Landini: Renzi stai sereno

Maurizio Landini

Maurizio Landini

Landini replica a Renzi: “Stai sereno, non scendo in politica, la Fiom ha più iscritti del Pd”

—  Antonio Sciotto, 23.2.2015

Lo scontro con Renzi. Landini replica al premier e nega di voler entrare in politica. «È a rischio la democrazia del Paese e il sindacato sta reagendo».
Quello che ha in mente il leader delle tute blu è una «coalizione sociale» che sostenga un nuovo Statuto dei lavoratori e magari voti a un (eventuale) referendum

Non ho mai detto che fondo un par­tito, non ci penso pro­prio: sono anni che tutte le volte che dico qual­cosa dicono che voglio fare un mio par­tito». Mau­ri­zio Lan­dini sce­glie una tra­smis­sione in diretta, Otto e mezzo di Lilli Gru­ber su La 7, per ten­tare di spie­garsi dopo la bufera che si è sca­te­nata in seguito alla sua inter­vi­sta sul Fatto, ripresa poi e uti­liz­zata con­tro di lui dal pre­mier Mat­teo Renzi. «La Fiom — dice il segre­ta­rio delle tute blu Cgil — esi­ste da 114 anni e da 114 anni fa anche poli­tica, per­ché cerca di indi­care un’idea gene­rale di Paese».

Lan­dini aveva già spie­gato, in una let­tera inviata al diret­tore Marco Tra­va­glio, che l’articolo in prima pagina del Fatto aveva for­zato sul titolo. Ma poi ospite di Gru­ber ha repli­cato a tutto tondo diret­ta­mente al pre­mier: «Il Pd dichiara 100 mila iscritti, noi ne abbiamo 350 mila, e pagano una quota ogni mese. Siamo il sin­da­cato mag­gio­ri­ta­rio nella nostra cate­go­ria e quello che firma più accordi». Insomma, respinta al mit­tente l’accusa di «voler fare poli­tica per­ché è stato scon­fitto nel sin­da­cato» (parole di Renzi). «Una scioc­chezza», la bolla il segre­ta­rio della Fiom.

«Io voglio con­ti­nuare a fare il sin­da­ca­li­sta», dice Lan­dini con foga, «ma il sin­da­cato ha sem­pre fatto poli­tica». Que­sto non signi­fica «costruire un par­tito, o rife­rirsi a quei sin­da­ca­li­sti che hanno abbrac­ciato la car­riera poli­tica: quelli sono ex sin­da­ca­li­sti». Qual è il pro­getto, quindi, se non quello di fare un par­tito? «Io penso a una coa­li­zione sociale, costruirla con le asso­cia­zioni e i movi­menti dal basso, per por­tare avanti i biso­gni di lavo­ra­tori e fasce deboli, che oggi non hanno rap­pre­sen­tanza in politica».

Una sorta di coa­li­zione allar­gata da cui poi potrebbe nascere, magari un giorno, un movi­mento poli­tico (molti oggi fanno i para­goni con Syriza o Pode­mos): ma su que­sto ulte­riore passo Lan­dini non si pro­nun­cia, né dice se poi potrebbe essere lui o un altro a con­durre que­sto ipo­te­tico futuro movimento.

Ora ci sono i passi con­creti, come «la pro­po­sta di legge popo­lare che stiamo lan­ciando con la Cgil per un nuovo Sta­tuto dei lavo­ra­ra­tori, e non esclu­diamo poi un refe­ren­dum che abro­ghi le parti sba­gliate del Jobs Act». «Ma quel refe­ren­dum non devono poi venirlo a votare solo i nostri iscritti, abbiamo biso­gno del soste­gno di tutti i cit­ta­dini». Da qui la neces­sità di una «coa­li­zione sociale» allar­gata sui temi sen­si­bili dei diritti.

È quindi «un’idea di poli­tica più larga, e io mi pongo il pro­blema di rap­pre­sen­tare» i lavo­ra­tori, dice ancora il segre­ta­rio Fiom. «Nella Dc, nel Pci, nel Psi c’era una rap­pre­sen­tanza tra­sver­sale. Oggi, nella sto­ria di que­sto Paese per la prima volta non c’è la rap­pre­sen­tanza dei lavo­ra­tori ma sol­tanto di Con­fin­du­stria». E quanto a Sel, «sì ci sono, ma è mino­ranza. C’è un pro­blema poli­tico di rappresentanza».

«Ci sono 17 milioni di poveri, e il pre­mier dice che tutto va bene — riprende Lan­dini — Que­sto è il primo governo che sce­glie di rap­pre­sen­tare la Con­fin­du­stria e che nega gli incon­tri ai sin­da­cati. È peg­gio di Ber­lu­sconi su que­sto punto. Ma cosa hanno fatto a Renzi i lavo­ra­tori? Non si rende conto di quanto sia dram­ma­tico per una per­sona essere licen­ziato per un motivo ille­git­timo e avere due soldi in cambio».

Per Lan­dini «è in peri­colo la tenuta demo­cra­tica del Paese»: «Nes­suno ha mai votato un pro­gramma che pre­ve­deva la can­cel­la­zione dello Sta­tuto dei lavo­ra­tori. Que­sto un Par­la­mento eletto con una legge inco­sti­tu­zio­nale, e il governo si sta impo­nendo a colpi di fiducia».

Quindi no, Lan­dini non farà un par­tito, ma que­sto non signi­fica che non si can­didi a diven­tare uno dei mag­giori avver­sari di Renzi: anzi. Ma non nelle moda­lità che vor­rebbe il pre­mier, spiega, che fareb­bero comodo al pre­si­dente del con­si­glio: «Renzi è un bravo comu­ni­ca­tore, gioca a 360 gradi da Ber­lu­sconi alla Fiom — dice — Ma io non ci penso pro­prio a entrare in politica.

Al pre­mier forse farebbe pia­cere che io ci entrassi nel ruolo che decide lui, invece sto nel ruolo che decido io: fac­cio il sindacalista».

Infine, un rife­ri­mento alla Fiat, dove Lan­dini non nasconde le dif­fi­coltà: «É vero, hanno par­te­ci­pato solo 5 lavo­ra­tori allo scio­pero di Pomi­gliano, ma noi lo sape­vamo giù che la situa­zione era que­sta. Abbiamo voluto denun­ciare il pro­blema che su 4 mila dipen­denti lavo­rano solo 2 mila, e che sono stati tenuti fuori tutti quelli della Fiom: c’è voluto un magi­strato per far rien­trare i nostri cin­que. Por­tiamo avanti un modello che ripro­po­niamo anche in intese alla Ducati, alla Lam­bor­ghini: invece di far fare gli straor­di­nari a pochi, assumi più per­sone. Con Mar­chionne, ugual­mente, siamo sem­pre pronti a fare accordi».

fonte: il Manifesto
http://ilmanifesto.info/la-fiom-ha-piu-iscritti-del-pd/