Marino: voglio risanare Roma

Nel giorno della defenestrazione del Sindaco di Roma pubblichiamo questa intervista da lui rilasciata al quotidiano Il Manifesto nel dicembre 2014. Nell’intervista si parla di poteri forti, di malavita organizzata, delle amicizie pericolose del precedente sindaco neofascista e sopratutto della volontà di rinnovamento di Marino.

«Mi sento la mente più lim­pida e il cuore più deter­mi­nato ad andare avanti per risa­nare que­sta città, anche con un secondo man­dato». Il cielo sopra il Cam­pi­do­glio come lo spi­rito del sin­daco Igna­zio Marino si sta rischia­rando, dopo set­ti­mane di «vio­lente aggres­sioni» che l’uragano sco­per­chiato dalla pro­cura di Roma, città dell’eterno malaf­fare, sem­bra aver spaz­zato via, almeno per il momento. Negli uffici al primo piano dell’ingresso della Lupa sono ancora intonsi due enormi fal­doni, le carte dell’inchiesta sul «Mondo di mezzo» che «il pro­cu­ra­tore Pigna­tone mi ha gen­til­mente fatto per­ve­nire». «Ma sta­mat­tina mi sono goduto tanto anche la vostra coper­tina, dav­vero», sor­ride Marino mostrando la prima del mani­fe­sto di ieri: «Un panda da salvare».

Dun­que, sin­daco, ora si sente più forte?

Da set­ti­mane inter­ro­gavo me e i miei col­la­bo­ra­tori sui reali motivi di tanto dispie­ga­mento di forze ed ener­gie con­tro di me e i miei fami­liari da parte di per­sone — sena­tori, con­si­glieri… — che dovreb­bero avere cose più impor­tanti a cui dedi­carsi che non ad un film sulla mia Panda rossa. Ma non sono un inge­nuo. Ho un lungo elenco di casi sui quali, appena sco­perti, ho sol­le­ci­tato l’intervento diretto degli organi inve­sti­ga­tivi. Il 14 luglio 2013, venti giorni dopo il mio inse­dia­mento, già solo guar­dando il cam­bio di desti­na­zione d’uso di nume­rosi negozi della città che da frut­ti­ven­doli diven­ta­vano slot machine, dichia­rai in un’intervista la mia pre­oc­cu­pa­zione per la pre­senza della cri­mi­na­lità orga­niz­zata. Nello stesso mese ho chia­mato gli ispet­tori del Mef: la guar­dia di finanza, dopo quat­tro mesi di lavoro in que­sti uffici ha docu­men­tato, in 200 pagine, un lungo elenco di ille­citi o fatti ille­gali. A set­tem­bre 2013 ho chiuso la mega­di­sca­rica di Mala­grotta come chie­deva da anni l’Europa e non imma­gi­navo allora che l’imprenditore Cer­roni potesse essere arre­stato. Subito dopo ho man­dato in pro­cura tutte le carte sulla com­pa­gnia assi­cu­ra­tiva par­te­ci­pata dal comune di Roma. E ancora: ad otto­bre ho otte­nuto le dimis­sioni di Franco Pan­zi­roni, ora agli arre­sti e con Ale­manno Ad dell’Ama (l’azienda dei rifiuti, ndr). Diciamo che la sua visione pro­fes­sio­nale era incom­pa­ti­bile con la mia. Le sto dicendo solo le cose più impor­tanti: a novem­bre sco­prii irre­go­la­rità nei con­corsi in Cam­pi­do­glio, a Marzo 2014 ho tra­smesso in pro­cura gli atti rela­tivi ad un immo­bile al Pin­cio che Ale­manno aveva dato in con­ces­sione gra­tuita (pro­to­collo mai rati­fi­cato dall’assemblea capi­to­lina, ndr) alla Roma Capi­tale Invest­ments Foun­da­tion, della cui pre­si­denza faceva parte anche un podo­logo amico dell’ex sin­daco. Ad aprile 2014 ho chie­sto l’intervento della pro­cura su un lodo arbi­trale tra la Colari di Man­lio Cer­roni e il comune di Roma che non avrebbe potuto essere svolto e che rico­no­sce al pro­prie­ta­rio di Mala­grotta un risar­ci­mento di 900 milioni per i man­cati introiti futuri dopo la chiu­sua della disca­rica. Ed è un caso ancora non risolto. Stessa cosa è suc­cessa nei tra­sporti, per un con­tratto sti­pu­lato dalla giunta Vel­troni con la Tevere Tpl che ora chiede al comune 77 milioni di euro come rical­colo della cifra con­cor­data addi­rit­tura anche sul pre­gresso. Potrei con­ti­nuare. Adesso con il pre­si­dente dell’Anac Raf­faele Can­tone lavo­re­remo per com­mis­sa­riare tutti gli appalti che risul­te­ranno illegali.

