Legge elettorale, Fratoianni: Fiducia schiaffo a aula e segno debolezza

Legge elettorale, Fratoianni: Fiducia schiaffo a aula e segno debolezza.

Banchi Governo vuoti, no rispetto per Parlamento

La Redazione di Sinistra Italiana

Dichiarazione di voto per Sinistra Italiana sulla questione di fiducia posta dal Governo sull’approvazione dell’articolo 1, nel testo della Commissione sulla legge elettorale dell’onorevole Nicola Fratoianni

Grazie, signor Presidente. Sinistra Italiana-Possibile non voterà la questione di fiducia posta dal Governo in materia di legge elettorale. Non la voteremo per due ordini di ragioni: per una ragione che ha a che fare col merito di questa legge, su cui verrò tra breve, e per una ragione che ha a che fare col metodo con cui si affronta questa discussione.

Abbiamo considerato la scelta del Governo di apporre la questione di fiducia una scelta molto grave, una scelta che dà un ennesimo schiaffo alla democrazia parlamentare, alla dignità di queste Aule, alla libertà dei deputati e delle deputate di potersi esprimere, discutere, confrontare, in particolare su una materia particolarmente delicata, è stato ricordato, una materia come la legge elettorale, una materia che scrive le regole della nostra democrazia e che dovrebbe in qualche modo animare, nelle Aule del Parlamento e nel Paese, un’ampia, larga discussione, capace di mettere al centro i difetti, i mali, le difficoltà della nostra democrazia, la crisi che sempre più in questi anni è andata allargandosi nel rapporto tra chi è chiamato a rappresentare i cittadini e i cittadini che sempre più non si sentono rappresentati. La questione di fiducia, dunque, è uno schiaffo, uno schiaffo alla democrazia, è il segno di una debolezza, diciamo la verità, lo avete perfino ammesso, mettete la fiducia perché siete incapaci di controllare altrimenti i vostri deputati e le vostre deputate. La questione di fiducia è strumento coercitivo per impedire che i parlamentari e le parlamentari possano intervenire nel merito di questa legge. Non è la prima volta che date dimostrazione di una qualche allergia alla libertà nell’esercizio della funzione stessa dei vostri parlamentari. Pochi mesi fa, prima dell’estate, nella discussione che si avviava attorno a quella che era stata definita la legge elettorale sul modello tedesco, peraltro, come sempre accade qui da noi, pasticciata in un meccanismo che tende a rovesciare e in qualche modo a torcere modelli che pure hanno una comprovata funzionalità a interessi del momento, l’approvazione di un solo emendamento, cioè l’esercizio della funzione parlamentare ha impedito che quella discussione andasse avanti.

Ecco, oggi ci avete pensato prima, avete deciso con uno strumento, la cui gravità è sotto gli occhi di tutti, di impedire che quella discussione potesse svolgersi; perfino è stato impedito a quest’Aula di condurre e svolgere la discussione generale, quella sul complesso degli emendamenti, e anche quella sulle questioni di costituzionalità, con un’applicazione del Regolamento di cui io non contesto la legittimità, ma che mi pare, francamente, poco attenta alla sostanza e alla gravità del passaggio che stiamo attraversando.

E, poi, la questione di fiducia è una questione di ipocrisia di questa maggioranza e delle sue classi dirigenti. Voglio ricordare, qui, una breve sequenza: 14 gennaio 2014, la Corte costituzionale, per la prima volta, dichiara incostituzionale una legge elettorale, il Porcellum; il giorno dopo, il 15 gennaio, Matteo Renzi, con la sua nota velocità, twitta: legge elettorale, le regole si scrivono tutti insieme, se possibile; farle a colpi di maggioranza è uno stile che abbiamo sempre contestato. Sappiamo com’è andata a finire: qualche mese dopo, il Governo da Matteo Renzi presieduto impone, con la questione di fiducia, un’altra legge, l’Italicum, un’altra legge incostituzionale.

Adesso, parliamoci chiaro, l’ipocrisia continua a riprodursi incessantemente; il 13 dicembre 2016, in quest’Aula, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, incassando la sua prima fiducia, dichiara solennemente che il suo Governo avrebbe tenuto, in materia elettorale, un atteggiamento defilato: ci terremo in disparte – dichiarò – limitandoci ad accompagnare il lavoro parlamentare nel segno del più ampio consenso. Abbiamo visto com’è andata, anche in questo caso. Il Governo Gentiloni, in perfetta continuità, utilizza lo strumento della forzatura con la fiducia per imporre al Parlamento una legge elettorale che, ancora una volta, è costruita su un interesse di parte e di momento.

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