In Italia, in due anni, su circa 10 milioni di minori quelli in stato di indigenza sono passati da 723mila a 1 milione e 434mila.
Molti altri vivono in una zona grigia e sono ad alto rischio.
“Una situazione che colpisce fasce di età sempre più basse e che interessa anche vaste aree del Nord”, osservano gli esperti.
Gli effetti si spingono oltre le privazioni materiali, diventano deficit sociale con migliaia di ragazzi esclusi dallo sport, dalla cultura, dalla possibilità di invitare un amico a casa. I finanziamenti per combattere l’impoverimento sono stati dimezzati
testi e video di MARINA CAVALLIERI
I poveri della porta accanto
ROMA – Crescono, aumentano, vivono al Nord come a Sud, formano un esercito senza nome che pochi notano, di cui poco si sa. Sono i bambini poveri e l’unica cosa certa è che in due anni sono raddoppiati: su un totale di circa 10 milioni, erano 723mila nel 2011, sono saliti a 1 milione 434mila nel 2013. E dal 2012 al 2013 sono cresciuti di oltre il 30 per cento.
Le cifre dell’ultima rilevazione Istat indicano quelli che si trovano in uno stato di “povertà assoluta”, ovvero che si trovano nella “incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza”, come mangiare carne o pesce tutti i giorni, possedere libri o giochi adatti alla sua età o avere uno spazio adeguato per fare i compiti. Ma ce ne sono molti altri, sono quelli che vivono parcheggiati in una zona grigia, impoveriti, a cui la crisi ha tolto molte cose che è difficile definire superflue: la possibilità di fare sport, di andare in vacanza, di fare una gita scolastica o frequentare un centro estivo, o peggio, proseguire gli studi. Sono i poveri della porta accanto, svantaggiati, ma non in modo vistoso, a cui la famiglia continua a dare una vita apparentemente dignitosa ma che nasconde già molti vuoti, ragazzi a cui può bastare poco per passare il confine, la sottile linea rossa della povertà definitiva.
Sempre più piccoli e al Nord. Ma chi sono i bambini poveri? Sono i figli delle famiglie numerose che non arrivano a fine mese, i bambini degli immigrati senza lavoro e spesso senza casa, delle madri single che si arrangiano, dei genitori separati. O sono i figli delle coppie giovani, con lavori precari, famiglie dove l’arrivo di un bambino mette in crisi il bilancio familiare. Marco, Christian, Manuela, Camilla, Vlad… Le loro storie tutte diverse e tutte uguali: chi è finito in una casa famiglia dopo uno sfratto, chi lascia gli studi, chi sta tutto il giorno in casa davanti alla tv e mangia solo pizza e patatine. La maggior parte ha difficoltà a scuola, scarsa socializzazione, non va in vacanza o solo con le organizzazioni religiose. Tra i desideri che elencano c’è “andare allo stadio”, “poter fare tardi la sera”, “un cellulare nuovo”, “una casa”. Microdesideri. “Per conquistare un futuro bisogna prima sognarlo”, scrive la poetessa Marge Piercy, ma per molti bambini sognare è un lusso, c’è solo da vivere il presente, il quotidiano, giorno per giorno.
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fonte: La Repubblica