COMUNICATO STAMPA
Si tratta di vero e proprio “razzismo istituzionale”. Non è possibile definire in altro modo la decisione del sindaco di Turbigo, Christian Garavaglia, di Forza Italia, che ha fatto approvare dal consiglio comunale un forte aumento della Tari (la tassa sui rifiuti) per i cittadini che accettano di ospitare profughi.
Il sindaco, che si spaccia per docente di economia, ha voluto un coefficiente di calcolo, per chi eventualmente decidesse di aderire al protocollo della Prefettura, pari a quello delle mense, quindi evidentemente spropositato se applicato ad una normale famiglia.
Eppure a Turbigo nessuno ha aderito al protocollo della Prefettura, emesso circa un anno fa. E’ dunque una scelta di chiaro stampo elettorale, oltre che razzista, che si inserisce nel pericoloso solco scavato dallo sciacallaggio di Salvini e proseguito dalle farneticanti dichiarazioni del candidato della Lega alla presidenza della Regione Lombardia, Attilio Fontana, sulla difesa della razza bianca.
Di questo passo, con la sottovalutazione dei rigurgiti fascisti e razzisti che riaffiorano in ogni dove, la destra potrebbe rispolverare le leggi razziali.
Marco Dal Toso
Sulla questione è intervenuto l’avvocato Marco Dal Toso, candidato alla Camera dei Deputati nella lista di Liberi e Uguali nel collegio uninominale di Lombardia 1 (Magenta Abbiategrasso) e nel collegio plurinominale di Magenta, Abbiategrasso, Legnano, Rozzano.
“Penso che la delibera proposta dal Sindaco – ha detto Dal Toso, esperto di temi inerenti i diritti civili e sociali – riguardante l’aumento della tassa rifiuti per chi ospita richiedenti asilo (su regolare incarico della Prefettura) sia politicamente discriminatoria e che, dal punto di vista giuridico, possa essere censurata sotto il profilo dell’eccesso di potere con riferimento alla figura dello sviamento della causa tipica dell’atto” .
“Tale provvedimento – ha proseguito – è palesemente strumentale sotto il profilo propagandistico e va rigettato con forza, per ragioni di equità sostanziale nonché di carattere costituzionale (art. 3 della Costituzione)”.
“Le altre istituzioni – ha concluso – dovrebbero, sul punto, assumere una chiara posizione”.
Maria Caterina Vono
E all’istituzione direttamente interessata dal provvedimento del sindaco di Turbigo, ossia alla Prefettura, si è subito rivolta Maria Caterina Vono, candidata di Liberi e Uguali al Consiglio Regionale della Lombardia.
Ieri, nel corso di un incontro istituzionale, ha presentato al Prefetto di Milano il messaggio del Comitato Intercomunale per la Pace, riportato di seguito:
Apprendiamo dalla stampa che il Consiglio comunale di Turbigo, su proposta del sindaco, ha approvato un aumento della tassa rifiuti per chi ospita richiedenti asilo (su regolare incarico della Prefettura), equiparando tale situazione a quella di una “mensa”.
Certamente chi ospita qualcuno in casa – e dovrebbe valere per chiunque – produce più rifiuti ed è giusto che paghi di più. Quanto? In base al numero di persone, verrebbe da dire, specie se si sta parlando di ospitare qualcuno in famiglia e non di un ristorante, un self service o una mensa pubblica. Non si capisce quindi perché si debba equiparare una famiglia ad una mensa e parlare, così leggiamo sulla stampa, di pagare “molto, molto di più, nell’ordine di dieci volte di più”. Non è giusto. È evidente.
E infatti il sindaco, a quanto pare, giustifica la scelta fatta dal Consiglio comunale come una modalità per disincentivare l’applicazione del protocollo della Prefettura perché a Turbigo non vuole che arrivino profughi.
Siamo esterrefatti di fronte a tale sfrontatezza: usare una tassa comunale a fini politici e propagandistici, con un’evidente forzatura logica e, aggiungiamo noi, nella direzione sbagliata. Invece di favorire l’accoglienza, di fare qualcosa per persone in stato di bisogno (e per altro molte esperienze dimostrano che la presenza dei richiedenti asilo sul territorio è un’occasione positiva per tutta la comunità), si volta la faccia dall’altra parte e si costringono la Prefettura e i comuni vicini a sobbarcarsi un peso ulteriore.
Ma, certo, fa comodo dare la colpa dei problemi dei propri cittadini agli stranieri e illudere i propri compaesani che, senza qualche richiedente asilo in più a Turbigo, le cose si risolveranno come per magia.
Per tacere poi del fatto che non si capisce come si possa dire “prima gli italiani”, e noi non siamo d’accordo perché guardiamo ad ogni uomo prima come persona che come cittadino di una nazione, e poi infischiarsene dell’indotto economico che la presenza di richiedenti asilo porta con sé (senza incidere sulle casse del Comune), da chi lavora per professione nell’accoglienza al panettiere di paese. Ma, evidentemente, non basta più essere italiani, bisogna anche avere certe idee politiche e questa è una deriva assai pericolosa, che comincia a somigliare ai tempi in cui per avere diritti bisognava avere la tessera del partito.
Rifiutiamo quindi un simile atto, che riteniamo indegno della nostra cultura e della nostra civiltà, e ci appelliamo alle istituzioni, a cominciare dalla Prefettura, e ai cittadini di Turbigo, perché facciano sentire la loro voce.
Restiamo umani. Per il bene di tutti.
Sergio Colombo
Presidente del Comitato intercomunale per la Pace