Lega, la Lombardia verso il referendum federalista: Maroni chiede aiuto al M5S
A Milano e in tutta la regione i cittadini saranno chiamati a esprimersi sull’autonomia. Si andrà alle urne in primavera o in autunno. Ma è polemica sulla spesa di trenta milioni di euro
di ANDREA MONTANARI
Sale la tensione sul referendum sull’autonomia della Lombardia, fortemente voluto dalla Lega, a un giorno dal voto in Consiglio regionale. La proposta della maggioranza è chiedere ai cittadini lombardi di esprimersi sulla richiesta di maggiori autonomie, in base all’articolo 116 della Costituzione. Un quesito in realtà molto più blando della concessione dello statuto speciale alla Lombardia inizialmente voluto dal Carroccio e dal governatore Roberto Maroni. Modificato dalla maggioranza di centrodestra per ottenere il voto anche del Movimento Cinque Stelle, determinante con i suoi nove consiglieri regionali, per ottenere la maggioranza dei due terzi prevista dallo statuto regionale. Il quesito rivolto ai cittadini lombardi uscito dalla commissione Affari istituzionali infatti è questo: «Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per chiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione?».
In cambio, i grillini hanno ottenuto l’adozione per la prima volta del voto elettronico, se si voterà il referendum. Su quest’ultimo punto, in commissione Affari istituzionali il sì è stato unanime. Anche se resta la polemica sui costi della consultazione. La giunta guidata da Roberto Maroni ha già stanziato lo scorso luglio 30 milioni di euro, ma i Cinque Stelle sostengono che con il nuovo sistema si potrà comunque risparmiare gran parte di questa cifra. Se il referendum ottenesse i due terzi dei sì nell’aula del Pirellone, entro sabato 28, in base allo statuto, il governatore Maroni dovrebbe firmare il decreto per stabilire la data della consultazione. Sentito il prefetto e la Corte d’appello, in una domenica compresa tra aprile e giugno. Trattandosi di referendum consultivo e non abrogativo, lo statuto non prevede il raggiungimento di un quorum. Quindi l’esito sarebbe valido in ogni caso.
I rumors della ultim’ora raccontano che la Lega, all’ultimo momento, potrebbe presentare un emendamento per modificare la legge e consentire di prevedere una seconda finestra per votare il referendum in autunno. Ipotesi che piacerebbe molto anche ai grillini, che avrebbero condizionato il loro voto favorevole anche a questo punto. Maroni, che dopo il sì della commissione Affari istituzionali aveva chiesto di integrare il testo in aula per renderlo più incisivo, alla fine dovrebbe accontentarsi solo di inserire il riconoscimento della «specialità» delle competenze relative alla Lombardia. Correzioni e limature che servirebbero a blindare il voto dei rappresentanti di M5S, anche se c’è chi sostiene che, in realtà, i grillini potrebbero dividersi. Per garantirsi il via libera al referendum con la maggioranza dei due terzi, al centrodestra infatti servono almeno cinque voti di esponenti dell’opposizione.
Di tutt’altro avviso gli altri partiti dell’opposizione di centrosinistra, come Patto civico e Pd, che annunciano battaglia. «Maroni a norma di legge può chiedere già oggi maggiori competenze per la Lombardia – attacca il capogruppo del Pd in Regione Enrico Brambilla – E invece preferisce la strada inutile, lenta e costosissima di un referendum consultivo che, se prevalessero i sì, avrebbe come unico risultato che il Consiglio regionale dovrebbe fare tra qualche mese ciò che può già fare oggi a costo zero. I Cinque Stelle hanno la possibilità di fermare questo spreco di denaro e di tempo che serve solo alla propaganda della Lega».
fonte: La Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/02/15/news/la_lombardia_verso_il_voto_autonomista_in_aula_il_referendum_maroni_prenota_il_via_libera_con_il_soccorso_m5s-107418708/