L’invasione del tappeto rosso

Il ponte degli scalzi

Venezia. Alla Mostra la Marcia delle donne e degli uomini scalzi. Tanti i migranti: «Quali clandestini, siamo cittadini»

La manifestazione di Venezia © Anteo Marinoni/LaPresse  

 

Come da copione, la Mar­cia delle donne e degli uomini scalzi di Vene­zia si con­clude sul tap­peto rosso della Mostra del cinema: per una volta a cal­carlo non sono le star del jet set ma Kaled, Samir, Niham e ideal­mente, con loro, i tanti rifu­giati che chie­dono acco­glienza in tutta Europa.

Qual­che migliaio di mani­fe­stanti, rigo­ro­sa­mente a piedi nudi, hanno attra­ver­sato il Lido: tante donne, ragazzi e ragazze, tra loro decine di migranti. Soprat­tutto dall’Africa: Nige­ria, Gam­bia, Sene­gal. Si vedono anche ban­diere del sin­da­cato: spic­cano quelle verdi della Cisl, ma ci sono pure iscritti della Uil, e una nutrita rap­pre­sen­tanza della Cgil, con in testa la segre­ta­ria Susanna Camusso.

Folto anche il drap­pello di poli­tici, ma se si eccet­tua il vignet­ti­sta Staino dell’Unità, della galas­sia ren­ziana non si vede nes­suno. In qual­che modo, si tratta di “ex”: l’ex segre­ta­rio di Sel Nichi Ven­dola, la ex mini­stra Livia Turco, gli ex pid­dini Ste­fano Fas­sina e Pippo Civati. Avvi­stato anche l’ex sin­daco di Padova ed ex mini­stro Fla­vio Zano­nato. A rias­su­mere la piat­ta­forma della mani­fe­sta­zione è Giu­lio Mar­con, di Sel, che con il regi­sta Andrea Segre, altri attori e arti­sti, un vasto arco di asso­cia­zioni, ha orga­niz­zato in pochi giorni le marce in tutta Ita­lia: «La prima urgenza — spiega — è quella di alle­stire cor­ri­doi uma­ni­tari sicuri e pro­tetti, a livello euro­peo. Si dovrebbe poter fare già nei paesi di ori­gine, o a pochi chi­lo­me­tri dalle coste, inter­cet­tando i bar­coni per sal­vare chi fugge. E acco­gliere tutti, innan­zi­tutto, cali­brando poi l’intervento a seconda che si tratti di rifu­giati o di migranti economici”.

Il tema main­stream, quello che nella ver­sione Mer­kel, o in quella di Sal­vini, impone una netta distin­zione tra chi acco­gliere e chi riman­dare a casa, qui non sem­bra porre dubbi: tutti con­cor­dano sulla neces­sità di non discri­mi­nare. Lo spie­gano Rita e Filo­mena, due gio­vani sorelle della Con­gre­ga­zione Char­les de Fou­cauld di Fermo, casa di acco­glienza per migranti: «Gli uomini sono tutti uguali, e non puoi sele­zio­nare. Poi anche chi fugge dalla fame, chi tenta di soprav­vi­vere con i pro­pri figli, è come se venisse da una guerra. Noi cer­chiamo di far inte­grare le per­sone che stanno da noi: adesso alcuni di loro stanno creando una coo­pe­ra­tiva con diversi mestieri».

«Da Vene­zia a Kobane, da Buda­pest a Bru­xel­les: #apie­di­scalzi #refu­gee­swel­come». «Io non sono un peri­colo, io sono in peri­colo». «Abbiamo biso­gno di docu­menti». Tanti gli slo­gan por­tati sui car­telli dai migranti, men­tre i cen­tri sociali del Nor­dest — tra loro Luca Casa­rini — scan­di­scono «La nostra Europa non ha con­fini, siamo tutti clan­de­stini», con la dop­pia ver­sione finale: «siamo tutti cit­ta­dini». A metà strada ven­gono messe a dispo­si­zione diverse baci­nelle di tem­pere colo­rate: chi vuole può bagnarsi i piedi e lasciare le pro­prie orme sul via­lone che porta al Casinò.

San­kung, un ragazzo del Gam­bia, spiega di essere ospite con altri 50 immi­grati in un albergo di Chiog­gia: le pro­ce­dure per vagliare le loro richie­ste di asilo sono len­tis­sime, così c’è chi è da oltre un anno in attesa. E visto che non hanno docu­menti, per il momento non pos­sono nean­che cer­carsi un lavoro rego­lare. Il gruppo è accom­pa­gnato da Elena Fava­retto, dell’associazione di volon­ta­riato Migran­tes: spiega che la com­mis­sione di Padova, che ha in carico le loro richie­ste, con­cede gli asili con il con­ta­gocce. Gian­luca Schia­von, del Prc, spiega che il suo par­tito sta spe­ri­men­tando l’accoglienza nelle sedi locali in diverse città.

Tra i bon­ghi e i canti dei migranti e le musi­che dif­fuse dal camion­cino dell’organizzazione, risuo­nano le parole dell’appello letto dall’attrice Otta­via Pic­colo: «Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha biso­gno di met­tere il pro­prio corpo in peri­colo per poter spe­rare di vivere o di soprav­vi­vere. E’ dif­fi­cile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo. Ma la migra­zione asso­luta richiede esat­ta­mente que­sto: spo­gliarsi com­ple­ta­mente della pro­pria iden­tità per poter spe­rare di tro­varne un’altra. Abban­do­nare tutto, met­tere il pro­prio corpo e quello dei tuoi figli den­tro ad una barca, ad un tir, ad un tun­nel e spe­rare che arrivi inte­gro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai biso­gno». In attesa del ver­tice Ue di lunedì, gli ita­liani e i migranti che hanno mar­ciato oggi in tutto il Paese spe­rano che si apra uno spi­ra­glio per una poli­tica comune dell’asilo e l’istituzione imme­diata di cor­ri­doi umanitari.

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/linvasione-del-tappeto-rosso/