L’Italia è al 37° posto globale!
La graduatoria emerge da un rapporto del World Economic Forum, che vede la Svizzera al primo posto e lo Yemen all’ultimo. Sulle condizioni del Belpaese pesano le scarse condizioni legate alla “formazione professionale”. Anche il Cile ci supera!
MILANO – L’Italia esce male da un rapporto del Wef, il World Economic Forum, sul trattamento dei propri lavoratori. Secondo l’organizzazione, creata dal tedesco Klaus Schwab che ogni anno organizza il forum di Davos, il Belpaese si trova solo al 37esimo posto di una speciale classifica che vede la Confederazione elvetica al primo posto e lo Yemen all’ultimo. L’Italia si trova dietro al Cile e subito prima della Lettonia. Con regno Unito, Germania, Francia, ma pure la Spagna, messe molto meglio. Il 37 esimo posto dell’Italia, spiega il Wef, risulta da una media di parecchi elementi. Così, pur risultando in 19 esima posizione, in base a fattori quali la “salute ed il benessere fisico in generale”, l’Italia viene classificata al 75esimo se si guarda al “grado di formazione del personale e alla scarsa importanza data all’utilizzo di strumenti tecnologici, sul posto di lavoro”.
Il World Economic Forum, insomma, bacchetta il nostro Paese in quanto non sufficientemente al passo con l’innovazione, se vogliamo riassumere questo brutto voto in pagella. A cui bisogna aggiungere, pure, un’altra nota stonata. Questa volta nel campo dell’educazione scolastica dove l’Italia spunta, appena, il 40esimo posto, contro il 19esimo della Germania ed il 29esimo della Spagna. Un vero peccato se si pensa che, sempre stando a quanto scaturito dalla ricerca, il Wef ritiene che “l’Italia sia un Paese che viene percepito ai massimi livelli in quanto a potenzialità di sviluppo”. Risalendo la classifica si può notare una massiccia presenza dei Paesi del Nord Europa, in particolare di Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia. In testa, al primo posto, la Svizzera, che batte tutti in quanto a salute sul posto di lavoro, a qualità della forza lavoro e livello di disoccupazione.
Fonte: Repubblica