Lombardia. Il buono scuola discrimina.

di Luciano Mulbhauer.  C’è una sentenza del Tar che dice che Regione Lombardia discrimina gli studenti della scuola pubblica e c’è una dichiarazione dell’assessore regionale che afferma che nulla cambia, poiché la sentenza “non ha alcun effetto sul buono scuola”. E così, l’ultima puntata dell’annosa e scandalosa storia del finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia sembra tingersi di giallo.
Ma il giallo non c’è, perché in realtà è soltanto una questione di punti di vista. Tecnicamente ha senz’altro ragione l’assessore Aprea (vedi suo comunicato del 5 aprile), perché la sentenza del Tar, depositata il 2 aprile scorso, accoglie soltanto in parte il ricorso dei genitori di due ragazze della scuola pubblica e, soprattutto, riguarda la delibera regionale precedente, in vigore fino all’anno scorso e sostituita all’inizio del 2014 da una nuova deliberazione.
Politicamente, invece, l’assessore ha torto marcio, perché si tratta della prima volta che un organo della magistratura riconosce quanto denunciamo da anni, cioè che il sistema del buono scuola è discriminatorio. O per dirla con le parole del Tar: “L’amministrazione ha previsto, senza alcuna giustificazione ragionevole e con palese disparità di trattamento, delle erogazioni economiche diverse e più favorevoli per coloro che frequentano una scuola paritaria… pur a fronte della medesima necessità e della medesima situazione di bisogno economico”.
Detto questo, ovviamente, rimane il fatto che quella sentenza non incide direttamente sul presente e che il Tar non ha sollevato la questione dell’incostituzionalità del buono scuola, limitandosi a considerare illegittima la parte riguardante i contributi per l’acquisto di libri di testo. Inoltre, si tratta soltanto della sentenza di primo grado e quindi non c’è nulla di definitivo.
In altre parole, la sentenza del Tar non è una rivoluzione e nemmeno una riforma. Ma è sicuramente un altro tabù che cade, una nuova crepa nel sistema escogitato nel 2000 da Formigoni e oggi fatto proprio anche da Maroni, poiché la discriminazione e la disparità di trattamento sono in ultima analisi le fondamenta sulle quali poggia tutta il meccanismo.
Oggi l’opposizione istituzionale allo scandaloso meccanismo del finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia può sembrare più flebile rispetto agli anni passati, ma in cambio è cresciuta in maniera sensisbile la consapevolezza nella società. Certo,  non ancora in tutta la regione, ma sicuramente a Milano, come ha dimostrato la reazione di insegnati, genitori e studenti al brutale taglio dei contributi regionali per la sola scuola pubblica, operata da Maroni nel dicembre scorso.
La strada da percorrere è dunque ancora lunga, ma la sentenza del Tar e la nuova sensibilità sociale ci confermano che è quella giusta. Quindi, non ci resta che percorrerla con ancora più determinazione.
 
Luciano Muhlbauer