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Riforma sanità, al Pirellone parte la maratona: ambulatori e Asl i punti contestati
Migliaia di emendamenti e non solo dell’opposizione. Maroni minaccia: “Faccio saltare le ferie d’agosto”. Ecco cosa cambierà davvero per i pazienti
Mega ambulatori di medici di famiglia e mini ospedali simili alle case della salute: dovrebbero essere questi i punti centrali della riforma Maroni. Il provvedimento prevede l’introduzione di Asl più snelle e la riunione negli ospedali delle cure ospedaliere e territoriali. Il testo in Consiglio da oggi tocca però solo la prima parte del sistema da Formigoni, visto che sono esclusi temi come la prevenzione, le malattie rare e i servizi di salute mentale. Che rientreranno in una riforma “bis”, rimandata a settembre. Sarà una maratona in Consiglio regionale per l’approvazione della nuovo riforma della sanità lombarda.
L’opposizione di centrosinistra promette infatti ostruzionismo e presenta migliaia di emendamenti e ordini del giorno. “Sara il Vietnam”. Ma anche Forza Italia, a sorpresa, presenta sette emendamenti più otto sub emendamenti che si aggiungono ai trentuno già depositati dalla maggioranza di centrodestra. L’aula è stata convocata per tutta la settimana. Sul piede di guerra anche i sindacati. Roberto Maroni ribatte: “Non è una riforma per far cassa, ma per aumentare le risorse. Se l’atteggiamento delle opposizioni non cambia, proporrò che il Consiglio sia convocato tutto agosto. Saltiamo le ferie. Rispetto il giudizio di tutti, ma non ascolto chi mi parla di vizi generici a prescindere, come Totò. Siamo circondati da tanti Totò lombardi: sono contrari a prescindere”.
Il cuore della riforma Maroni sta nel concetto di “continuità della cura”, soprattutto per anziani e malati cronici. Il provvedimento si basa sull’introduzione di Asl più snelle e di ospedali che riassumano le cure ospedaliere e quelle del territorio. E sulla creazione di un unico assessorato al Welfare, per unire le attuali deleghe a Salute e Famiglia. Un capitolo, questo, ancora controverso per la maggioranza, come dimostra l’ennesimo tentativo fatto ieri da Forza Italia per cambiare l’articolo che lo prevede. Ma, rivoluzione della governance a parte, cosa cambierà davvero per i pazienti che si rivolgono alle strutture lombarde?
I medici di famiglia
Quello delle cure primarie è uno dei capitoli che dovrebbe cambiare di più con la riforma Maroni. In base a quella che dovrebbe essere la novità principale: il passaggio dalla cura al “prendersi cura” del paziente. Dai controlli di routine fino al ricovero in ospedale. Di qui, l’ideazione di mega ambulatori (le Aft, aggregazioni funzionali territoriali, e le Uccp, Unità complesse di cure primarie) con medici di famiglia, per curare i pazienti con patologie come diabete, o malattie cardiache e respiratorie, e fare prelievi ed esami come eco o radiografie. Accanto a queste strutture, poi, è prevista la nascita dei Pot, i presidi ospedalieri territoriali: mini ospedali, simili alle case della salute della Toscana, in cui ricoverare quei malati che, dopo un intervento, hanno bisogno di riabilitazione.
Addio agli ospedali
Eccetto i tre con mille letti (Niguarda, Civili di Brescia e Giovanni XXIII di Bergamo), gli ospedali attuali si trasformeranno in Asst (Aziende socio sanitarie territoriali), con due bracci: uno per i ricoveri ospedalieri e uno per le cure territoriali, in collaborazione con i medici di famiglia. Per avere servizi come l’assistenza domiciliare o le cure ai disabili, quindi, i pazienti dovranno rivolgersi a questi nuovi enti. Un punto focale della riforma, visto che rispecchia l’unione tra sanità e sociale del super assessorato. Ma controverso, sia perché nel testo della maggioranza si dà spazio alla creazione di Asst private. Sia perché legato a quegli accorpamenti tra ospedali sui quali, da settimane, la maggioranza litiga. Soprattutto a Milano: per Lega e Ncd l’ortopedico Pini dovrebbe andare con il Policlinico, il Buzzi con il Sacco e i 23 poliambulatori con i Fatebenefratelli. Forza Italia invece vorrebbe il Pini con il Cto, e Buzzi, Fatebene e Melloni riuniti in un polo materno-infantile. Di qui, anche i dubbi su quante Asst nasceranno. E sul taglio dei manager: Maroni ipotizzava di far sparire oltre 60 poltrone. Per ora, però, ne salterebbero appena 16.
Asl più snelle
Con la nascita delle Asst, le attuali 15 Asl perderanno i servizi territoriali (come, le cure per anziani e disabili). E assumeranno solo funzioni di gestione, controllo e programmazione, diventando agenzie. Le nuove Ats (Agenzie di tutela della salute) avrebbero allora il compito di supervisionare la continuità delle cure erogate ai pazienti, sia gravi sia cronici. Di cui però non si occuperanno più in modo diretto, visto che questo compito spetterà alle Asst. Ancora lontana la quadra, però, su quante Ats nasceranno: se Carroccio e alfaniani ne vogliono otto, gli azzurri invece spingono a tutti i costi per una sola.
I fondi ai privati
Anche questo è un capitolo controverso. Maroni aveva promesso di spazzare via il passato “con la ramazza” in mano. Nei fatti, però, il sistema attuale rimane pressoché invariato. Poiché non solo viene confermata la “libertà di scelta” tra pubblico e privato, ma anche le funzioni non tariffate e le maggiorazioni dei rimborsi per gli istituti di ricerca. Ovvero, i due tipi di finanziamento finiti al centro dei casi Maugeri e San Raffaele. La riforma mantiene, seppur edulcorata, anche la cosiddetta “legge Daccò”, ispirata dal lobbista in carcere per il crac del San Raffaele, proprio per aumentare i rimborsi a favore di via Olgettina.
Le parti mancanti
Il testo in discussione tocca solo la prima parte della legge varata 17 anni fa da Formigoni. A mancare sono diversi temi. Come la prevenzione, i servizi funebri, la cura delle malattie rare. E soprattutto i servizi di salute mentale, oggi in capo ai centri psicosociali, che dipendono dagli ospedali: con la trasformazione di questi in Asst, anche questa rete è da ridefinire. Un capitolo complesso, che la maggioranza ha deciso di rimandare a settembre. Con la riforma “bis”, annunciata ieri in commissione Sanità, con relatore Capelli: la discussione dovrebbe partire in autunno, con la legge approvata entro fine anno.
fonte: la Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/07/13/news/sanita_-119014328/