Sin­daco, tutto ciò riguarda le ammi­ni­stra­zioni pre­ce­denti, ma anche durante il suo man­dato sono con­ti­nuati gli affi­da­menti diretti ad enti per alcuni ser­vizi sociali, come i cen­tri per immi­grati o i campi rom. Il con­si­gliere radi­cale Ric­cardo Magi e il pre­si­dente dell’associazione 21 luglio, Carlo Sta­solla, sono in scio­pero della fame per chie­dere la chiu­sura del cen­tro di acco­glienza di via Visso, inu­mano e troppo costoso. Come pensa di vol­tare pagina su que­sti punti?

Da mesi lavo­riamo anche con Magi e Sta­solla per il supe­ra­mento dei campi rom come anche dei resi­dence per l’emergenza abi­ta­tiva. Emer­genze che io non ho più rin­no­vato. Sono pro­blemi diversi, ma per esem­pio con una deli­bera ho inter­rotto il mec­ca­ni­smo che faceva spen­dere ai cit­ta­dini 2000/2600 euro al mese per un allog­gio popo­lare in resi­dence che sono ghetti, come fos­sero appar­ta­menti a Piazza di Spagna.

Il suo asses­sore Daniele Ozzimo è indagato…

Per quanto ne sapevo io, Ozzimo stava lavo­rando bene pro­prio in que­sta dire­zione. E ora stiamo con­ti­nuando a stu­diare un mec­ca­ni­smo diverso: dare alle fami­glie dav­vero biso­gnose 5000 euro per tra­sfe­rirsi in appar­ta­menti da loro scelti, con­tri­buendo all’affito per due anni con 800 euro al mese. In que­sto modo con gli stessi soldi aiu­tiamo il tri­plo delle fami­glie e rispet­tiamo la loro dignità sman­tel­lando gli agglomerati-ghetto. Nello spe­ci­fico delle fami­glie rom che non chie­dono alloggi popo­lari ma sono deter­mi­nate a vivere nella lega­lità, l’idea è di par­tire con dei pro­getti di autocostruzione.

Ma l’inchiesta sul «Mondo di mezzo» ci dice che le mafie si infi­lano anche nelle pie­ghe della lega­lità. Non c’è un pro­blema di mac­china ammi­ni­stra­tiva da rivedere?

Infatti ho chie­sto al segre­ta­rio gene­rale una rela­zione con tutti i cur­ri­cola dei diri­genti di dipar­ti­mento, per capire se è oppor­tuna una rota­zione dei ruoli api­cali, tenendo cer­ta­mente conto delle com­pe­tenze e rispet­tando chi ha fatto bene il pro­prio lavoro.

Quando ci sarà il rim­pa­sto di giunta?

Sono preso da urgenze impel­lenti, in que­sto momento, ma non oltre una set­ti­mana, dieci giorni al mas­simo, conto di deci­dere sulla rial­lo­ca­zione dei talenti in giunta e anche sull’ingresso di figure impor­tanti con le quali ho preso con­tatti. Una delle modi­fi­che più impor­tanti è la delega alle peri­fe­rie che non ho ancora deciso se tenere per me. Però per le peri­fe­rie abbiamo inse­rito nell’assestamento di bilan­cio 18 milioni e ho già dato indi­ca­zioni nel bilan­cio 2015 di indi­vi­duare somme con­si­stenti. E stavo ragio­nando anche su una delega alla lega­lità e alla trasparenza.

L’assessore alle poli­ti­che sociali sarà ancora Rita Cutini?

