Maroni: salva i fondi alle private e taglia le pubbliche

Scuola, il Pirellone salva i fondi alle private e taglia le pubbliche

Il finanziamento del sostegno al reddito nelle statali passa da 23 a 5 milioni di euro: azzerati gli assegni ai meritevoli. Pizzul (Pd): “Maroni è arrivato là dove nemmeno Formigoni si era spinto”.
Praticamente salvi i fondi per le scuole private, falcidiati quelli per le pubbliche. «Maroni? È peggio di Formigoni», attaccano gli studenti della Rete della Conoscenza che oggi hanno organizzato un presidio fuori dal palazzo della Regione Lombardia. «Roberto Maroni? È arrivato là dove Roberto Formigoni non si era mai spinto. Inspiegabile e ingiustificabile», ci mette il carico il pd Fabio Pizzul. Le voci incriminate del bilancio di previsione regionale 2014-2016 sono tre. E raccontano come a fronte di una semi scomparsa dei contributi al pubblico, si confermano invece quelli ai privati.

E allora i buoni scuola per le paritarie (“Contributi alle famiglie per l’accesso e la libera scelta dei percorsi educativi”) passano dai 33 milioni stanziati quest’anno ai 30 milioni per il prossimo. Quindi un calo di piccole proporzioni. Mentre le “Risorse regionali per la componente sostegno al reddito della dote scuola” — strumento indirizzato agli studenti di tutte le scuole statali — tracollano dai 23 milioni 428mila 803 euro del 2013 ai 5 milioni del 2014. Terzo punto, ancora, “Assegni di studio individuali a studenti meritevoli”: da 5.230.870 euro a 0 (zero).

È benzina sul fuoco per chi — un fronte largo: dalla Cgil a Rifondazione, dal M5S alla Consulta milanese per la laicità nelle istituzioni — ha aderito alla raccolta delle oltre 10mila firme contro i buoni scuola che sempre oggi verranno consegnate alla commissione Istruzione della Regione. Perché i buoni sono considerati «manifestatamente incostituzionali», in contrapposizione all’articolo 33 della Carta («Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole senza oneri per lo Stato»). «È il modello Lombardia — dice Giansandro Barzaghi, dell’associazione Nonunodimeno — un groviglio di provvedimenti che si prefigge scientemente lo scardinamento della scuola pubblica».

Concetto ribadito dalla Flc-Cgil: «La Lombardia non solo appare sorda ad ogni ipotesi di incremento delle risorse in materia di diritto allo studio, ma si ostina con politiche classiste». Al Pirellone i fronti anticontributi alle private (la maggior parte scuole religiose) sono due: uno considerato a torto o a ragione più ideologico, sostenuto dai Cinque Stelle. Un altro più pragmatico, rappresentato dal Pd. «Lavoreremo a degli emendamenti ad hoc — promette la capogruppo grillina Paola Macchi — e ci metteremo di traverso. Sposiamo in toto la battaglia per la scuola pubblica». «Presentiamo emendamenti anche noi. Se insieme al M5S non lo so. Adesso non è il momento di farne una questione di principio ma di portare a casa fondi in più per il reddito», rimarca Pizzul.

La posizione di Roberto Gontero, presidente dell’Associazione genitori scuole cattoliche, è opposta: «È evidente la sproporzione tra quanto gli istituti paritari offrono alla società in termini di servizi educativi, e quanto percepiscono sotto forma di contributi statali, cioè l’1,2 per cento del budget scolastico nazionale contro il 12 per cento di popolazione scolastica gestita». La prospettiva è quindi ribaltata: «Sarebbe auspicabile — aggiunge infatti Gontero — che la situazione delle scuole private degli altri paesi europei, dove in modo considerevole anche le scuole non statali sono finanziate dallo Stato, finalmente potesse diventare quella italiana. Purtroppo, ci aspetta ancora una lunga battaglia, non solo dal punto di vista economico, bensì culturale».

La diretta interessata, cioè l’assessore regionale all’Istruzione, Valentina Aprea, parla di un bilancio riorganizzato: «I fondi tolti in certe voci rientrano tutti attraverso il sostegno alle famiglie disagiate e le premialità specifiche per singoli istituti», spiega. E va bene un certo dispiacere per le
borse di studio azzerate («Quando si taglia si fanno scelte dolorose»), ma la promessa è che «quelle universitarie non verranno toccate». Su un punto però Aprea non transige: i fondi per le private: «Non sarà certo questa giunta a far venire meno il pluralismo educativo, siamo in piena continuità con l’amministrazione precedente. Vorrebbero imporre una scuola uguale per tutti, per noi invece le tradizioni vanno rispettate».

fonte: La Repubblica