l’Italia è fanalino di coda in Europa per investimenti in prevenzione: 0,5% della spesa
sanitaria complessiva, contro una media UÈ del 2,9%. Si stima, inoltre, che nel nostro Paese la mancata prevenzione di infortuni e malattie professionali costi circa
45 miliardi (il 3% del PIL).
La prevenzione non deve essere declinata solo sul singolo individuo
(convincimento dei singoli su fumo, alimentazione, screening), ma deve essere
interpretata soprattutto come lotta alle cause di malattia e malessere
(cause sociali, ambientali e culturali delle principali patologie “prevenibili”),
tenendo anche conto degli effetti della crisi, della povertà, dell’invecchiamento,
dell’immigrazione e della precarietà sociale sulla salute.