Mattarella, un inizio di garanzia

foto dal sito de la Repubblica

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—  Andrea Fabozzi, ROMA, 3.2.2015

Il discorso di Mattarella. I quattro punti del messaggio di Mattarella: la necessità di ricostruire il legame sociale, il ruolo delle forze politiche in parlamento, le priorità nelle riforme e l’urgenza di attuare la Costituzione

Era il pas­sag­gio più atteso nel mes­sag­gio del nuovo pre­si­dente della Repub­blica al par­la­mento, e Ser­gio Mat­ta­rella non ha evi­tato di par­lare delle riforme costi­tu­zio­nali. Fatto un veloce rife­ri­mento alla revi­sione in corso della Carta, ha però dedi­cato buona parte del suo non lungo inter­vento all’importanza di attuare, «garan­tire» la Costi­tu­zione che c’è. Ma al cen­tro del discorso ha messo l’urgenza di recu­pe­rare il «legame sociale».

«L’unità di attese e aspirazioni»

Ascol­tate — a fatica, i tec­nici della camera sono stati costretti a alzare velo­ce­mente l’amplificazione — le prime parole di Ser­gio Mat­ta­rella, si è capito che quell’unica frase con la quale aveva accolto sabato la deci­sione dei grandi elet­tori era già una trac­cia delle sue prime inten­zioni. «Il mio pen­siero va alle spe­ranze e alle dif­fi­coltà dei nostri con­cit­ta­dini. Penso che possa bastare», aveva detto quat­tro giorni fa Mat­ta­rella, e ieri ha esor­dito sot­to­li­neando gli effetti sociali della crisi eco­no­mica: «Ha aumen­tato le ingiu­sti­zie, ha gene­rato nuove povertà, ha pro­dotto emar­gi­na­zione e soli­tu­dine». L’«agenda esi­gente» che il capo dello stato asse­gna a se stesso e a tutte le isti­tu­zioni comin­cia dal «con­fer­mare il patto costi­tu­zio­nale che man­tiene unito il paese e rico­no­sce a tutti i cit­ta­dini diritti fon­da­men­tali e pari dignità sociale e impe­gna la Repub­blica a rimuo­vere gli osta­coli che limi­tano la libertà e l’uguaglianza». L’unità nazio­nale, dice il nuovo capo dello stato, non è un’invocazione «astratta», ed è come se avver­tisse il rischio che la rico­stru­zione patriot­tica ini­ziata da Ciampi e pro­se­guita sul piano delle isti­tu­zioni da Napo­li­tano si stia svuo­tando di senso. Per­ché l’unità diventi «un oriz­zonte di spe­ranza», dice, biso­gnerà «rico­struire i legami che ten­gono insieme la società». Ed è inte­res­sante che in piena crisi dei corpi inter­medi, men­tre altrove si esalta la disin­ter­me­dia­zione, Mat­ta­rella sot­to­li­nei «il ruolo della for­ma­zioni sociali, corol­la­rio di una piena par­te­ci­pa­zione alla vita pubblica».

Il tra­monto dell’antipolitica

Il pre­si­dente non nega le dif­fi­coltà dei par­titi. Smette però la pole­mica con l’antipolitica. E nel par­la­mento con «la più alta per­cen­tuale di donne e tanti gio­vani» rico­no­sce piena cit­ta­di­nanza alla «capa­cità di cri­tica, e per­sino di indi­gna­zione, voglia di cam­biare». Un’apertura che il Movi­mento 5 stelle non può non cogliere, ma che il pre­si­dente accom­pa­gna con la rac­co­man­da­zione a non dimen­ti­care «l’essenza del man­dato par­la­men­tare: non si è espres­sione di un seg­mento della società o di inte­ressi par­ti­co­lari». Un atteg­gia­mento che può far rapi­da­mente invec­chiare due anni di pole­mi­che tra i gril­lini e Napolitano.

«Senza entrare nel merito»

Si sa che Mat­ta­rella vuole restare lon­tano da «una visione troppo esten­siva del ruolo del pre­si­dente della Repub­blica». E ha accet­tato per sé i panni del «garante della Costi­tu­zione», «arbi­tro impar­ziale» che chiede cor­ret­tezza ai «gio­ca­tori». È però signi­fi­ca­tivo che abbia intro­dotto que­sta messa a punto del suo man­dato nel pas­sag­gio in cui ha par­lato delle riforme costi­tu­zio­nali e della legge elet­to­rale, senza dire nulla nel merito: le prime vanno «por­tate a com­pi­mento», la seconda «è una prio­rità». Ha aggiunto che la Costi­tu­zione va rifor­mata «per raf­for­zare il pro­cesso demo­cra­tico». E ha voluto da subito affron­tare il primo corno, la «deroga costante alle forme ordi­na­rie del pro­cesso legi­sla­tivo» di cui il governo Renzi sta for­nendo prove record. Le esi­genze dell’esecutivo, ha detto Mat­ta­rella, vanno bilan­ciate «con il rispetto delle garan­zie pro­ce­du­rali di una cor­retta dia­let­tica par­la­men­tare». Coin­ci­denza (o forse no) ha voluto che pro­prio ieri, per l’eccesso di decreti da con­ver­tire, ter­mi­nata la ceri­mo­nia con Mat­ta­rella, la camera abbia deciso di ral­len­tare la corsa del dise­gno di legge di revi­sione costituzionale.

«Carta da far vivere ogni giorno»

Il pre­si­dente della Repub­blica non ha ovvia­mente un pro­gramma poli­tico, eppure Mat­ta­rella nell’ultima parte del suo discorso ha fatto molti esempi di come attuare la Costi­tu­zione possa essere un vero pro­gramma «rifor­mi­sta». Diritto al lavoro (art. 4), allo stu­dio (art. 34), pro­mo­zione della cul­tura (art. 9), diritti dei malati (art. 38), delle donne (art. 51), ripu­dio della guerra (art. 11) e plu­ra­li­smo dell’informazione (art. 21) sono altret­tanti capi­toli inse­riti nel testo del discorso pren­den­doli quasi let­te­ral­mente dalla Carta. E non è man­cato un rife­ri­mento al dovere di pagare le tasse: «Che cia­scuno con­corra, con lealtà, alle spese della comu­nità nazio­nale». Dove quel rife­ri­mento alla «lealtà» non viene dalla let­tera dell’articolo in que­stione, il 53. Ma magari dall’attualità poli­tica della delega fiscale.

fonte: il Manifesto
http://ilmanifesto.info/mattarella-un-inizio-di-garanzia/