Di Giuliano Trezzi – Del direttivo CESPI (Centro Studi Problemi Internazionali), esperto dell’America Latina.
Per capire le cause della violenza in Colombia è indispensabile fare un breve richiamo storico sui fatti salienti che hanno portato all’attuale situazione.
Il conflitto armato socio politico ha radici profonde e parte spesso da repressioni nei confronti dei contadini che rivendicano i loro diritti. Le cause della violenza non nascono con le FARC o con l’ELN, o altri gruppi insurrezionali, ma hanno origini molto lontane.
Possiamo usare come punto di partenza il Masacre de la Bananeras, avvenuto il 6 dicembre 1928, a seguito di uno sciopero dei lavoratori del settore bananiero, sotto la United Fruit Company, che venne represso nel sangue a Ciénaga, vicino a Santa Marta. Tale episodio costò la vita a 3000 persone radunate nella piazza della città e sulle quali venne fatto aprire il fuoco delle mitragliatrici dell’esercito, dopo che erano state bloccato le vie di fuga. Questo fatto inaugurò la pratica incostituzionale di utilizzare le forze armate come strumento di repressione politica.
Nel 1946 con la presidenza di Mariano Ospina Perez inizia il periodo della violenza con l’assassinio nel 1948 del leader popolare Jorge Eliecer Gaitan, giurista, scrittore e politico che fu candidato per il Partito Liberale a presidente della repubblica. La repressione continua fino al 1953 con il genocidio di più di 300000 contadini d’appartenenza liberale, conservatore e comunista, epoca di massacri, torture e desaparecidos che ci sono estesi per tutto il paese per opera della polizia e di paramilitari creati e allenati dall’elite reazionaria.
Nel 1953 arriva al potere, con un colpo di stato pilotato, Rojas Pinilla con il compito di pacificare il paese, per questo decreta un’amnistia generale per coloro che depongono le armi. Molti credettero a questa proposta, soprattutto gli insorti liberali che si smobilitarono e consegnarono le armi, mentre i comunisti, dubbiosi della proposta le nascosero, ma tornarono in ogni caso alla vita civile. Coloro che avevano creduto alle promesse del governo, una volta identificati, furono vilmente assassinati.
Compiuta la missione Gustavo Rojas Pinilla fu destituito dall’Associazione Nazionale degli Industriali.
Si stabilì allora l’alternanza nella presidenza per un periodo di quattro anni e la ripartizione equivalente del potere politico tra i due partiti: il conservatore e il liberale.
Nel 1961 nella regione di Marquetalia nel dipartimento di Tolima a sud di Bogotà, si formò un forte moto di protesta con la partecipazione di molti cui i latifondisti avevano tolto la terra, questo movimento esigeva dallo Stato il diritto di essere riconosciuti e garantiti nel loro lavoro. La risposta fu la mobilitazione di 16000 uomini delle forze armate, con aerei e armamenti moderni che bombardarono estesi territori occupati dai contadini, utilizzando anche la guerra batteriologica. Quest’operazione durò un anno.
Da questi fatti, il 20 di luglio del 1964, nasce il movimento formato all’inizio da solo 48 contadini che si assegna il nome di FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), di ispirazione marxista-leninista e bolivariana, con lo scopo dell’autodifesa e che proclama il Programma Agrario dei Guerriglieri.
Nello stesso anno si fonda l’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale), d’ispirazione marxista, influenzato dalla Teologia della Liberazione, che rifiuta il modello sovietico, si autofinanzia, non ha rapporti col narcotraffico e non riceve finanziamenti dall’estero.
Nel 1982 vince le elezioni il conservatore Belisario Betancourt che lancia una proposta di pace chiedendo la smobilitazione delle FARC. Le FARC rispondono politicamente lasciando intendere che il dialogo era possibile, dimostrando così il loro pragmatismo e guadagnando prestigio politico nel paese. S’instaura un primo processo di confronto in un luogo chiamato La Casa Verde, che porta ad un cessate il fuoco tra governo e gli insorti (Accordi di La Uribe)
Nel Maggio del 1984, il Generale Miguel Vega Uribe si dissocia, emettendo una circolare dove afferma che sono i militari che dirigono il paese e che non è disposto a permettere che il dialogo abbia un buon fine.
Nel frattempo nel 1985 si crea un movimento democratico chiamato Union Patriottica al quale aderì la maggioranza che prima non aveva potuto partecipare all’attività politica; confluirono comunisti, liberali, conservatori progressisti ex combattenti. Fu una vera speranza di pace che si estese su tutto il territorio nazionale. Nelle votazioni del 1986 il movimento ottenne un ottimo risultato e tra gli eletti vi furono anche membri delle FARC.
In seguito, a quest’esito, il terrorismo di Stato, come apparato della classe dominante dei latifondisti, allevatori e narcotrafficanti, risponde con una terribile recrudescenza della violenza, prima rivolta in maniera selettiva verso i rappresentanti dell’Unione Patriottica, successivamente generalizzata, utilizzando come metodo il mezzo del terrore attraverso massacri che sono stati tra i più scandalosi della storia della Colombia con oltre 6000 esecuzioni.
Il genocidio avvenuto davanti agli occhi del mondo rimane tuttora impunito, i colpevoli sono nelle alte sfere del potere che lo orchestrarono. Il messaggio chiaro era di chiudere la porta una volta di più alla democrazia.
