Articolo di Redazione
In Liguria il Pd perde le elezioni a causa delle scellerate politiche del governo attuale con l’eliminazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che ha dato il via libera a una riforma del Lavoro che peggiora rispetto alla precedente già penalizzante per Lavoratrici e Lavoratori, con una riforma della scuola che vede quella pubblica in continua decadenza e tanto altro.
Governo che si è guardato bene di tornare a dare benefici allo Stato Sociale di chi deve lavorare per mantenere la propria famiglia insieme alla dignità che sfugge dalle mani.
Infatti, questo governo ha addirittura attuato riforme che con la collocazione storica del partito che lo sostiene, non hanno niente a che vedere.
Ovviamente, tutto ciò ha inevitabilmente portato, la Sinistra ligure, a staccarsi decisamente dal Pd e dal centro, per presentarsi alle elezioni correndo da sola.
Il risultato ottenuto da Luca Pastorino con la Rete di Sinistra e la sua lista omonima, a quanto pare, ha spostato gli equilibri in Regione Liguria dando il via libera a una vittoria impensabile del centrodestra.
Certamente, perdere l’amministrazione di una regione storicamente anti destra è fastidioso e malinconico e, invece di fare il mea culpa e un esame di coscienza nel dopo elezioni, la candidata Pd sconfitta in Liguria, R. Paita, si è affrettata a dare la colpa alla sinistra che si è staccata.
Esame di coscienza che hanno il dovere di fare anche i vertici del Pd.
A proposito di tutto ciò, la politica del Pd che stiamo vivendo un po’ su tutto il territorio nazionale è volta a un auto decisionismo che, vogliamo sperare, cominci a essere riesaminato per poter essere ri-condiviso.
A proposito del mio articolo allego la risposta di Pastorino alle accuse della Paita:
La replica di Pastorino. Non arretra anzi rilancia. Accusato di aver portato il Pd alla sconfitta, con la decisione di uscire dal partito per candidarsi in contrapposizione a Raffaella Paita, Luca Pastorino si difende. “Chi ha votato per noi non avrebbe votato Paita. I nostri sono voti di delusi dal Pd. L’analisi va fatta in modo diverso. Il Pd si interroghi: si trova con il 25% e partiva dal 42% delle Europee”. (La Repubblica)
Mario Piromallo