l’eredità del governo Monti

Il PIL italiano è sceso, nei primi tre mesi di quest’anno, del 2,3% rispetto all’anno scorso. Due virgola tre per cento. Lo dice l’Istat. Istituto nazionale di statistica, in pratica l’ente di ricerca che attraverso le statistiche ufficiali che sforna con regolarità e precisione fotografa l’andamento del nostro Paese. Due virgola tre per cento in meno in un anno. E’ tanto o è poco? Vediamo gli altri paesi. In America, nello stesso periodo, è cresciuto dello 0,6%. In Inghilterra e in Germania anche, di poco ma è cresciuto. In Francia no, è calato dello 0,1%. E tanto basta per far dire, agli analisti, che i francesi vanno incontro ad un periodo di recessione economica. Domandiamoci: se loro con la diminuzione dello 0,1% del Pil – la prima dall’insorgere della crisi – entrano in recessione, noi con la diminuzione del 2,3% – la settima consecutiva come, ahimè le sconfitte interiste – noi dove ci troviamo esattamente? E dove avremmo dovuto trovarci, oggi, secondo i calcoli e le stime, le riforme politiche e le manovre economiche della tecnica al governo? Torniamo un attimo indietro. Mario Monti – professore di economia, rettore della Bocconi, commissario europeo, senatore a vita, presidente del consiglio dei ministri, candidato premier alle elezioni scorse, autocandidato alla presidenza della Repubblica e a quella del Senato, ideologo della famosa “agenda unica per uscire dalla crisi” – ha impostato la sua azione di governo, così tanto lodata dalle principali cancellerie europee, verso un obiettivo preciso: un Pil in crescita dell’1,3% nel 2014, passando per un aumento dello 0,3% nel 2012. Oggi l’Istat ci dice, a conti fatti, che ha sbagliato per un dato complessivo pari al 2,6% in un solo anno. Aveva previsto, tecnicamente, che i consumi delle famiglie sarebbero rimasti stabili. Sono crollati, ci dice l’Istat, e più ancora lo vediamo bene da noi. Aveva previsto che anche gli investimenti alle imprese sarebbero rimasti stabili. Scesi verticalmente del 2.6%. Aveva previsto che, grazie “alla Fornero”, il costo del lavoro per unità di prodotto sarebbe diminuito: è avvenuto esattamente l’incontrario. Tutto questo in un anno circa. E come aveva previsto tutto ciò? Perché aveva previsto tutto ciò? In virtù di cosa Mario Monti, “l’uomo dell’emergenza”, aveva previsto tutto ciò? Aveva previsto tutto ciò in nome dell’effetto che avrebbero avuto sul nostro paese le sue “riforme”. In qualsiasi dizionario di scienze politiche si trova, del termine “riforma”, la medesima definizione: riforma è tutto ciò che, in un determinato campo, spinge in avanti la realtà della situazione data. Oltre che con l’Istat, oltre che con gli italiani, la breve vicenda di Monti al governo entra in rotta di collisione con il vocabolario. Lui resta adesso al Senato a vita. Gli effetti della sua tecnica resteranno a lungo nelle vite di tanti italiani. L’Italia dopo Monti resta a lungo nella recessione della sua economia. E dell’esperienza di Monti al governo resta oggi la maggioranza che l’ha sostenuto.
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