Lei avanza nell’aula del Senato. Gli occhi la precedono, un bagliore intermittente, un taglio felino, l’annuncio di un gioco d’inganni. Gli incauti pensano sia la bellezza al potere, in realtà è la bellezza del potere. Maria Elena Boschi è la fortuna, il segretario fiorentino è Niccolò Machiavelli. Non si può indagare la fortuna senza rileggere ‘Il Principe’. Non si fa un’indagine sul renzismo senza raccontare la Boschi…. La genesi: Maria Elena è la pianta che cresce nel latifondo della Democrazia cristiana in Toscana, un fazzoletto d’Italia bianca in una regione tinta di rosso. In famiglia gli affari sono maschi, la politica è femmina…. Maria Elena è il grappolo d’uva bianca di questo vigneto, lontanissimo l’uvaggio rosso della sinistra. In poche parole, un’eresia…. Fredda. Piena di nuances che confondono. Calcolatrice. A ogni sua mossa, s’apre (e chiude) una botola da giungla vietnamita. La Boschi emana il piacere di stare nella trincea. Bella e implacabile…
[Mario Sechi, ritratto del ministro Boschi sul Foglio]
Anche l’Economist (che suggerisce a Renzi di puntare su di lei per il Campidoglio se vuole fare delle elezioni romane una vera sfida) elogia la “super eroina” che ormai è diventata il marchio più rappresentativo del renzismo. Madrina delle riforme, onnipresente nei passaggi chiave, una spanna sopra tutti gli altri adepti del premier che ha superato anche in questo Berlusconi: lui un alter-ego donna ce l’ha già.