Lombardia: sanità, si alla riforma

Mio commento: cambiano solo i titoli, da Asl si passa a Ats e gli ospedali diventano Asst (Aziende socio sanitarie territoriali), ma ai cittadini restano i problemi annosi e mai risolti. Mario Piromallo

Sanità, assessorato unico e nuove Asl: il primo sì alla riforma in Lombardia

Solo sospesa la legge Daccò, rinviate le fusioni tra gli ospedali che dovranno occuparsi delle cure sia ospedaliere sia territoriali per anziani e cronici. Novità anche per pronto soccorso e 118. In Aula le sedute sulla riforma andranno dal 14 luglio al 6 agosto

di ALESSANDRA CORICA

Blitz in commissione sulla riforma della sanità. Grazie a un accordo blindato tra Forza Italia, Lega e Ncd, il provvedimento ha ottenuto il primo ok. Dopo mesi di liti e la presentazione da parte dei forzisti di 103 emendamenti in polemica con Carroccio e alfaniani ora ritirati. Il primo sulla creazione di un’unica agenzia al posto delle attuali Asl. E il secondo che cassava l’assessorato unico al Welfare, irrinunciabile per Maroni. Che infatti l’aveva detto chiaro e tondo: “O si fa la riforma, o si va tutti a casa”. Una minaccia che ha portato ieri i partiti ad approvare, compatti, tutti gli articoli. Al contrario dell’opposizione. “È una riforma zoppa e gattopardesca” obiettano i grillini Dario Violi e Paola Macchi, “i problemi rimangono inalterati e gli scandali non sono scongiurati” scandiscono Sara Valmaggi e Carlo Borghetti del Pd.

La governance
La riforma prevede l’unione delle deleghe alla Salute (oggi in mano al forzista Mantovani) e alla Famiglia (ora governata dalla maroniana Cantù) in un assessorato al Welfare. Un punto, questo, su cui i forzisti hanno espresso dubbi, soprattutto in riferimento allo statuto regionale, che prevede sia il presidente ad assegnare le deleghe. Di qui, la riformulazione: la creazione del super assessorato sarà propedeutica all’applicazione della riforma. Sarà possibile, ma non obbligatoria: “Abbiamo specificato – sottolinea il leghista Fabio Rizzi – che sarà in ogni caso prerogativa del presidente: contiamo di predisporre poi un ordine del giorno per il Consiglio che rafforzi l’indirizzo”. Un compromesso per tutti, insomma. In Aula le sedute per la riforma andranno dal 14 luglio al 6 agosto e il testo potrebbe essere riscritto per l’ennesima volta.

Le Agenzie di tutela della salute
Il disegno che ha ottenuto l’ok prevede la scomparsa delle 15 Asl: saranno sostituite dalle Ats (Agenzia di tutela della salute), che si occuperanno di contratti, negoziazione e acquisto. La riorganizzazione che era stata proposta da Rizzi (Lega) e Angelo Capelli (Ncd) ne prevedeva otto: il capitolo, però, è ancora oggetto di discussione. E quali territori le agenzie dovranno riunire sarà specificato in un allegato, da votare lunedì quando si tornerà in commissione.

Il primo passo
“Nella prossima seduta  –  spiega l’alfaniano Capelli  –  sarà approvato l’intero progetto. Questa riforma è un primo passo di un’evoluzione più generale: dopo affronteremo una revisione anche degli altri articoli della norma attuale”. Ovvero, quelli che per ora restano fuori dalla riforma, che infatti interessa solo i primi due titoli della legge 33 di Formigoni. “In Lombardia partiamo da una buona legge  –  ragiona il ciellino Stefano Carugo  –  Con questa riforma, una parte rimane in piedi ed è cosa buona. Speriamo che alla fine dell’iter ci sia una governance che possa funzionare per il bene dei cittadini”.

Gli ospedali e i pronto soccorso
Con la riforma, gli attuali 29 ospedali saranno sostituiti dalle Asst (Aziende socio sanitarie territoriali) che dovranno occuparsi delle cure sia ospedaliere sia territoriali per anziani e cronici. Il testo Lega-Ncd ne prevedeva 22: anche in questo caso, gli accorpamenti (che avranno un impatto forte a Milano) sono stati rimandati all’allegato. Prevista anche maggiore autonomia per l’Areu, che gestisce il 118. Ma che ora dovrebbe diventare responsabile anche dei pronto soccorso, e ricevere fondi in più.

Le legge Daccò e i privati
Nel testo approvato, rimane la libertà di scelta e la parità tra pubblico e privato, così come le funzioni non tariffabili. Al contrario, la cosiddetta legge Daccò – di cui il lobbista, in carcere per il crac del San Raffale, sarebbe stato inspiratore – è stata stralciata. Prevedeva che gli enti ‘no profit’ potessero avere finanziamenti in più per progetti speciali, soprattutto edilizi. L’eliminazione, però, non sarebbe definitiva: a luglio in Consiglio dovrebbe arrivare una versione ‘light’, per sostenere gli ospedali religiosi e i centri non collegati a società con fini di lucro. La nuova versione dovrebbe prevedere che i fondi siano assegnati solo per i servizi sanitari. A favore dei privati, poi, anche l’ok all’emendamento forzista che permette ai convenzionati di riunirsi sotto un ‘gestore unico’, creando una sorta di ‘mini cartello’ per trattare con la Regione.

fonte: la Repubblica

http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/06/22/news/riforma_sanita_-117471533/