Il 9 dicembre 1990, in pieno sviluppo dell’Assemblea Nazionale Costituente, è bombardata la Casa Verde dove si sperava di assassinare il Segretario delle FARC in modo di non lasciare altra scelta alla violenza.
Nonostante ciò, nel dicembre del 1990 le FARC perseguono il tentativo di interloquire con il potere.
Il 30 aprile del 1991 un commando della Coordinadora Guerrillera Simon Bolivar entra pacificamente nell’Ambasciata del Venezuela dove chiede al governo di parlare di pace. Si propone come luogo d’incontro Crabo Norte –Arauca, per poi portare il tavolo di discussione a Tlaxcala-Messico.
Il presupposto era il cessate il fuoco, mentre per le FARC il cessate il fuoco doveva essere il risultato finale della negoziazione. Il sequestro da parte dell’ELN di un ex ministro dell’agricoltura e l’attentato al Senatore Aurelio Iragorri Hormaza, attribuito dal governo alle FARC, sono utilizzati come pretesto per terminare in maniera unilaterale il dialogo. Appare chiaro che l’unico scopo per il regime non è l’attuazione delle riforme ma la smobilitazione armata dell’insurrezione.
Durante la campagna presidenziale, nel periodo 1998-2002, le FARC nuovamente insistono per il dialogo alla ricerca di un’uscita politica al grave conflitto sociale.
Nel gennaio 1999 s’installa il tavolo di conversazioni con il governo Pastrana dove avviene una gran partecipazione di colombiani e stranieri, delegazioni di ogni tipo (26000 persone) che possono contribuire, attraverso la loro mediazione, alla pace sociale del paese e di conseguenza alla cessazione delle ostilità. Contemporaneamente il governo stava concordando El Plan Colombia con gli Stati Uniti, con l’unico scopo di modernizzare il suo apparato di guerra e continuare l’ingiustizia sociale reprimendo nel sangue le aspirazioni di riforma. Nel 2001 con la scusa di un sequestro di un aereo che trasportava politici, si trova lo spunto per interrompere il dialogo di pace.
Successivamente vi furono otto anni di politica terroristica dovuta al governo Uribe Velez che approfittando della modernizzazione dell’esercito, grazie agli Stati Uniti, attraverso il suo apparato militare e paramilitare colpì fortemente la base sociale nelle zone rurali ma anche nelle città e contro i gruppi di insorgenti. Il regime di Uribe è stato uno dei più sanguinari e ha utilizzato al meglio il terrorismo di Stato. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, l’esercito colombiano uccise 3000 contadini seguendo una strategia sistematica del terrore con esecuzioni extragiudiziali.
Il diligente artefice e protagonista di tutta questa repressione fu l’allora ministro della difesa Juan Manuel Santos, oggi presidente rieletto della repubblica nel 2010, insignito del premio nobel per la pace.
Il dialogo che successivamente si ebbe all’Avana, fu ancora una volta iniziato con un avvicinamento segreto tra FARC e governo Santos, grazie al Comandante Alfonso Cano. A dispetto di ciò, Santos ordinò un massiccio bombardamento sui campi guerriglieri riuscendo ad uccidere Cano. Nonostante le gravi perdite subite, le FARC si riorganizzano.
Si fa strada il convincimento da entrambe le parti dell’impossibilità di risolvere il conflitto per via militare.
Nel 2012, con il sostegno internazionale, i colloqui, riprendono prima a Oslo poi all’Avana.
Il gesto delle FARC di liberare tutti i prigionieri di guerra, di terminare i sequestri con finalità economica, di annunciare una tregua unilaterale con il cessate il fuoco, di instaurare come età minima i 17 anni nelle fila dei guerriglieri, dimostrano una grande volontà di arrivare ad un concordato.
Il 23 giugno 2016, dopo quattro anni di trattative viene siglata una intesa di pace definitiva, mai si era arrivati a tale avanzamento, nonostante ciò, l’accordo sarà bocciato nel referendum del 2 ottobre 2016.
Infine, dopo la revisione concordata del testo che accoglie alcune modifiche dell’opposizione, il 24 novembre 2016, a Bogotà, venne firmato il nuovo compromesso e il 1° dicembre 2016 approvato alla Camera.
I punti su cui si è sviluppato il dibattito e che continueranno ad essere motivo di discussione sono sei:
1-Sviluppo agrario.
2-Partecipazione politica.
3-Fine del conflitto.
4-Soluzione del problema delle droghe ad uso illecito.
5-Risarcimento delle vittime dei conflitti.
6-Procedure per l’approvazione dell’accordo.
Il resto è storia recente.
Oltre alla FARC e l’ELN va ricordato almeno un altro gruppo di resistenza:
– L’M19 (Movimento del 19 di Aprile), organizzazione insurrezionale di sinistra, nato dopo le elezioni truccate del 19 aprile del 1970 da dove prende il nome e che portarono al potere il rappresentante del Fronte Nazionale Misael Pastrana Pinilla.
Smobilitò consegnando le armi nel 1990 costituendosi come partito politico Alianza Democratica M19.
FONTI:
-Proceso de paz en Colombia. Revista “El Salmon”. Febrero 2015
-Lucia Capuzzi-Colombia. La guerra infinita. Ed Marietti 2012 Collana I rombi.