L’ipocrisia di chi applaude le azzurre della staffetta e…

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L’ipocrisia di chi applaude le azzurre della staffetta e nega il diritto di cittadinanza ai migranti
Ho davanti a me l’immagine dell’ultima copertina di Left. Un attimo prima avevo rivisto la gara vincente della staffetta femminile delle quattrocentiste azzurre che sono state utilizzate, anche giustamente, come messaggio “anti Pontida”. Qualcosa non mi tornava ci ho ragionato, ho cercato di allargare i punti di riferimento e poi, in ritardo, ho capito.
Ad una certa Italia, quella dell’ “io sono antirazzista ma…”, quella che oggi critica un governo che procede nelle politiche del mai criticato governo precedente, questa immagine fa bene, è rassicurante, consolatoria. Sembra dire:«Vedete come siamo diversi noi da fascisti e leghisti?». Immediatamente tanto i leader di Lega che di Fratelli d’Italia hanno plaudito le atlete che, ovviamente “sono italiane, mica clandestini sui barconi”. Questo induce ad alcune amare considerazioni. La prima è che, con storie diverse, chi nata in Italia da un genitore autoctono, chi arrivata da bambina, chi sposata con un italiano, insomma con diverse modalità le ragazze hanno avuto accesso alla cittadinanza. Per alcune di loro – e bisogna esserne felici – l’ottenimento di tale diritto è stato reso più veloce dalle eccellenti prestazioni sportive.
Che lo sport sia un veicolo favoloso di inclusione sociale è cosa nota, basti guardare le nazionali di calcio, le squadre dei campionati, per capire che in questo senso chi corre o dribbla dimostra di essere più veloce di chi urla in un campo lombardo vestito di verde con tanto di crocefisso, elmo e corna, ma anche di chi siede in un banco parlamentare o spesso, davanti ad una tastiera.
Ma se, come gran parte delle loro coetanee, Libania, Mariabenedicta, Ayomide e Raphaela, avessero fatto altro nella vita, il loro destino sarebbe stato altrettanto propizio? Il ruspante (nel senso di guidatore di ruspe) titolare del Viminale, avrebbe inviato loro tweet ruffiani e avrebbe espresso il desiderio di incontrarle? Se fossero state “normali” studentesse, donne impegnate in mansioni che danno meno notorietà, se fossero state lavoratrici o lavoratori sfruttate o sfruttati da qualche padano padrone, avrebbero meritato eguale attenzione?
Se avessero osato aggirarsi per le piazze delle italiche città sarebbero state additate come simbolo di inclusione e di nuova società o come dimostrazione di “degrado”, “insicurezza”, se non “sostituzione etnica”, come blaterano anche certi sedicenti di sinistra?
Le medagliate, in quanto atlete e nonostante una legislazione sulla cittadinanza semplicemente ignobile, sono riuscite, con maggiore o minore fatica ad ottenere il fatidico status, tanto che proclamano in maniera solare la loro estraneità alle domande banali di un certo giornalismo altrettanto arretrato…per continuare a leggere:
https://left.it/2018/07/03/lipocrisia-di-chi-applaude-le-azzurre-della-staffetta-e-nega-il-diritto-di-cittadinanza-ai-migranti/