C’è don Giuseppe Gambardella, no non Jep della Grande Bellezza: questo è un parroco di Pomigliano che con Fiom e Libera sta mettendo su un “fondo di solidarietà per i licenziati Fiat, grazie agli operai che fanno gli straordinari per devolvere una parte di stipendio ai colleghi più sfortunati”. C’è un sindacalista della polizia, che si presenta come “operatore di polizia” e interviene per sostenere – anche lui come tutti qui – “la lotta per il reddito di cittadinanza”. Ci sono volti nuovi e facce note, presenze inedite e vecchie glorie della sinistra. C’è Franco Piperno e c’è Oreste Scalzone, due ex di Potere Operaio che ne hanno viste tante a sinistra e ora sono qui, seduti nelle prime file, al centro congressi Frentani a Roma ad ascoltarsi il dibattito di uno dei gruppi di lavoro della coalizione sociale di Maurizio Landini. E’ un miscuglio sghembo, amorfo e molto ‘artigiano’ che guarda già ad una mobilitazione ‘possibile’: in autunno, sul reddito di cittadinanza. Tanto più che a Genova, proprio oggi, il premier Renzi lancia l’opzione contraria: “Il reddito di cittadinanza è assistenzialismo”.
Brevi relazioni mattutine e poi gruppi di lavoro. Quattro macrotemi. ‘Unions’, per tornare alle origini e cercare di ritrovare un sindacato, laddove oggi è sempre più debole che quasi non esiste più. “Saperi”, per discutere anche delle mobilitazioni contro la ‘Buona scuola’ di Matteo Renzi. “Città”, per parlare di emergenza casa e non solo. “Economia, politiche industriali e ambiente”.
Il Frentani è un po’ Leopolda senza lustrini, senza la scenografia trendy e vintage anni ’50 che ha vestito le kermesse renziane a Firenze negli ultimi due anni. Qui tutto è essenziale e spartano, addirittura in mattinata manca anche l’aria condizionata nella sala gremita, anche in galleria. “Vogliamo ricostruire la politica con la P maiuscola”, spiega Landini alle telecamere. Mafia capitale? “E’ sotto gli occhi di tutti che siamo di fronte ad un sistema di corruzione che non riguarda solo Roma. Io vengo dall’Emilia Romagna e, come si sa, in questi anni sono successe cose gravi anche lì con la ‘ndrangheta che cerca di controllare il mercato edile e il settore delle costruzioni pubbliche e private”. Per il resto, oggi il segretario Fiom è quasi un’ombra. Ascolta, seduto anche lui nelle prime file. Parlerà solo domani. Quando interverrà anche Stefano Rodotà e la coalizione sociale comincerà a tracciare il bilancio di questa prima due-giorni.
Dita incrociate e tanta cautela. “Sai, non è più come ai tempi di Genova o come al referendum per l’acqua pubblica nel 2011”, ci spiega Mario Pianta, professore di Economia all’Università di Urbino che insieme ad altri economisti dell’associazione ‘Sbilanciamoci’ ha prodotto il ‘Workers Act’, una sorta di manifesto programmatico della coalizione sociale di Landini. “Prima, organizzarsi era un movimento spontaneo. Ora non più. La crisi ha disgregato le forze. E il referendum ha prodotto tanta disillusione perché è stato vinto ma la politica non ha colto: non è stato attuato…”. Tra i cavalli di battaglia del ‘Workers Act’ c’è il “Reddito minimo per tutti”, come “parte organica di un sistema di welfare nazionale alla stessa stregua della sanità e dell’istruzione pubblica”, si legge. E tanto altro. “Persino l’Ocse, pur apprezzando il Jobs Act naturalmente, ammette che le disuguaglianze sono prodotte dall’indebolimento del ruolo dei sindacati e dei contratti nazionali”, dice Pianta.
La coalizione sociale riparte da qui. Non segue “le scorciatoie” del Movimento 5 stelle, più o meno è questo il ragionamento sui grillini. Si arrampica per una via molto in salita: a sinistra, il più larga possibile. Chissà. Eppure, dice al microfono Michele De Palma, responsabile Auto della Fiom e braccio destro di Landini, “chi avrebbe immaginato che i lavoratori di McDonald avrebbero scioperato cantando Bella Ciao? E gli scioperi dei dipendenti Ikea? E’ tutto nato dalle lotte della Fiom alla Fiat di Melfi contro il lavoro che ti viene dato solo se cedi i diritti…”. Intorno, ci sono molti operai Fiom, t-shirt nera con la scritta: “Cassintegrati Fiat”. Del resto, nel miscuglio della coalizione, la Fiom è il padrone di casa, un padrone – un po’ sotto sfratto e in sofferenza come tutto il sindacato – che chiama a raccolta un mondo più vasto: i precari che mai hanno conosciuto un sindacato. “Però oggi alle elezioni alla Fca di Termoli abbiamo vinto: siamo il primo sindacato, abbiamo avuto successo anche tra gli impiegati”, esulta De Palma, anche con molta sorpresa. Sarà l’effetto ‘coalizione sociale’?
Al Frentani ci provano. Si interrogano sui commenti di Renzi che dalla festa di Repubblica a Genova sentenzia: “Fuori dal Pd c’è Salvini, non Landini…”. La prendono come una sfida: “In fondo Renzi è il capo di una coalizione sociale che sta in alto…”. “Renzi ha creato una bolla occupazionale favorita dagli incentivi fiscali alle imprese: il suo è un mercato del lavoro dopato. E in più i nuovi ammortizzatori sociali del Jobs Act, sia la Dis-Call che la Naspi, ancora non vengono erogati perché l’Inps non è pronto”, urla al microfono Francesco Raparelli, “precario e partita Iva” in rappresentanza delle “Clap, Camere del Lavoro Autonomo e precario”, esperimento, anche questo artigianale, di nuovo sindacato. C’è Marco di ‘Communia’ che parla di un esperimento di “auto-produzione di salsa messo su con precari e migranti tra Puglia e Basilicata”. E c’è anche molta Sinistra e libertà, che non prende la parola perché la coalizione sociale non dà la parola a nessun partito, “sono qui per ascoltare”, ci dice il deputato vendoliano Nicola Fratoianni, “impossibile stare lontani su…”.
In sala si passano blocchetti di post-it da prendere, riempire e appiccicare sul cartellone: servono per il report di domani. Si pensa ad un “momento comune in autunno sul reddito di cittadinanza”. In fondo, “è una vecchia proposta dei movimenti, ma ora ne parlano tutti, pure il Papa! Dovremmo avere la capacità di chiederlo se ci mettiamo insieme tutti: dal cattolicesimo sociale a tutte le forme di sindacato…”, continua Raparelli. La prima giornata è andata. I cartelli all’ingresso mettono a loro agio i tifosi della Juve: si può vedere la finale della Champions League allo ‘Spin time’, stabile occupato di recente vicino Porta Maggiore, a due passi dal Frentani. Piperno si decide: prende un post-it, lo riempie e lo appiccica sul cartellone dei report: “Avviso ai non-comunisti: tutto è in comune, persino Dio”.
fonte: Huffington Post
http://www.huffingtonpost.it/2015/06/06/maurizio-landini-coalizione-sociale_n_7525544.html?utm_hp_ref=italy