non si tocca più nulla non man­che­ranno certo gli argo­menti sui quali svi­lup­pare un con­fronto fecondo». È in que­sto clima che la legge elet­to­rale comin­cerà il suo per­corso alla camere mer­co­ledì pros­simo, in com­mis­sione affari costi­tu­zio­nali, affi­data alle cure del pre­si­dente e rela­tore Fran­ce­sco Paolo Sisto, for­zi­sta ten­denza Fitto. Ha assi­cu­rato che — mal­grado i ren­ziani siano in mino­ranza in com­mis­sione — riu­scirà a con­se­gnare l’Italicum all’aule entro il 27 aprile. Una sca­denza che pro­vo­cherà ine­vi­ta­bil­mente ten­sioni e strappi nel lavoro par­la­men­tare, e che perde di senso ora che l’approdo finale della legge è stato pre­vi­sto per luglio.

Il Pro­gramma nazio­nale delle riforme è uno dei tre docu­menti che com­pon­gono il Docu­mento di eco­no­mia e finanza (Def) che il governo è tenuto a pre­sen­tare alle camere entro il 10 aprile. Le bozze in cir­co­la­zione tra i mini­steri indi­cano anche dicem­bre 2015 come data finale di appro­va­zione delle riforme costi­tu­zio­nali (attese a un dif­fi­cile pas­sag­gio in senato). A quella sca­denza andranno però aggiunti i tempi del refe­ren­dum con­fer­ma­tivo (pre­vi­sto per la pri­ma­vera 2016). Quanto ai con­te­nuti stret­ta­mente eco­no­mici del Def 2016, dovrebbe con­te­nere il pre­vi­sto aumento della stima di cre­scita, che pas­se­rebbe dallo 0,6% pre­vi­sto a set­tem­bre allo 0,7% se non 0,8%. Il governo però dovrà ricor­rere a quel poco di «fles­si­bi­lità» con­cessa dall’Unione euro­pea, rin­viando il pareg­gio di bilan­cio di altri due anni, dal 2017 al 2019. Al pareg­gio secondo le pre­vi­sioni dell’esecutivo si arri­ve­rebbe con una cre­scita costante dell’avanzo pri­ma­rio, che pas­se­rebbe dall’1,7% del 2014 al 3,9% del 2018.
Il Def è all’ordine del giorno del Con­si­glio dei mini­stri con­vo­cato per mar­tedì pros­simo, 7 aprile. Per l’approvazione del docu­mento però biso­gnerà aspet­tare una riu­nione di governo suc­ces­siva, pro­ba­bil­mente venerdì 10, l’ultimo giorno utile per rispet­tare i tempi di con­se­gna al parlamento.