Liberazione, il soldato inglese: “Senza di noi che c’eravamo, la verità potrà essere distorta”
Intervista a Harry Shindler, che oggi ha 93 anni ma a 20 combatteva in Italia con l’esercito britannico. E racconta: “Il 25 aprile eravamo sfiniti, e per noi casa era ancora lontana”
di MARCO PATUCCHI
ROMA – “E’ l’inizio della fine. Quando non ci saremo più noi della nostra età, noi che il 25 aprile del 1945 c’eravamo davvero, noi che avevamo combattuto sul campo di battaglia per costruirla quella libertà, ecco, quando ce ne saremo andati per sempre, allora la verità potrà essere cancellata, distorta. E’ solo l’inizio della fine…”.
Harry Shindler ha 93 anni, a venti era in Italia con l’esercito britannico a combattere il nazifascismo: lo sbarco di Anzio, la liberazione di Roma, la battaglia di Rimini, lo sfondamento della Linea Gotica, la liberazione dell’Italia. Lui c’era. Ma non ci sarà sabato alle celebrazioni di Porta San Paolo e del Campidoglio. Per la prima volta da quando vive nel nostro Paese, dove rappresenta la Italy Star Association (l’associazione dei veterani inglesi), ha declinato l’invito a parlare dal palco, come ha fatto ogni 25 aprile degli ultimi vent’anni. Ha detto “no” perché non capisce le polemiche nate intorno alla Brigata Ebraica. Quelle scaturite dalle tensioni di piazza del 2014, quando si sfiorò la rissa tra gli esponenti della comunità ebraica e i manifestanti schierati dietro una bandiera palestinese. Polemiche che hanno portato quest’anno all’annullamento del tradizionale corteo romano.
Shindler non vuole entrare nel merito della questione. Ha le sue idee sui drammi del Medioriente, ma non accetta il sovrapporsi di vicende che secondo lui non hanno nulla a che fare con la Festa della Liberazione e che, anzi, rischiano di offuscarne valore e significato: “Hanno annullato il corteo proprio quando si celebrano i settanta anni dalla Liberazione… Una ritirata inaccettabile, davanti a quattro cretini. Conosco il coraggio dei veri partigiani, abbiamo combattuto fianco a fianco, di sicuro non avrebbero ceduto a certi compromessi”.
Ma non crede che, in fondo, sia legittimo partecipare alle celebrazioni del 25 aprile con qualsivoglia bandiera, compresa quella palestinese?
“Conosco e per certi versi condivido la causa palestinese. Ma mi chiedo cosa c’entrino certe liti nazionali e internazionali con la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. E’ come se il 25 aprile qualcuno sventolasse una bandiera cinese. O come se venissero a manifestare i sindacati con le loro bandiere per protesta contro i licenziamenti. Una contestazione sacrosanta anche questa, ma da fare in altre occasioni e in altre piazze. Sabato si festeggia l’unità del popolo, non ha senso trasformare il 25 aprile in un’occasione di divisione e di scontro. O, peggio, in una cerimonia dell’establishment, come sarà senza il corteo. Lo ripeto, questo è l’inizio della fine: se si va avanti così, tra qualche anno il significato della Festa della Liberazione verrà completamente stravolto”.
Harry Shindler nei giorni della Liberazione – foto dal sito de la Repubblica