(Il chi­rurgo sor­ride come davanti a un paziente impa­ziente, ma non risponde,ndr).

Non ha ancora deciso?

Farà parte delle rifles­sioni dei pros­simi giorni.

Durante la cam­pa­gna elet­to­rale ho visi­tato quella coo­pe­ra­tiva che, dal mio punto di vista, faceva un lavoro utile alla col­let­ti­vità con il rein­se­ri­mento sociale dei dete­nuti. Le foto che girano anche con Buzzi sono state scat­tate in quell’occasione quando ho incon­trato anche tante per­sone che lavo­rano nella coo­pe­ra­tiva e che oggi sco­prono la verità, come tutti noi, sul loro respon­sa­bile. Con Buzzi non ho avuto con­ver­sa­zioni di lavoro né quel giorno né mai. Incre­di­bil­mente, si tenta ancora una volta di alzare un pol­ve­rone su una visita pub­blica e alla luce del sole pro­prio men­tre escono inter­cet­ta­zioni della mafia in cui si parla di farmi fuori.Ha detto di non aver mai cono­sciuto Sal­va­tore Buzzi, pre­si­dente della coo­pe­ra­tiva 29 giu­gno. C’è una foto che invece la ritrae con lui.

Ha deciso se accet­tare la scorta?

No, non ho avuto ancora non dico una notte ma nem­meno qual­che ora di sere­nità per discu­terne con la mia fami­glia, per­ché la pre­senza di una scorta è un peg­gio­ra­mento della qua­lità della vita non solo per me. Mi fac­cia dire però che più che pen­sare di dare le scorte a Marino, biso­gne­rebbe pen­sare a toglierla a chi non ne avrebbe bisogno.

Parla di Gianni Ale­manno, ora indagato?

Fac­cia lei.

L’assemblea capi­to­lina ha eletto il nuovo pre­si­dente, dopo le dimis­sioni di Mirko Coratti, inda­gato, e il vice. Lei come ha votato?

Sono con­tento per il segno di discon­ti­nuità. Nono­stante l’ottimo lavoro, la grande serietà e dili­genza di Franco Marino, volevo avere per la prima volta nella sto­ria di Roma due donne. Sono stato il primo soste­ni­tore di Vale­ria Baglio, donna equi­li­brata e una madre che cono­sce le dif­fi­coltà e le gioie della vita quo­ti­diana nella nostra capi­tale. Oltre ad aver dimo­strato carat­te­ri­sti­che da leader.

Ora il suo par­tito si stringe come un sol uomo attorno a lei. Ma negli scorsi mesi da chi si è sen­tito meno appog­giato, dal Pd romano o dal Nazareno?

Dal Pd romano ho rice­vuto cri­ti­che severe, sia pur logi­che all’interno del dibat­tito poli­tico. Dal Pd nazio­nale ho rice­vuto invece inco­rag­gia­mento, soste­gno, sup­porto, aiuto, dispo­ni­bi­lità. Anche con deci­sioni sto­ri­che come l’inserimento nella legge di Sta­bi­lità di un fondo di 110 milioni dal 2015 per Roma, come lo hanno tutte le altre capi­tali euro­pee. Non è un regalo ai romani, per­ché la capi­tale d’Italia sostiene tra l’altro i costi di 1400 eventi nazio­nali l’anno. Vede, io amo Papa Fran­ce­sco e sono stato orgo­glioso che Roma sia stata la sede per la san­ti­fi­ca­zione di due papi il 27 aprile ma quell’evento è costato ai romani 7 milioni di euro.

C’è stata una regia nera, secondo lei, die­tro le rivolte delle peri­fe­rie romane?

Io non sono un inve­sti­ga­tore ma penso che un gruppo di per­sone che nasco­ste dai pas­sa­mon­ta­gna orga­nizza una rivolta tirando tra le 60 e le 80 bombe carta non è for­mato da sem­plici cit­ta­dini, sep­pure esa­spe­rati. E poi, la suc­ces­siva sedi­cente «mar­cia delle peri­fe­rie» capi­ta­nata da Gianni Ale­manno non era certo un cor­teo di vecchiette.

 

Eleonora Martini –