Lega: le solite balle spaziali

Gli immigrati invertono le rotte e l’Italia si impoverisce

di Concetta Di Lunardo

lavoro campi immigrati

Saltano i teoremi e con essi le balle leghiste non reggono più sull’immigrato parassita, che ruba il lavoro agli italiani. Molti stranieri, infatti, se ne vanno dal nostro Paese.

Le coordinate dei flussi migratori sono diverse dal passato e da tempo gli immigrati invertono rotta, scegliendo la Romania, il Marocco, la Cina o l’Albania...

Solo nel 2011 in 32 mila hanno scelto di emigrare ancora. Ma non senza lasciare un vuoto: oltre a perdere storie, esperienze culturali e capacità lavorative, il nostro paese diventa economicamente più povero. Con gli immigrati che se ne vanno, infatti, le casse dell’erario si svuotano di 87 milioni di euro di Irpef ogni anno. Sono i dati pubblicati nel Rapporto Annuale sull’Economia dell’immigrazione 2013 realizzato dalla Fondazione Leone Moressa.

Conti alla mano i risultati del rapporto parlano chiaro: gli stranieri contano per il 4,3 per cento sull’Irpef nazionale e rappresentano il 5,4 per cento dei redditi complessivi versati nel nostro paese, ovvero 43,6 miliardi di euro. Non solo un costo, dunque, ma una risorsa economica importante per l’Italia, nonostante il dato negativo delle partenze, visto che il nostro paese in crisi continua a perdere ricchezza, specializzazione professionale e posti di lavoro. Secondo i dati raccolti dalla Fondazione Moressa l’Irpef più alta è quella pagata dai migranti lombardi: 3.700 euro, ovvero 800 euro in più rispetto alla media nazionale. Mentre le famiglie di stranieri dichiarano in media 12.880 euro di reddito annuo – 6.780 in meno rispetto agli italiani -, e si tratta quasi esclusivamente di redditi da lavoro dipendente.

Benchè l’immigrazione sia ormai organica nel sistema Italia da oltre 20 anni, il lavoro degli stranieri continua ad essere sottopagato, anche rispetto alle qualifiche. Se tra il 2005 e il 2011 le retribuzioni medie sono cresciute del 15 per cento, quelle degli immigrati solo del 3,3. Un dato allarmante, perché se da un lato l’unica ricchezza per un immigrato è il lavoro – perso quello non ha molte ragioni per restare -, dall’altro significa che l’Italia non ha lavorato al meglio sull’opportunità delle presenze straniere in patria, consumando di fatto ricchezza. Ma quando si parla di immigrazione che porta via il lavoro agli italiani e di conti economici in rosso per pagare le rette di asili nido, libri, affitti di case per stranieri, assistenza sanitaria più gratuita di quella degli italiani, bisogna stare attenti a non cadere nella banalità dei luoghi comuni.

lavoratoriimmigrati-416x395

Uno dei dati più significativi della presenza di immigrazione nel nostro paese riguarda i contributi al nostro sistema previdenziale. Gli stranieri contribuiscono, infatti, a pagare le pensioni degli italiani con circa 5 miliardi di euro all’anno (dati Inps). E pochissimi di loro vedranno tornare indietro questo sforzo. Primo perché la maggior parte è troppo giovane oggi; secondo perché al momento della pensione – con ogni probabilità – molti saranno tornati nel proprio paese di origine o emigrati da qualche altra parte. Ecco dunque che cambiando prospettiva, si trasforma anche il peso che l’immigrazione ha nel nostro paese. E questo riguarda anche le 450 mila imprese straniere, che oltre a creare auto-occupazione, creano opportunità di lavoro per altri lavoratori.

Ora l’amara considerazione sulla crisi del lavoro che morde a livello globale è la seguente: se anche gli immigrati se ne vanno perché in Italia manca il lavoro, allora vuol dire che non c’è nemmeno per noi indigeni. E questo è un problema – e bello grosso – che dovremmo risolvere con chi ci governa.

Concetta Di Lunardo – Massimo Lauria

http://www.di-roma.com/index.php/cronaca/755-gli-immigrati-invertono-le-rotte-e-litalia-si-impoverisce